QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LA FEDE IN DIO

Ultimo Aggiornamento: 24/02/2013 15:12
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 223
Sesso: Maschile
21/02/2013 22:40

Con le seguenti schede affrontiamo il tema della FEDE in DIO, il tutto corredato con gli articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica inseriti nelle varie schede/foto per una migliore comprensione dell'argomento. Vi ricordiamo che siamo anche su Facebook alla pagina 

VOCE DI UNO CHE GRIDA NEL DESERTO: PREPARATE LA VIA DEL SIGNORE



















[Modificato da (Gino61) 24/02/2013 14:47]
OFFLINE
Post: 223
Sesso: Maschile
24/02/2013 14:50


















27. Che cosa significa per l'uomo credere in Dio? 


150 La fede è innanzi tutto una adesione personale dell’uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l’assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato. In quanto adesione personale a Dio e assenso alla verità da lui rivelata, la fede cristiana differisce dalla fede in una persona umana. È bene e giusto affidarsi completamente a Dio e credere assolutamente a ciò che egli dice. Sarebbe vano e fallace riporre una simile fede in una creatura. 


Credere in Gesù Cristo, Figlio di Dio 

151 Per il cristiano, credere in Dio è inseparabilmente credere in colui che egli ha mandato, il suo Figlio prediletto nel quale si è compiaciuto; Dio ci ha detto di ascoltarlo. Il Signore stesso dice ai suoi discepoli: « Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me » (). Possiamo credere in Gesù Cristo perché egli stesso è Dio, il Verbo fatto carne: « Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato » (). Poiché egli « ha visto il Padre » (), è il solo a conoscerlo e a poterlo rivelare. 


152 Non si può credere in Gesù Cristo se non si ha parte al suo Spirito. E’ lo Spirito Santo che rivela agli uomini chi è Gesù. Infatti « nessuno può dire: "Gesù è Signore" se non sotto l’azione dello Spirito Santo » (). « Lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. [...] Nessuno ha mai potuto conoscere i segreti di Dio se non lo Spirito di Dio » (). Dio solo conosce pienamente Dio. Noi crediamo nello Spirito Santo perché è Dio. 

IN SINTESI 

176 La fede è un’adesione personale di tutto l’uomo a Dio che si rivela. Comporta un’adesione dell’intelligenza e della volontà alla Rivelazione che Dio ha fatto di sé attraverso le sue opere e le sue parole. 

177 « Credere » ha perciò un duplice riferimento: alla persona e alla verità; alla verità per la fiducia che si accorda alla persona che l’afferma. 


178 Non dobbiamo credere in nessun altro se non in Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
OFFLINE
Post: 223
Sesso: Maschile
24/02/2013 14:56




28. Quali sono le caratteristiche della fede?


153 Quando san Pietro confessa che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, Gesù gli dice: « Né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli » (). La fede è un dono di Dio, una virtù soprannaturale da lui infusa. « Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia "a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità" ». 


La fede è un atto umano

154 È impossibile credere senza la grazia e gli aiuti interiori dello Spirito Santo. Non è però meno vero che credere è un atto autenticamente umano. Non è contrario né alla libertà né all’intelligenza dell’uomo far credito a Dio e aderire alle verità da lui rivelate. Anche nelle relazioni umane non è contrario alla nostra dignità credere a ciò che altre persone ci dicono di sé e delle loro intenzioni, e far credito alle loro promesse (come, per esempio, quando un uomo e una donna si sposano), per entrare così in reciproca comunione. Conseguentemente, ancor meno è contrario alla nostra dignità « prestare, con la fede, la piena sottomissione della nostra intelligenza e della nostra volontà a Dio quando si rivela » ed entrare in tal modo in intima comunione con lui.


155 Nella fede, l’intelligenza e la volontà umane cooperano con la grazia divina: « Credere est actus intellectus assentientis veritati divinae ex imperio voluntatis a Deo motae per gratiam – Credere è un atto dell’intelletto che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio per mezzo della grazia, dà il proprio consenso alla verità divina ». 


La fede e l’intelligenza

156 Il motivo di credere non consiste nel fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili alla luce della nostra ragione naturale. Noi crediamo « per l’autorità di Dio stesso che le rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare ». « Nondimeno, perché l’ossequio della nostra fede fosse "conforme alla ragione", Dio ha voluto che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori della sua rivelazione ». Così i miracoli di Cristo e dei santi, le profezie, la diffusione e la santità della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità « sono segni certissimi della divina rivelazione, adatti ad ogni intelligenza », sono motivi di credibilità i quali mostrano che l’assenso della fede non è « affatto un cieco moto dello spirito ». 

157 La fede è certa, più certa di ogni conoscenza umana, perché si fonda sulla Parola stessa di Dio, il quale non può mentire. Indubbiamente, le verità rivelate possono sembrare oscure alla ragione e all’esperienza umana, ma « la certezza data dalla luce divina è più grande di quella offerta dalla luce della ragione naturale ». « Diecimila difficoltà non fanno un solo dubbio ». 

158 « La fede cerca di comprendere »: è caratteristico della fede che il credente desideri conoscere meglio colui nel quale ha posto la sua fede, e comprendere meglio ciò che egli ha rivelato; una conoscenza più penetrante richiederà a sua volta una fede più grande, sempre più ardente d’amore. La grazia della fede apre « gli occhi della mente » () per una intelligenza viva dei contenuti della Rivelazione, cioè dell’insieme del disegno di Dio e dei misteri della fede, dell’intima connessione che li lega tra loro e con Cristo, centro del mistero rivelato. Ora, « affinché l’intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo [...] Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni ». Così, secondo il detto di sant’Agostino: « Credi per comprendere: comprendi per credere ». 

159 Fede e scienza. « Anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio che rivela i misteri e comunica la fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero ». « Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono ». 

La libertà della fede

160 Perché la risposta di fede sia umana, « è elemento fondamentale [...] che gli uomini devono volontariamente rispondere a Dio credendo; che perciò nessuno può essere costretto ad abbracciare la fede contro la sua volontà. Infatti l’atto di fede è volontario per sua stessa natura ». « Dio chiama certo gli uomini a servirlo in spirito e verità, per cui essi sono vincolati in coscienza, ma non coartati. [...] Ciò è apparso in sommo grado in Cristo Gesù ». Infatti, Cristo ha invitato alla fede e alla conversione, ma a ciò non ha affatto costretto. « Ha reso testimonianza alla verità, ma non ha voluto imporla con la forza a coloro che la respingevano. Il suo regno [...] cresce in virtù dell’amore, con il quale Cristo, esaltato in croce, trae a sé gli uomini ». 

La necessità della fede

161 Credere in Gesù Cristo e in colui che l’ha mandato per la nostra salvezza, è necessario per essere salvati. « Poiché "senza la fede è impossibile essere graditi a Dio" () e condividere la condizione di suoi figli, nessuno può essere mai giustificato senza di essa e nessuno conseguirà la vita eterna se non "persevererà in essa sino alla fine" (; ) ». 

La perseveranza nella fede

162 La fede è un dono che Dio fa all’uomo gratuitamente. Noi possiamo perdere questo dono inestimabile. San Paolo, a questo proposito, mette in guardia Timoteo: Combatti « la buona battaglia con fede e buona coscienza, poiché alcuni che l’hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede » (). Per vivere, crescere e perseverare nella fede sino alla fine, dobbiamo nutrirla con la Parola di Dio; dobbiamo chiedere al Signore di accrescerla; essa deve operare « per mezzo della carità » (), essere sostenuta dalla speranza ed essere radicata nella fede della Chiesa.

La fede – inizio della vita eterna

163 La fede ci fa gustare come in anticipo la gioia e la luce della visione beatifica, fine del nostro pellegrinare quaggiù. Allora vedremo Dio « a faccia a faccia » (), « così come egli è » (). La fede, quindi, è già l’inizio della vita eterna:
« Fin d’ora contempliamo come in uno specchio, quasi fossero già presenti, le realtà meravigliose che le promesse ci riservano e che, per la fede, attendiamo di godere ». 

164 Ora, però, « camminiamo nella fede e non ancora in visione » (), e conosciamo Dio « come in uno specchio, in maniera confusa..., in modo imperfetto » (). La fede, luminosa a motivo di colui nel quale crede, sovente è vissuta nell’oscurità. La fede può essere messa alla prova. Il mondo nel quale viviamo pare spesso molto lontano da ciò di cui la fede ci dà la certezza; le esperienze del male e della sofferenza, delle ingiustizie e della morte sembrano contraddire la Buona Novella, possono far vacillare la fede e diventare per essa una tentazione.

165 Allora dobbiamo volgerci verso i testimoni della fede: Abramo, che credette, « sperando contro ogni speranza » (); la Vergine Maria che, nel « cammino della fede », è giunta fino alla « notte della fede » partecipando alla sofferenza del suo Figlio e alla notte della sua tomba; e molti altri testimoni della fede: « Circondati da un così gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede » ().


179 La fede è un dono soprannaturale di Dio. Per credere, l’uomo ha bisogno degli aiuti interiori dello Spirito Santo.

180 « Credere » è un atto umano, cosciente e libero, che ben s’accorda con la dignità della persona umana.

IN SINTESI

183 La fede è necessaria alla salvezza. Il Signore stesso lo afferma: « Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato » (Mc 16,16).

184 « La fede [...] è una pregustazione della conoscenza che ci renderà beati nella vita futura ».










29. Perché non ci sono contraddizioni tra fede e scienza?

159 Fede e scienza. « Anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio che rivela i misteri e comunica la fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero ». « Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono ».










30. Perché la fede è un atto personale ed insieme ecclesiale?

166 La fede è un atto personale: è la libera risposta dell’uomo all’iniziativa di Dio che si rivela. La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l’esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Il nostro amore per Gesù e per gli uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri.


167 « Io credo »: è la fede della Chiesa professata personalmente da ogni credente, soprattutto al momento del Battesimo. « Noi crediamo »: è la fede della Chiesa confessata dai Vescovi riuniti in Concilio, o, più generalmente, dall’assemblea liturgica dei credenti. « Io credo »: è anche la Chiesa, nostra Madre, che risponde a Dio con la sua fede e che ci insegna a dire: « Io credo », « Noi crediamo ».


Guarda, Signore, alla fede della tua Chiesa

168 È innanzi tutto la Chiesa che crede, e che così regge, nutre e sostiene la mia fede. È innanzi tutto la Chiesa che, ovunque, confessa il Signore, (« Te per orbem terrarum sancta confitetur Ecclesia La santa Chiesa proclama la tua gloria su tutta la terra », cantiamo nel « Te Deum ») e con essa e in essa anche noi siamo trascinati e condotti a confessare: « Io credo », « Noi crediamo ». Dalla Chiesa riceviamo la fede e la vita nuova in Cristo mediante il Battesimo. Nel « Rituale Romano » il ministro del Battesimo domanda al catecumeno: « Che cosa chiedi alla Chiesa di Dio? ». E la risposta è: « La fede » – « Che cosa ti dona la fede? » – « La vita eterna ». 


169 La salvezza viene solo da Dio; ma, poiché riceviamo la vita della fede attraverso la Chiesa, questa è nostra Madre: « Noi crediamo la Chiesa come Madre della nostra nuova nascita, e non nella Chiesa come se essa fosse l’autrice della nostra salvezza ». Essendo nostra Madre, la Chiesa è anche l’educatrice della nostra fede.

IN SINTESI

181 « Credere » è un atto ecclesiale. La fede della Chiesa precede, genera, sostiene e nutre la nostra fede. La Chiesa è la Madre di tutti i credenti. « Nessuno può avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa per Madre ».
[Modificato da (Gino61) 24/02/2013 14:57]
OFFLINE
Post: 223
Sesso: Maschile
24/02/2013 15:02







31. Perché le formule della fede sono importanti?

Il linguaggio della fede

170 Noi non crediamo in alcune formule, ma nelle realtà che esse esprimono e che la fede ci permette di « toccare ». « L’atto [di fede] del credente non si ferma all’enunciato, ma raggiunge la realtà [enunciata] ». Tuttavia, noi accostiamo queste realtà con l’aiuto delle formulazioni della fede. Esse ci permettono di esprimere e di trasmettere la fede, di celebrarla in comunità, di assimilarla e di viverla sempre più intensamente.

171 La Chiesa, che è « colonna e sostegno della verità » (), conserva fedelmente la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte. È la Chiesa che custodisce la memoria delle parole di Cristo e trasmette di generazione in generazione la confessione di fede degli Apostoli. Come una madre che insegna ai suoi figli a parlare, e quindi a comprendere e a comunicare, la Chiesa nostra Madre ci insegna il linguaggio della fede per introdurci nell’intelligenza della fede e nella vita.
 




32. In qual modo la fede della Chiesa è una sola?

172 Da secoli, attraverso molte lingue, culture, popoli e nazioni, la Chiesa non cessa di confessare la sua unica fede, ricevuta da un solo Signore, trasmessa mediante un solo Battesimo, radicata nella convinzione che tutti gli uomini non hanno che un solo Dio e Padre. Sant’Ireneo di Lione, testimone di questa fede, dichiara:

173 « In realtà, la Chiesa, sebbene diffusa in tutto il mondo fino alle estremità della terra, avendo ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli la fede [...], conserva questa predicazione e questa fede con cura e, come se abitasse un’unica casa, vi crede in uno stesso identico modo, come se avesse una sola anima ed un cuore solo, e predica le verità della fede, le insegna e le trasmette con voce unanime, come se avesse una sola bocca ». 


174 « Infatti, se le lingue nel mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti (in Gallia), né quelle dell’Oriente, dell’Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo ». « Il messaggio della Chiesa è dunque veridico e solido, poiché essa addita a tutto il mondo una sola via di salvezza ». 


175 « Conserviamo con cura questa fede che abbiamo ricevuto dalla Chiesa, perché, sotto l’azione dello Spirito di Dio, essa, come un deposito di grande valore, chiuso in un vaso prezioso, continuamente ringiovanisce e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene ». 

IN SINTESI

182 « Noi crediamo tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio, scritta o tramandata, e che è proposto dalla Chiesa come divinamente rivelato »




35. Quali sono i più importanti simboli della fede?


193 Nessuno dei Simboli delle diverse tappe della vita della Chiesa può essere considerato sorpassato ed inutile. Essi ci aiutano a vivere e ad approfondire oggi la fede di sempre attraverso i vari compendi che ne sono stati fatti.
Fra tutti i Simboli della fede, due occupano un posto specialissimo nella vita della Chiesa:

194 Il Simbolo degli Apostoli, così chiamato perché a buon diritto è ritenuto il riassunto fedele della fede degli Apostoli. È l’antico Simbolo battesimale della Chiesa di Roma. La sua grande autorità gli deriva da questo fatto: « È il Simbolo accolto dalla Chiesa di Roma, dove ebbe la sua sede Pietro, il primo tra gli Apostoli, e dove egli portò l’espressione della fede comune ». 

195 Il Simbolo detto niceno-costantinopolitano, il quale trae la sua grande autorità dal fatto di essere frutto dei primi due Concili Ecumenici (325 e 381). È tuttora comune a tutte le grandi Chiese dell’Oriente e dell’Occidente.

 
 
 
 
 
OFFLINE
Post: 223
Sesso: Maschile
24/02/2013 15:05





37. Perchè professiamo un solo Dio?

200 Con queste parole incomincia il Simbolo niceno-costantinopolitano. La confessione dell’unicità di Dio, che ha la sua radice nella rivelazione divina dell’Antica Alleanza, è inseparabile da quella dell’esistenza di Dio ed è altrettanto fondamentale. Dio è uno: non c’è che un solo Dio: « La fede cristiana crede e professa un solo Dio, uno per natura, per sostanza e per essenza ». 


201 A Israele, suo eletto, Dio si è rivelato come l’Unico: « Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze » (). Per mezzo dei profeti, Dio invita Israele e tutte le nazioni a volgersi a lui, l’Unico: « Volgetevi a me e sarete salvi, paesi tutti della terra, perché io sono Dio; non ce n’è altri... davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua. Si dirà: "Solo nel Signore si trovano vittoria e potenza" » (). 


202 Gesù stesso conferma che Dio è « l’unico Signore » e che lo si deve amare con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze. Nello stesso tempo lascia capire che egli pure è « il Signore ». Confessare che « Gesù è Signore » è lo specifico della fede cristiana. Ciò non contrasta con la fede nel Dio Uno. Credere nello Spirito Santo « che è Signore e dà la vita » non introduce alcuna divisione nel Dio Uno:

« Crediamo fermamente e confessiamo apertamente che uno solo è il vero Dio, eterno e immenso, onnipotente, immutabile, incomprensibile e ineffabile, Padre, Figlio e Spirito Santo: tre Persone, ma una sola essenza, sostanza, cioè natura assolutamente semplice ». 

IN SINTESI

228 « Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo... » (Dt 6,4; Mc 12,29). « L’Essere supremo deve necessariamente essere unico, cioè senza eguali. [...] Se Dio non è unico, non è Dio ».





38. Con quale nome Dio si rivela?

203 Dio si è rivelato a Israele, suo popolo, facendogli conoscere il suo nome. Il nome esprime l’essenza, l’identità della persona e il senso della sua vita. Dio ha un nome. Non è una forza anonima. Svelare il proprio nome è farsi conoscere agli altri; in qualche modo è consegnare se stesso rendendosi accessibile, capace d’essere conosciuto più intimamente e di essere chiamato personalmente.


204 Dio si è rivelato al suo popolo progressivamente e sotto diversi nomi; ma la rivelazione del nome divino fatta a Mosè nella teofania del roveto ardente, alle soglie dell’Esodo e dell’Alleanza del Sinai, si è mostrata come la rivelazione fondamentale per l’Antica e la Nuova Alleanza.

Il Dio vivente

205 Dio chiama Mosè dal mezzo di un roveto che brucia senza consumarsi, e gli dice: « Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe » (). Dio è il Dio dei padri, colui che aveva chiamato e guidato i patriarchi nelle loro peregrinazioni. È il Dio fedele e compassionevole che si ricorda di loro e delle sue promesse; egli viene per liberare i loro discendenti dalla schiavitù. Egli è il Dio che, al di là dello spazio e del tempo, può questo e lo vuole e che, per questo disegno, metterà in atto la sua onnipotenza.
« Io sono colui che sono »
Mosè disse a Dio: « Ecco, io arrivo dagli Israeliti e dico loro: "Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi". Ma mi diranno: "Come si chiama?". E io che cosa risponderò loro? ». Dio disse a Mosè: « Io sono colui che sono! ». Poi disse: « Dirai agli Israeliti: "Io-Sono" mi ha mandato a voi. [...] Questo è il mio nome per sempre: questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione » ( ).

IN SINTESI

230 Dio, mentre si rivela, rimane un mistero ineffabile: « Se lo comprendessi, non sarebbe Dio ». 

231 Il Dio della nostra fede si è rivelato come colui che è; si è fatto conoscere come « ricco di grazia e di misericordia » (Es 34,6). Il suo Essere stesso è verità e amore.






OFFLINE
Post: 223
Sesso: Maschile
24/02/2013 15:08




43. Che cosa comporta credere in un solo Dio?


222 Credere in Dio, l’Unico, ed amarlo con tutto il proprio essere comporta per tutta la nostra vita enormi conseguenze:


223 Conoscere la grandezza e la maestà di Dio: « Ecco, Dio è così grande, che non lo comprendiamo » (). Proprio per questo Dio deve essere « servito per primo ». 


224 Vivere in rendimento di grazie: se Dio è l’Unico, tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo viene da lui: « Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? » (). « Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? » ().


225 Conoscere l’unità e la vera dignità di tutti gli uomini: tutti sono fatti « a immagine e somiglianza di Dio » ().


226 Usare rettamente le cose create: la fede nell’unico Dio ci conduce ad usare tutto ciò che non è lui nella misura in cui ci avvicina a lui, e a staccarcene nella misura in cui da lui ci allontana. 
« Mio Signore e mio Dio, togli da me quanto mi allontana da te.
Mio Signore e mio Dio, dammi tutto ciò che mi conduce a te.
Mio Signore e mio Dio, toglimi a me e dammi tutto a te ». 


227 Fidarsi di Dio in ogni circostanza, anche nelle avversità. Una preghiera di santa Teresa di Gesù esprime ciò mirabilmente:

« Niente ti turbi / niente ti spaventi.
Tutto passa / Dio non cambia.
La pazienza / ottiene tutto.
Chi ha Dio / non manca di nulla.
Dio solo basta ». 

IN SINTESI

229 La fede in Dio ci conduce a volgerci a lui solo come alla nostra prima origine e al nostro ultimo fine, e a non anteporre o sostituire nulla a lui.




57. Se Dio è onnipotente e provvidente, perché allora esiste il male?


309 Se Dio Padre onnipotente, Creatore del mondo ordinato e buono, si prende cura di tutte le sue creature, perché esiste il male? A questo interrogativo tanto pressante quanto inevitabile, tanto doloroso quanto misterioso, nessuna risposta immediata potrà bastare. È l’insieme della fede cristiana che costituisce la risposta a tale questione: la bontà della creazione, il dramma del peccato, l’amore paziente di Dio che viene incontro all’uomo con le sue alleanze, con l’incarnazione redentrice del suo Figlio, con il dono dello Spirito, con la convocazione della Chiesa, con la forza dei sacramenti, con la vocazione ad una vita felice, alla quale le creature libere sono invitate a dare il loro consenso, ma alla quale, per un mistero terribile, possono anche sottrarsi. Non c’è un punto del messaggio cristiano che non sia, per un certo aspetto, una risposta al problema del male.


310 Ma perché Dio non ha creato un mondo a tal punto perfetto da non potervi essere alcun male? Nella sua infinita potenza, Dio potrebbe sempre creare qualcosa di migliore. Tuttavia, nella sua sapienza e nella sua bontà infinite, Dio ha liberamente voluto creare un mondo « in stato di via » verso la sua perfezione ultima. Questo divenire, nel disegno di Dio, comporta, con la comparsa di certi esseri, la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura anche le distruzioni. Quindi, insieme con il bene fisico esiste anche il male fisico, finché la creazione non avrà raggiunto la sua perfezione. 

IN SINTESI

324 Che Dio permetta il male fisico e morale è un mistero che egli illumina nel suo Figlio, Gesù Cristo, morto e risorto per vincere il male. La fede ci dà la certezza che Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene, per vie che conosceremo pienamente soltanto nella vita eterna.

400 L’armonia nella quale essi erano posti, grazie alla giustizia originale, è distrutta; la padronanza delle facoltà spirituali dell’anima sul corpo è infranta; l’unione dell’uomo e della donna è sottoposta a tensioni; i loro rapporti saranno segnati dalla concupiscenza e dalla tendenza all’asservimento. L’armonia con la creazione è spezzata: la creazione visibile è diventata aliena e ostile all’uomo. A causa dell’uomo, la creazione è soggetta alla schiavitù della corruzione. Infine, la conseguenza esplicitamente annunziata nell’ipotesi della disobbedienza si realizzerà: l’uomo tornerà in polvere, quella polvere dalla quale è stato tratto. La morte entra nella storia dell’umanità.


OFFLINE
Post: 223
Sesso: Maschile
24/02/2013 15:12




58. Perché Dio allora permette il male?


311 Gli angeli e gli uomini, creature intelligenti e libere, devono camminare verso il loro destino ultimo per una libera scelta e un amore di preferenza. Essi possono, quindi, deviare. In realtà, hanno peccato. È così che nel mondo è entrato il male morale, incommensurabilmente più grave del male fisico. Dio non è in alcun modo, né direttamente né indirettamente, la causa del male morale. Però, rispettando la libertà della sua creatura, lo permette e, misteriosamente, sa trarne il bene:
« Infatti Dio onnipotente [...], essendo supremamente buono, non permetterebbe mai che un qualsiasi male esistesse nelle sue opere, se non fosse sufficientemente potente e buono da trarre dal male stesso il bene ». 


312 Così, col tempo, si può scoprire che Dio, nella sua provvidenza onnipotente, può trarre un bene dalle conseguenze di un male, anche morale, causato dalle sue creature: « Non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio. [...] Se voi avete pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene [...] per far vivere un popolo numeroso » (; ). Dal più grande male morale che mai sia stato commesso, il rifiuto e l’uccisione del Figlio di Dio, causata dal peccato di tutti gli uomini, Dio, con la sovrabbondanza della sua grazia, ha tratto i più grandi beni: la glorificazione di Cristo e la nostra redenzione. Con ciò, però, il male non diventa un bene.


313 « Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio » (). La testimonianza dei santi non cessa di confermare questa verità:
Così santa Caterina da Siena dice a « coloro che si scandalizzano » e si ribellano davanti a ciò che loro capita: « Tutto viene dall’amore, tutto è ordinato alla salvezza dell’uomo, Dio non fa niente se non a questo fine ». 
E san Tommaso Moro, poco prima del martirio, consola la figlia: « Non accade nulla che Dio non voglia, e io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio ». 
E Giuliana di Norwich: « Imparai dalla grazia di Dio che dovevo rimanere fermamente nella fede, e quindi dovevo saldamente e perfettamente credere che tutto sarebbe finito in bene [...]. Tu stessa vedrai che ogni specie di cosa sarà per il bene ». 


314 Noi crediamo fermamente che Dio è Signore del mondo e della storia. Ma le vie della sua provvidenza spesso ci rimangono sconosciute. Solo alla fine, quando avrà termine la nostra conoscenza imperfetta e vedremo Dio « a faccia a faccia » (), conosceremo pienamente le vie lungo le quali, anche attraverso i drammi del male e del peccato, Dio avrà condotto la sua creazione fino al riposo di quel Sabato definitivo, in vista del quale ha creato il cielo e la terra.

IN SINTESI

324 Che Dio permetta il male fisico e morale è un mistero che egli illumina nel suo Figlio, Gesù Cristo, morto e risorto per vincere il male. La fede ci dà la certezza che Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene, per vie che conosceremo pienamente soltanto nella vita eterna.




Con l'Atto di Fede terminiamo questo argomento sperando sia stato di Vostro gradimento.

Fate conoscere la nostra pagina se Vi piace e pregate per noi. Dio ci benedica.
Vi ricordiamo che potete condividere tutte le immagini presenti in questo sito/forum, indicandone semplicemente la fonte. Grazie

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:02. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com