4° GARA DI SCRITTURA!!!

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Pagine: [1], 2
Lord Petyr
00martedì 19 luglio 2011 04:59
Riuscirà mai qualcuno a spodestare Lo Re, ormai campione da due edizioni consecutive?
Come suggerito da Mance, direi di approfittare della pausa estiva per dare il via alla nostra quarta gara di scrittura!

Come si era detto, questa gara sarà diversa dal passato: ci sarà infatti una mini-selezione prima della gara vera e propria.

Tutti i partecipanti sono liberi di pubblicare un proprio incipit, della durata massima di 2 PAGINE DI WORD.

Alla scadenza della pubblicazione degli incipit, si procederà poi alla votazione dei suddetti, e l'incipit vincitore sarà quello a cui poi tutti i partecipanti faranno riferimento per sviluppare il proprio racconto, che rimane di una lunghezza fissata a non più di 5 PAGINE DI WORD ( RIGA PIù RIGA MENO, E' SOLO PER DARE UNA MISURA)

Giuto perchè non fa mai male ripetersi, rimetto di seguito le regole standard della gara :

1) Si può scegliere se concorrere o con normale racconto, rigorosamente frutto della propria immaginazione, quindi originale anche nell'idea, o con una poesia, che avrà una sua categoria a parte.
Per i più vogliosi, è possibile concorrere in entrambe le categorie.

2) E' vietato ispirarsi a personaggi,trame o ambientazioni di qualsiasi genere di provenienza di qualsivoglia scrittore,film,fumetto o quant'altro. Se pesco qualcuno,la pena è la squalifica. Verrà comunque votato e valutato, ma non potrà vincere la gara.


3) La valutazione dei lavori pubblicati può essere fatta da tutti gli utenti del forum, compresi i partecipanti alla gara, che ovviamente non possono però autovotarsi. Non ci sono criteri specifici, ognuno è libero di esprimere il proprio giudizio come meglio crede, l'unica regola fissa è che ci deve essere un voto finale al lavoro analizzato, di un valore compreso tra l'1 e il 10. Sono ammessi anche i mezzi voti.

4) La lunghezza massima consentita dei racconti è di 5 pagine di word(riga più riga meno,ma non esagerate), di modo da accontentare chi scrive un pò di più. Per la poesia invece 1 pagina di word.

5) E' possibile, al fine di migliorare il proprio racconto, eseguire lavori in COPPIA. In tal caso, si deve naturalmente segnalare entrambi gli autori, e non è possibile per i due autori pubblicare ulteriori lavori nell'ambito della gara singolarmente.


E ora signori, che dire...fatevi sotto!!!!


Re Hoster Tully
Lord Petyr
00martedì 19 luglio 2011 05:12
DATE DELLA GARA
Dunque, ecco le date di questa nuova gara :

A partire da oggi, 19 LUGLIO, fino a GIOVEDI' 28 LUGLIO, è possibile pubblicare, sempre in questa sezione, il proprio incipit, che ricordo ancora, non può essere di una lunghezza superiore a 2 PAGINE DI WORD ( COME SEMPRE, SI INTENDE RIGA PIU' RIGA MENO, GIUTO PER AVERE UNA MISURA)

DAL 30 LUGLIO FINO AL 6 AGOSTO, si procede con la votazione dell'incipit preferito. La votazione naturalmente è aperta a tutti i membri del forum, che partecipino o meno alla gara di scrittura.

ATTENZIONE!!!!
LA PUBBLICAZIONE DELL'INCIPIT E' FACOLTATIVA!!!
NON PUBBLICARLO NON SIGNIFICA NON PARTECIPARE ALLA GARA!!!
SEMPLICEMENTE, CHI NON PUBBLICA UN PROPRIO INCIPIT DOVRA' ADATTARSI ALL'INCIPIT VINCENTE, SENZA POSSIBILITA' QUINDI DI FAR PREVALERE IL PROPRIO!!!


DAL 7 AGOSTO FINO AL 7 SETTEMBRE, INFINE, SI PROCEDE CON LA PUBBLICAZIONE DEL PROPRIO RACCONTO, SEMPRE SECONDO LE REGOLE DELLE GARE PRECEDENTI, CHE GIA' HO RIPORTATO NEL POST PRECEDENTE.


E ora che dire, semplicemente...buona gara a tutti!!!! [SM=x204885]

Re Hoster Tully
Lord Petyr
00martedì 19 luglio 2011 05:16
Chiedo scusa sin d'ora a tutti se ho pubblicato la garà così, senza dare tanti avvisi, ma purtroppo mercoledì parto e starò via per un pò, e non voglio assolutamente perdermi la gara!

Per questo infatti ho messo come data valida per la pubblicazione degli incipit a partire da oggi...così metto il mio!! ghghghghg

Re Hoster Tully

Lord Petyr
00martedì 19 luglio 2011 05:20
Ed ecco appunto il mio incipit, spero vi piaccia...

Non ho messo alcun titolo perchè si tratta di un incipit, per cui, sarà poi il suo sviluppo, se ci sarà, a dargli un titolo.


Era in quella stanza d’ospedale da quattro mesi.
Nessuno, avrebbe detto che ce l’avrebbe fatta, che quattro mesi di coma profondo sono troppi.
Così come sono troppe tutte le ossa che si erano frantumate, o troppo poca l’aria che entrava nei polmoni schiacciati, troppo il sangue riversatosi nel cervello e troppo poco ciò che di intero era rimasto di lui.
Eppure, tra tutte le persone che si erano occupate di lui, c’era qualcuno che faceva il tifo per lui, che sperava e credeva, senza alcuna certezza, che si sarebbe svegliato, come in effetti le era parso che fosse successo un paio di volte, seppure non ne avesse certezza, e le sofisticate attrezzature che lo monitoravano non avevano segnalato.
Reika, questo era il nome di colei che credeva in lui. Reika dei Campi, l’avevano ribattezzata affettuosamente le compagne infermiere, perché veniva da uno sperduto villaggio della campagna, così vicino eppure così lontano dalla città, così diverso, così vecchio rispetto allo stile di vita della metropoli, che sembrava un villaggio dentro un bolla, dove i giorni sono scanditi da un tempo diverso, più lento e denso.
Troppo denso, aveva pensato Reika, quando l’aveva lasciato, quel villaggio, trovandolo soffocante e privo delle possibilità di realizzare il suo desiderio, fare l’infermiera.
L’infermiera, non la dottoressa, perché ciò che voleva per il suo futuro era poter stare accanto a chi soffre, essere d’aiuto, non prendere la loro vita tra le mani, che il vederla poi scivolare tra le dita, perdendola, era troppo difficile da sopportare per lei.
Reika Facile, l’avevano ribattezzata malignamente molti degli uomini che l’avevano conosciuta, e che subito si erano approfittati di lei, della sua ingenuità, del suo convincimento che le persone fossero buone, che meritassero fiducia. Molti avevano approfittato di lei. Alcuni per una semplice notte di passione, che per Reika aveva il profumo inebriante dell’inizio di un nuovo amore, come dolcemente gli avevano sussurrato all’orecchio alcuni uomini, entrando nel suo letto pulito e ordinato, per poi lasciarla al risveglio con un biglietto, l’odore di sudore animale a pervadere l’aria e gocce di sangue e lacrime a bagnare le lenzuola, mentre a ognuna di quelle albe, un nuovo sguardo sbarrato di Reika sanciva una nuova delusione, una nuova rabbia, una nuova disillusione. Oh, quante sono state, quelle mattine, troppe. Abbastanza da farle nascondere una delle Reika che è dentro un piccolo scrigno, e gettare la chiave.
Reika delle Favole, la chiamano i cinici, che crede che il mondo sia un bel posto, che sorride sempre, come se ogni giorno fosse sempre bello, meritevole d’essere vissuto, che qualcosa che vale la pena di scoprire c’è in ogni sorgere e calare del sole.
Ha tanti nomignoli, Reika, e purtroppo, solo pochi positivi.
Ma lei non se ne cura più, non ci resta più male come un tempo; lascia che il mondo pensi quello che vuole di lei, che rida delle sue idee, della sua visione del mondo, che tradisca la sua fiducia, in fondo lei ha realizzato il suo sogno, e anche se tutto non è andato come sperava, si accontenta, godendosi il dono di vedere ancora, nascoste tra le piccole cose, piccole sorprese, che le consentono di conservare il dono di sorridere ancora, nonostante tutto, pur essendo passata attraverso dispiaceri e delusioni, inganni e disillusioni.
E’ questa, l’infermiera che fa il tifo per quel ragazzo in coma da quattro mesi.
Che lo ha vegliato tante notti, che ad ogni nuovo turno in corsia, si dispiaceva di vederlo un po’ più consumato, più debole, di sentire il suo braccio più leggero tra le sue mani.
Arrivò addirittura, un paio di settimane prima, ad accanirsi violentemente contro un dottore, Reika, quando suggerì di staccare la spina, come si suole dire, che ormai non c’era più nulla da fare, al punto dal farlo desistere di proseguire il discorso.
Ha il turno di notte Reika, quel giorno, ed è contenta di averlo, perché di notte tutti dormono, la corsia è deserta, non c’è da correre appresso a questo o quel malato, e può quindi dedicarsi ad osservare quel giovane che non si sveglia, sedendosi accanto al suo letto, in silenzio, pronta a cogliere qualsiasi segno di risveglio da parte sua.
Ormani ci tiene, ad essere la prima che vede, quando si sveglierà, tanto che prima di andare al lavoro, si sistema sempre con cura i capelli e la divisa, si trucca con grande attenzione, si fa bella insomma.
Una routine sciocca, pensa ogni volta tra sé, ma che le strappa un sorriso da bambina, leggero e spensierato, motivo sufficiente a non farla rinunciare mai a quel suo ormai solito modo di prepararsi.
Anche quella sera, è perfettamente in ordine, coi lunghi capelli castani raccolti in una treccia, che ricade in avanti dalla spalla su cui è appoggiata; un rossetto rosa a dare colore alle labbra piene, fondotinta a risaltare gli zigomi alti e riempire le guance un po’ vuote.
Osserva il giovane, sussurrando alle volte qualche frase, sperando in una reazione, ma nulla.
La notte, lentamente, volge all’alba, che filtrando attraverso la finestra semichiusa, sembra prolungare la debole luce della lampadina sopra il letto di lui a tutta la stanza.
Trattenendo un leggero sbadiglio, Reika guarda l’ora. Convinta di aver letto male, alle volte con la stanchezza succede, si stropiccia gli occhi, e riguarda l’orologio. L’ora è corretta, sono le 2.47 del mattino.Si sarà fermato l’orologio, pensa. Istintivamente, alza lo sguardo per vedere l’ora sul monitor di uno degli apparecchi che monitorano il ragazzo. Anche quello, segna le 2.47 del mattino.



Re Hoster Tully
Maestro Aemon
00mercoledì 20 luglio 2011 22:53
Ottimo, io intanto mi iscrivo alla gara, poi vedo se riuscirò a pubblicare l'incipit!
Di ritorno dal viaggio vedrò di mettermi di buccio buon per spodestare Lo Re anche della carta stampata!
Ser Ginny Tyrell
00sabato 23 luglio 2011 11:18
Perfetto!
Io mi iscrivo alla gara dunque!
Cercherò anche di postare l'incipit in questi giorni!

fantasia 16
00lunedì 25 luglio 2011 20:51
ma dai... proverò anche io... sono arrugginita, quindi non assicuro nulla a nessuno...


Ser Garlan Tyrell,
Comandante della Guardia Cittadina di Approdo del Re,
Membro del Concilio Ristretto di Re Hoster Tully.
ehiehi29
00martedì 26 luglio 2011 14:14
io non so fare molto ma tentar non nuoce
Ser Ginny Tyrell
00mercoledì 27 luglio 2011 23:48
Questo è il mio incipit.
Mi astengo anche io dal proporre un titolo perché dovrebbe essere un inizio per altre storie, e non poteva esserci un titolo che le racchiudesse tutte.

Incipit proposto:

Ci sono tanti bei modi per iniziare una giornata.
Ally, la timida ragazza della terza strada, ogni mattino si sveglia e va a fare colazione al bar all’angolo alle otto in punto. Non un minuto più, non un minuto meno. Perché ogni mattino, alle otto in punto, al bar arriva quel ragazzo carino che di solito le sorride, che ogni tanto le rivolge la parola e che prima o poi le chiederà di uscire. Forse. Ma un forse basta.
Josh si alza, ad ogni nuova alba, in un nuovo letto, con una nuova ragazza. E come l’alba arriva e scompare senza che nessuno ci faccia caso, le ragazze di Josh entrano ed escono dalla sua vita senza che lui se ne curi. Meteore di passaggio. Per il momento. Fin quando Josh tornerà in Europa dalla sua futura moglie, classica donna perfetta che aspetta fedelmente il suo ritorno.
Terence ha la sveglia puntata alle cinque e mezzo tutte le mattine. Così, tutte le mattine, compra un mazzo di fiori colorati ed un caffè fumante che porta alla sua ragazza. Fiori, caffè, un bacio e un saluto. E poi va a lavorare, tutte le mattine. E allo stesso modo il giorno dopo torno da lei. Da quella ragazza che ha la casa impregnata dal profumo dei fiori di un uomo e dall’odore di un altro.
Ecco cosa ti fa iniziare bene la giornata: l’amore.
Ecco cosa ti fa diventare l’amore: illuso, bastardo o fesso.
Il sentimento che da sempre ha protetto gli esseri umani, migliorandoli.
Facendoli diventare più abili a dipingere e a credere alle proprie fantasie. Spingendoli ad una maggiore insensibilità al proprio essere senza cuore. O senza cervello.
Però è l’amore che ti fa iniziare bene la giornata. E’ l’amore che ti rende felice.
Illusi, bastardi o fessi che siano, gli innamorati si svegliano comunque felici.
Come quei tre, con le loro belle giornate.
Peccato che per Kevin quella non fosse affatto una bella giornata.
Alcune volte lo senti, come un cattivo presagio. Come avverti il temporale in arrivo dall’odore di pioggia nell’aria. Alcune volte lo senti, non c’è niente da fare.
Sei sveglio, nel tuo letto, ma hai ancora gli occhi chiusi. Maledetto mal di testa. Non stai bene, non va bene. Ti sembra di dormire su un letto di mattoni, mai stato così duro, e su lenzuola di cartavetro, mai state così ruvide.
E in quel momento capisci.
Non hai mai avuto un letto così duro, né lenzuola così ruvide. Quindi non poteva essere il tuo letto. In un paese civile, non sarebbe nemmeno dovuto esistere qualcosa del genere con quella accezione.
E non appena anche Kevin lo capì, con fatica aprì gli occhi. Il letto inesistente altro non era che un pavimento con un tappeto. Un tappeto che non conosceva, su un pavimento che non conosceva, in una stanza che non conosceva. Inizio perfetto. Con l’aggiunta di un particolare: un uomo distesogli accanto che non conosceva. O meglio, un cadavere distesogli accanto che non conosceva.
Se è paradossale che l’atroce amore renda felici e ci faccia iniziare bene la giornata, con la morte non si pone il problema.
La morte è in assoluto il modo peggiore per iniziare una giornata. O terminarla.
Non si è mai vista una giornata buona cominciata con un risveglio a fianco di un cadavere.
E Kevin non era tanto fortunato da fare eccezione.

fantasia 16
00sabato 30 luglio 2011 10:40
wow Vale!!!!! Non avevo ami letto una cosa così ispirata =)

Senza offesa Lord Peryl, ma io dò il mio voto a Marghy =)


Faccia da cavallo
00sabato 30 luglio 2011 21:54
Ecco qui il mio incipit.
Essendo io colpevolmente tremendamente in ritardo mi rimetto a voi per decidere se accettarlo o meno.
Come Giusto che sia niente titolo:



“Cazzo questa era vicina vero Bill?”
L’onda d’urto lo avrebbe investito in pieno se non si fosse gettato dietro la cassa che conteneva i minerali che stavano trasportando dal pianeta minerario G-742, o semplicemnte "casa" come era solito chiamarlo lui.
Dall’impianto subdermale impiantato alla base dell’orecchio Logan ebbe solo un fruscio elettrico come risposta.
“Ehi Bill ci sei?”
Ancora silenzio.
Spostò il peso sulla gamba destra che riprese a sanguinare dove il Krill lo aveva azzannato.
“ Mina, fai una diagnostica dei sistemi di trasmissione.” Disse come parlando al vuoto.
“ Sistemi perfettamente in linea, Signore.” Gli rispose la voce di donna che aveva fatto caricare nel softwear del suo Cms (cerebro-medical-sistem).
“Mina, scanner termico dell’area del magazzino”
“Una creatura in avvicinamento da 12 gradi Nord.
“Identifica da archivio.” Sussurrò con un filo di voce Logan mentre toglieva la sicura al fucile.
“Temperatura 5 gradi celsius, postura bipede, razza probabile Krill.

“Maledizione!”

Logan prese un profondo respiro e lasciò con un tuffo la sua copertura dietro la cassa gettandosi allo scoperto.
Un’ombra davanti a lui si voltò di scatto.
Incontrò lo sguardo del Krill, le sue due fila di occhi senza pupilla lo fissarono un instante e subito divennero gialli, le sacche addominali presero a gonfiarsi e ad emettere una fluorescenza azzurra riempiendosi di acido.
La scarica di raden fu un lampo di luce verde che crepitò nell’aria, il Krill cadde a terra folgorato, mentre l’arma tra le mani di Logan annuncia con voce meccanica direttamente nel la sua testa “ tre scariche rimaste, tempo previsto per la ricarica 12 Tenurie di Cados
“Lo so, lo so. Qui sta andando tutto alla malora non c’è bisogno che me lo dica uno stupido giocattolo darfiano “
Si mise a camminare verso il cadavere dell’avversario che era ancora a terra in preda ai tremori
“Mina, collegati al computer centrale della nave, fammi un rapporto dei danni e dimmi quante persone dell’equipaggio sono ancora vive. Dai priorità a Bill e agli altri della squadra.”

L’armatura da combattimento aveva retto bene sino ad ora, gli restavano tre cariche del fucile a Raden, due granate sonore, la sua Colt con una ventina di colpi al fianco e il coltello, non si era di certo aspettato un attacco così massiccio da parte di qui maledetti imperialisti, questa volta forse non se la sarebbe cavata
Questi erano i pensieri di Logan mentre iniziò a chinarsi sul corpo del Krill.

“La funzionalità della nave è stata ridotta al 60%, scudi fotonici non funzionanti, chiglia esterna lacerata all’altezza delle cabine di seconda classe. Avaria in sala macchine.”
“Taglia corto Mina, riusciremo ad atterrare su Ganimede?”
“Si signore, la probabilità di riuscire ad entrare nell’atmosfera e di effettuare un atterraggio utile alla sopravvivenza dell’ equipaggio è del 82%.”
“Non chiedevo di meglio”
Cosi dicendo piantò il suo coltello all’altezza dello sterno violaceo del Krill e iniziò a premere con forza fino a che la pelle e le ossa cedettero in una pozza di sangue verdastro e in una nube di odore pestilenziale .

“Visiera e filtri di respirazione Mina. Come Stanno i ragazzi?”
La visiera del casco si abbassò pressurizzandosi in uno sbuffo di vapore, una fila di led verdi si attivarono sulle protezioni degli zigomi e l’aria si fece subito respirabile.
“Il Maggiore Bill Andersenn e il Capitano Jimmy Raynols sono morti.
Gonzales, Smith e il Dottor Versan sono nell’ala 2. Smith è ferito, le sue condizioni sono critiche.
Le squadre b ed c sono nell’area U19 e per ora hanno respinto l’assalto nemico.”

Logan infilò il braccio nello squarcio appena creato spingendo a fondo verso l’addome con una faccia schifata.
“La squadra del Colonnello Sultz è ridotta a 3 componenti e chiede urgentemente aiuti dalla sala di carico 2.”
Continuava la voce di Mina nella sua testa.

Con uno strattone deciso estrasse il braccio dal corpo del nemico abbattuto, in mano stringeva un globo rotondo e pulsante simile ad un grosso polipo, aveva una decina di pseudopodi filamentosi azzurri fosforescenti che cercavano inutilmente si far presa sulla corazza dei suoi guanti pneumatici.
Logan allentò la presa con un sorriso sulle labbra, la creatura sembrò fremere per un istante, due ali membranose iniziarono a schiudersi nella parte superiore del corpo mentre al centro si apriva un vitreo occhio azzurro.
“Non ci pensare bastardo” così dicendo Logan strinse la mano, i sistemi pneumatici fecero il resto maciullando la creatura, un fiotto d’acido azzurrognolo prese a colargli tra le dita.

“Rilevati danni superficiali alla struttura esterna dell’armatura della mano sinistra Signore.
Attivo le nanomacchine per la riparazione Signore?”
“Lascia stare Mina e aprimi la visiera che prima di andare avanti ho bisogno di una sigaretta.
Non è che avresti un bicchiere di wiskhy vero tesoro?”
“Ultima richiesta impossibile da soddisfare Signore.” Disse il Cms mentre si sollevava la visiera.
Logan fece un sorriso e si accese la sigaretta assaporando una lunga boccata; tenne l’aria calda a lungo dentro i polmoni prima di liberala in uno sbuffo bianco.

“Andiamo Mina, vediamo di portare a casa la mia pellaccia…”
Maestro Aemon
00domenica 31 luglio 2011 23:18
Posto anch'io il mio incipit, è poca cosa e sono in ritardo marcio, ma ieri qui a bora bora pioveva quindi ho avuto tempo per scrivere due righe.

Manao abitava su una piccola isola nel sud del Pacifico.
Un'isolotto veramente minuscolo, tanto che le persone civilizzate non avevano mai preso nemmeno in considerazione l'idea di conquistarlo.
L'unico vantaggio di quel posto erano le spiagge bianche e le acque cristalline, ma che si potevano trovare in molte altre isole ben più accessibili.
Quindi Manao e la sua gente continuavano a vivere ignari del vasto mondo che li circondava.
La popolazione dell'isola contava solo 100 elementi e questo comportava che tutti erano imparentati con tutti. La scelta della donna che ti sarebbe capitata per moglie era alquanto limitata, di solito ci si sposava tra coetanei, e se la più vicina in ordine di età era tua sorella, beh te la dovevi far andar bene.
Ma non era questo il problema di Manao. Per sua fortuna nell'anno della sua nascita erano nate 4 fanciulle, mentre lui era l'unico uomo.
Quindi aveva molte più opportunità di quanto si sarebbe aspettato ed aveva anche già scelto la sua futura compagna, una splendida fanciulla che per altro era solo una lontanissima cugina. Questo avrebbe rafforzato nuovamente il sangue della sua gente, dato che dopo di lui erano nati solo pochi maschi, da rapporti di parentela troppo stretti e nessuno di loro era giunto all'età da matrimonio, in quanto troppo deboli fisicamente.
Inomma in parole povere, la discendenza dal suo popolo dipendeva da lui.
Doveva generare uomini forti che si sarebbero potuti accoppiare con le altre donne nate negli anni precedenti. E se la donna che avesse scelto non si sarebbe dimostrata sufficientemente feconda Manao aveva il benestare dell'intero villaggio nel tentare di fecondare le altre femmine disponibili, che altrimenti sarebbero state alla mercè degli anziani capitribù.
Manao era al largo sulla sua canoa a pensare al giorno in cui avrebbe finalmente preso moglie... e anche alle altre ragazze che avrebbe potuto avere nel suo letto quando vide uno di quegli immensi uccelli tonanti solcare i cieli.
Ma c'era qualcosa che non andava. Una delle ali di quella maestosa creatura perdeva fumo ed era molto ma molto più basso del solito. Sembrava puntare direttamente sull'isola. Forse i suoi pensieri avevano fatto infuriare gli dei che avevano mandato il loro messggero di tuono a punire lui e la sua gente.
L'uccello si abbasò ancora finchè con un fragoroso schianto non si tuffò tra le acque dall'altra parte dell'isola. Sopra il punto dello schianto sbocciarono in cielo quattro immensi fiori colorati che lentamente scendevano verso l'isola cullati dal vento.
Manzo iniziò a remare verso riva senza perdere di vista quegli splendidi fiori. Rimase affascinato nello scoprire, mano a mano che si avvicinava, che i loro pistilli stavano prendendo sembianze umane.

L'aereo che si era appena schiantato era un ricognitore degli stati uniti.
Circa quattro volte all'anno percorreva quella tratta del Pacifico per raggiungere una piattaforma militare computerizzata e raccogliere i dati che aveva immagazzinato in quel lasso di tempo.
A bordo c'erano Alex, il pilota, Jean, il chimico, Mark, il comandante della spedizione e Paul, il medico.
La spedizione era andata nel migliore dei modi, finchè un missile sbucato fuori all'improvviso era riuscito a colpire la loro ala destra, nonostante Alex ce l'avesse messa tutta per seminarlo. Avevano fatto in tempo a lanciare l'sos prima di abbandonare il velivolo che si sarebbe inabissato nel pacifico, portando con se i preziosi dati che avevano raccolto in modo da non farli finire nelle mani nemiche, mentre un sunto dei suddetti era in mano a Mark che li avrebbe protetti a costo della vita.
La vista di quell'isolotto era parso come un miraggio ai quattro soldati che vi si erano diretti in attesa dei soccorsi.


Ci sentiamo presto al rientro in Italia.
Maestro Aemon
00domenica 31 luglio 2011 23:18
Posto anch'io il mio incipit, è poca cosa e sono in ritardo marcio, ma ieri qui a bora bora pioveva quindi ho avuto tempo per scrivere due righe.

Manao abitava su una piccola isola nel sud del Pacifico.
Un'isolotto veramente minuscolo, tanto che le persone civilizzate non avevano mai preso nemmeno in considerazione l'idea di conquistarlo.
L'unico vantaggio di quel posto erano le spiagge bianche e le acque cristalline, ma che si potevano trovare in molte altre isole ben più accessibili.
Quindi Manao e la sua gente continuavano a vivere ignari del vasto mondo che li circondava.
La popolazione dell'isola contava solo 100 elementi e questo comportava che tutti erano imparentati con tutti. La scelta della donna che ti sarebbe capitata per moglie era alquanto limitata, di solito ci si sposava tra coetanei, e se la più vicina in ordine di età era tua sorella, beh te la dovevi far andar bene.
Ma non era questo il problema di Manao. Per sua fortuna nell'anno della sua nascita erano nate 4 fanciulle, mentre lui era l'unico uomo.
Quindi aveva molte più opportunità di quanto si sarebbe aspettato ed aveva anche già scelto la sua futura compagna, una splendida fanciulla che per altro era solo una lontanissima cugina. Questo avrebbe rafforzato nuovamente il sangue della sua gente, dato che dopo di lui erano nati solo pochi maschi, da rapporti di parentela troppo stretti e nessuno di loro era giunto all'età da matrimonio, in quanto troppo deboli fisicamente.
Inomma in parole povere, la discendenza dal suo popolo dipendeva da lui.
Doveva generare uomini forti che si sarebbero potuti accoppiare con le altre donne nate negli anni precedenti. E se la donna che avesse scelto non si sarebbe dimostrata sufficientemente feconda Manao aveva il benestare dell'intero villaggio nel tentare di fecondare le altre femmine disponibili, che altrimenti sarebbero state alla mercè degli anziani capitribù.
Manao era al largo sulla sua canoa a pensare al giorno in cui avrebbe finalmente preso moglie... e anche alle altre ragazze che avrebbe potuto avere nel suo letto quando vide uno di quegli immensi uccelli tonanti solcare i cieli.
Ma c'era qualcosa che non andava. Una delle ali di quella maestosa creatura perdeva fumo ed era molto ma molto più basso del solito. Sembrava puntare direttamente sull'isola. Forse i suoi pensieri avevano fatto infuriare gli dei che avevano mandato il loro messggero di tuono a punire lui e la sua gente.
L'uccello si abbasò ancora finchè con un fragoroso schianto non si tuffò tra le acque dall'altra parte dell'isola. Sopra il punto dello schianto sbocciarono in cielo quattro immensi fiori colorati che lentamente scendevano verso l'isola cullati dal vento.
Manzo iniziò a remare verso riva senza perdere di vista quegli splendidi fiori. Rimase affascinato nello scoprire, mano a mano che si avvicinava, che i loro pistilli stavano prendendo sembianze umane.

L'aereo che si era appena schiantato era un ricognitore degli stati uniti.
Circa quattro volte all'anno percorreva quella tratta del Pacifico per raggiungere una piattaforma militare computerizzata e raccogliere i dati che aveva immagazzinato in quel lasso di tempo.
A bordo c'erano Alex, il pilota, Jean, il chimico, Mark, il comandante della spedizione e Paul, il medico.
La spedizione era andata nel migliore dei modi, finchè un missile sbucato fuori all'improvviso era riuscito a colpire la loro ala destra, nonostante Alex ce l'avesse messa tutta per seminarlo. Avevano fatto in tempo a lanciare l'sos prima di abbandonare il velivolo che si sarebbe inabissato nel pacifico, portando con se i preziosi dati che avevano raccolto in modo da non farli finire nelle mani nemiche, mentre un sunto dei suddetti era in mano a Mark che li avrebbe protetti a costo della vita.
La vista di quell'isolotto era parso come un miraggio ai quattro soldati che vi si erano diretti in attesa dei soccorsi.


Ci sentiamo presto al rientro in Italia.
Maestro Aemon
00domenica 31 luglio 2011 23:20
Intanto do anche il mio voto all'incipit di Margaery!
Ser Ginny Tyrell
00domenica 7 agosto 2011 01:16
Con un po' di ritardo, mi accingo anche io a votare per l'incipit.
Voto l'incipit di Yuri!
Nonostante non sia propriamente il mio genere, mi ha incuriosito parecchio nella lettura, quindi gliene do merito.

E intanto ringrazio chi ha votato il mio incipit!

Faccia da cavallo
00lunedì 8 agosto 2011 14:04
Il mio voto va a Vale.
Maestro Aemon
00sabato 13 agosto 2011 11:17
Beh che dire, visto che LO RE sembra partito per lidi più freschi, dato anche che stanno svanendo i miei ultimi giorni di ferie, io inizio a mettere mano al racconto di Vale, in attesa di conferma che sia quello l'incipit vincente. Poi al massimo inizierò a lavorare nuovamente su un altro racconto!
Jon_Re
00sabato 13 agosto 2011 13:53
Se ne avrò il tempo pubblicherò anche io un racconto...

Non prometto nulla però perchè ho da fare un pdv, un disegno, la tesi e prepararmi per un concorso...
Faccia da cavallo
00sabato 13 agosto 2011 19:32

Ragazzi anche io in quel della Romania sto scrivendo il racconto della Vale.
Buone vacanze a tutti
Maestro Aemon
00mercoledì 17 agosto 2011 21:56
Domani iniziano le fatiche del Palio de lo Daino e ancora non ho scritto una riga.
Prometto che la prossima settimana mi metto di buccio buono e forse salta fuori anche un pdv... spero!
Ser Ginny Tyrell
00giovedì 18 agosto 2011 09:18
Tornata dalle vacanze ieri sera, inizierò a mettere mano anche io in questi giorni a "penna e inchiostro", sicuramente!

Maestro Aemon
00mercoledì 7 settembre 2011 00:06
Questa sera mi sono finalmente deciso scriverlo.
Non so quanto è venuto lungo perchè sono ancora con l'i-pad e non vedo la separazione delle pagine nell'app che ho per scrivere.
In ogni caso ecco a voi:

Ah l'amore


Ci sono tanti bei modi per iniziare una giornata.
Ally, la timida ragazza della terza strada, ogni mattino si sveglia e va a fare colazione al bar all’angolo alle otto in punto. Non un minuto più, non un minuto meno. Perché ogni mattino, alle otto in punto, al bar arriva quel ragazzo carino che di solito le sorride, che ogni tanto le rivolge la parola e che prima o poi le chiederà di uscire. Forse. Ma un forse basta.
Josh si alza, ad ogni nuova alba, in un nuovo letto, con una nuova ragazza. E come l’alba arriva e scompare senza che nessuno ci faccia caso, le ragazze di Josh entrano ed escono dalla sua vita senza che lui se ne curi. Meteore di passaggio. Per il momento. Fin quando Josh tornerà in Europa dalla sua futura moglie, classica donna perfetta che aspetta fedelmente il suo ritorno.
Terence ha la sveglia puntata alle cinque e mezzo tutte le mattine. Così, tutte le mattine, compra un mazzo di fiori colorati ed un caffè fumante che porta alla sua ragazza. Fiori, caffè, un bacio e un saluto. E poi va a lavorare, tutte le mattine. E allo stesso modo il giorno dopo torno da lei. Da quella ragazza che ha la casa impregnata dal profumo dei fiori di un uomo e dall’odore di un altro.
Ecco cosa ti fa iniziare bene la giornata: l’amore.
Ecco cosa ti fa diventare l’amore: illuso, bastardo o fesso.
Il sentimento che da sempre ha protetto gli esseri umani, migliorandoli.
Facendoli diventare più abili a dipingere e a credere alle proprie fantasie. Spingendoli ad una maggiore insensibilità al proprio essere senza cuore. O senza cervello.
Però è l’amore che ti fa iniziare bene la giornata. E’ l’amore che ti rende felice.
Illusi, bastardi o fessi che siano, gli innamorati si svegliano comunque felici.
Come quei tre, con le loro belle giornate.
Peccato che per Kevin quella non fosse affatto una bella giornata.
Alcune volte lo senti, come un cattivo presagio. Come avverti il temporale in arrivo dall’odore di pioggia nell’aria. Alcune volte lo senti, non c’è niente da fare.
Sei sveglio, nel tuo letto, ma hai ancora gli occhi chiusi. Maledetto mal di testa. Non stai bene, non va bene. Ti sembra di dormire su un letto di mattoni, mai stato così duro, e su lenzuola di cartavetro, mai state così ruvide.
E in quel momento capisci.
Non hai mai avuto un letto così duro, né lenzuola così ruvide. Quindi non poteva essere il tuo letto. In un paese civile, non sarebbe nemmeno dovuto esistere qualcosa del genere con quella accezione.
E non appena anche Kevin lo capì, con fatica aprì gli occhi. Il letto inesistente altro non era che un pavimento con un tappeto. Un tappeto che non conosceva, su un pavimento che non conosceva, in una stanza che non conosceva. Inizio perfetto. Con l’aggiunta di un particolare: un uomo distesogli accanto che non conosceva. O meglio, un cadavere distesogli accanto che non conosceva.
Se è paradossale che l’atroce amore renda felici e ci faccia iniziare bene la giornata, con la morte non si pone il problema.
La morte è in assoluto il modo peggiore per iniziare una giornata. O terminarla.
Non si è mai vista una giornata buona cominciata con un risveglio a fianco di un cadavere.
E Kevin non era tanto fortunato da fare eccezione.

Si tirò su di scatto allontanandosi dal cadavere.
Una miriade di domande iniziarono a ronzargli per la testa.
Com'era finito in quella situazione? In quel posto? Con quell'uomo accanto?
Nessuna trovava risposta.
Ma doveva venire a capo di quel casino. Ormai le nubi che col sonno avevano offuscato la sua mente si erano diradate e il suo cervello friggeva di fervente attività, ma per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare nulla della sera precedente. Il mal di testa, come un picchio instancabile, continuava a martellargli il cranio. Forse l'avevano drogato, forse si era lasciato andare un pò troppo e aveva bevuto più del consueto. Non lo ricordava. Non sapeva nemmeno dove si trovava.
Ma certo! Ecco un buon punto dal quale partire. La camera in cui si trovava apparteneva presumibilmente a uno squallido motel. Si diresse alla porta, ma la trovò chiusa e non vi era la benchè minima traccia della chiave. Si diresse quindi alla piccola finestra, disadorna che si apriva sul muro del palazzo di fronte. fuori era ancora buio quindi doveva essere svenuto per poco tempo. O per un giorno intero?
Come si affacciò vide uno stretto vicolo, percorso da un uomo barcollante, con la faccia pesta e un che di famigliare che si appoggiò al muro e svuotò in abbondanti conati le sue viscere, riuscendo a malapena ad aumentarne il degrado.
Di sicuro non era una zona della cittá che frequentava abitualmente. Si trovava più o meno al quarto piano e a metà del vicolo e per quanto si sporgesse le strade laterali non gli offrivano alcun punto di riferimento per localizzare quella zona.
Tornò nella stanza amareggiato, iniziando a scrutarla in cerca di indizi.
Vi era solo un sudicio letto, il famoso tappeto, un treppiede con una lampada che aveva visto giorni migliori e una scatola di fazzoletti.
Rimaneva una sola cosa da controllare. Il cadavere.
L'uomo doveva avere più o meno il doppio dei suoi anni. Come lui indossava abiti eleganti.
Capelli e mani erano ben curati. Il viso un tempo liscio e sbarbato di fresco era ora contratto in una smorfia di dolore. Gli occhi erano sbarrati, la carnagione aveva perso buona parte del suo colore e un braccio era raccolto sotto il petto con la mano all'altezza del cuore. Probabilmente la causa della morte era stata un'infarto fulminante.
Prese un paio di fazzolettini e con molta attenzione gli sfilò il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni.
La prima cosa che catturò il suo sguardo fu un tesserino identificativo, che riportava il marchio della sua ditta.
Una lampadina gli si accese nella mente e la notte precedente iniziò a svolgersi dinnanzi ai suoi occhi come un film.

Era la sera prima del suo compleanno e il suo amico Josh aveva organizzato una cena tra colleghi scapoli per festeggiare.
Insieme a lui aveva portato Mark uno dei dirigenti anziani, i mostri scari che non si mischiavano mai con i dipendenti, a stento li si poteva incrociare nel parcheggio, ma evidentemente Josh aveva agganci anche con le alte sfere, probabile motivo della sua rapida scalata alla compagnia, ed un certo All del centralino, mentre con Kevin c'era Terence, inseparabile compagno dell'ufficio vendite.
La serata era iniziata in un bel ristorante in centro dove ogni piatto era più sublime del precedente ed il vino scorreva a fiumi. Kevin non era abituato a bere così tanto. A dirla tutta lo si sarebbe potuto definire praticamente astemio, ma era la sua serata e voleva essere di compagnia.
Al momento dell'uscita dal locale a stento si reggeva in piedi e chiese quindi di essere ricondotto a casa, ma Josh non si lasciò frenare. Aveva tutta l'intenzione di concludere alla grande la serata e quale posto migliore se non un nightclub per continuare a festeggiare tra scapoli? Kevin aveva provato ad insistere che non se la sentiva, che non gli andava, che la serata poteva finire così, che era già stata splendida, ma Josh fu irremovibile ed erano quindi saliti tutti in macchina con lui che a parità di vino ingollato era quello che sembrava più lucido, o forse era semplicemente quello più a abituato a berlo.
In ogni caso anche su di lui aveva sortito qualche effetto e si notò praticamente subito.
Lui generalmente così restio a parlare della sua vita privata iniziò a raccontare le sue conquiste che notte dopo notte mutavano, come il sole tornava a far capolino lui svaniva in attesa della notte successiva e della nuova preda che sarebbe caduta... tra le sue braccia (anche se la sua metafora non fu così puritana).
La macchina sfrecciava sull'asfalto oramai da parecchi minuti, il capo di Kevin sbatacchiava contro il finestrino ad ogni movimento e ogni sul muscolo ed ogni sua energia erano concentrati nello sforzo immane di rimenere sveglio e cosciente, non poteva rovinargli la serata, in fondo stavano facendo tutto questo per la sua festa.
Non si accorgeva nemmeno delle risate sguaiate dovute ai racconti di fuoco delle avventure di Josh che descriveva nei minimi dettagli le sue amanti e le ore di passione trascorse inisieme, come non si accorse degli occhi di Mark che da sopra la spalla di Terence lo fissavano.
Passarono ancora alcuni interminabili minuti, la macchina si stava addentrando per le vie di un quartiere della città che Kevin non aveva mai visitato e Josh iniziò a descrivere la sua ultima avventura.
Raccontò di questa ragazza stupenda che aveva conosciuto in un bar la sera precedente. Di come era stato facile conquistarla e portarsela a letto, di come lei aveva gridato e goduto, cosa che raramente succedeva con il suo compagno, e di come il cornuto era passato a farle visita quella mattina con un mazzo di gigli, mentre lui era ancora addormentato nel suo letto.
A quell'affermazione Terence si staccò dal fianco di Kevin e si avventò su Josh come un ossesso, inveendo contro di lui e cercando di strangolarlo.
La macchina iniziò a sbandare fino a fermarsi sopra al marciapiede.
Terence aprì la portiera e nella foga di uscire con uno spintone buttò Kevin a terra che si ritrovò a vomitare sul pavimento. Josh sceso anch'egli si gettò contro Terence, chiedendo se fosse impazzito, se voleva farli ammazzare tutti quanti solo perchè si ritrovava una fidanzata troia. Infelice scelta di parole. Il pugno di Terence centrò in pieno il suo voltch irato ed abbronzato, allentandogli almeno un dente mentre All cercò di frsoporei tra i due per separarli e farli ragionare.
Mark rimasto in disparte fino a quel momento si avvicinò a Kevin, gli pulì la bocca con un fazzoletto che poi gettò in mezzo al vomito e lo aiutò a rialzarsi.
Dopo essersi dato una rapida occhiata intorno lo condusse all'interno di un motel dall'altra parte della strada.
Prese una camera e lo condusse il più rapidamente possibile all'ascensore e in quest'ultima.
Una volta dentro adagiò Kevin sul letto, poi chiuse la porta e si mise la chiave in tasca.
La frettolosa camminata e lo stomaco un pò più libero avevano fatto tornare un pò di lucidità a Kevin che si mise a sedere sul letto per ringraziare il suo soccorritore.
Mark gli rivolse il più dolce dei sorrisi e gli si sedette accanto.
Gli prese una mano e guardandolo negli occhi gli rivelò che era follemente innamorato di lui.
Di come lo osservava tutti i giorni al lavoro dall'alto del suo ufficio a vetri, di come fosse divenuto amico con Josh solo per sapere se avesse iniziato qualche relazione, della sua sorpresa e speranza che giorno dopo giorno aumentava in quei tre lunghi anni in cui nessuna donna era venuta a frapporsi tra lui ed il suo sogno, di quella splendida occasione offertgli quella sera per stargli finalmente vicino senza destare sospetti, senza alimentare voci all'interno della società e la sua speranza diventata certezza quando si era opposto all'idea di andare al night e nel vederlo indifferente come lui alle scabre storielle raccontate da Josh. Kevin scattò in piedi per allontanarsi da quell'uomo che aveva frainteso tutto quanto. Iniziò a spiegargli che lui era già innamorato di un'altra, che non si era ancora deciso a confessarsi perchè era troppo timido e in tutti questi anni non aveva avuto una compagna perchè aspettava la persona giusta.
Lui al contrario di Josh credeva nel vero amore, quello puro, unico, che capita una sola volta nella vita, che può far dannare gli uomini nella loro ricerca, che talvolta risulta infruttuosa, perchè la loro giusta metà non prova gli stessi sentimenti, perchè è già impegnata con qualcun altro o semplicemente perchè non la trovano.
Beh lui era stato fortunato, l'aveva trovata ed ora aveva capito che non era disposto a lasciarsela scappare.
Ogni parola che proferiva sembrava conficcarsi come una freccia rovente nel costato del povero Mark, il quale provò a ribattere qualcosa, poi il suo volto si contrasse in un a smorfia di dolore e una mano salì al cuore, mentre le gambe gli cedettero facendolo distendere sul pavimento, prono.
Kevin si accasciò su di lui per carcare di soccorrerlo, ma quando sentì che il battito del suo cuore si era fermato si alzò di scatto per chiamare aiuto.
Non fu un mossa saggia. La testa iniziò a vorticargli e ben presto fu anche lui disteso sul pavimento.

Finalmente consapevole di quanto era accaduto estrasse la chiave dalla tasca di Mark ed aprì la porta.
Scese alla reception e spiegò l'accaduto. Mentre il proprietario del motel chiamava l'ambulanza scese in strada per raggiungere gli altri. Trovò solo All che lo stava cercando. Josh era risalito in macchina e se n'era andato. Terence si era diretto alla fermata della metro più vicina. Se le erano date di santa ragione e anche All presentava i postumi dello scontro.
Insieme tornarono al motel, attesero l'arrivo dell'ambulanza e videro l'ex dirigente portato via in barella avvolto in un sacco nero. Dopo una breve deposizione sull'accaduto furono liberi di prendere un taxi per tornare a casa.

La mattina seguente Kevin decise di non andare al lavoro, ma si alzò alla solita ora e si preparò di tutto punto. Mentre scendeva in strada sperò che anche quella mattina, al suo solito bar, ci fosse quella ragazza carina, con la quale aveva avuto il coraggio di scambiare solo qualche innocua parola.
Dopo quello che era accaduto la notte precedente aveva finalmente trovato il coraggio di chiederle un appuntamento!
Ser Ginny Tyrell
00giovedì 8 settembre 2011 00:09
In questi giorni purtroppo ho visto la disponibilità di tempo da passare a computer drasticamente diminuita, causa concorso di forze maggiori.
Chiedo venia e comunico che, in ogni caso, pubblicherò il racconto sicuramente entro la fine della settimana (spero entro sabato).
Intanto abbiamo già quello di Maestro Aemon!

Maestro Aemon
00mercoledì 14 settembre 2011 22:06
Nessun altro?!?
Jon_Re
00mercoledì 14 settembre 2011 23:56
Io non ce la faccio...
Ser Ginny Tyrell
00giovedì 15 settembre 2011 00:28
Io arrivo, arrivo ovviamente!
Ho riavuto solo stasera il mio computer, questione di poco ormai!

Faccia da cavallo
00giovedì 15 settembre 2011 07:51
entro domenica posto lo giuro!
Maestro Aemon
00venerdì 16 settembre 2011 01:03
Bene, avevo voglia di leggere altri sviluppi della storia.

Un sacco di problemi con i pc ultimamente. Io avevo riavuto il mio ieri sera, giusto il tempi per esultare che la scheda madre era tornata e mi è saltato l'hd!

Ma Lo re che fine ha fatto?!? Sbaglio o è un pò che non lo si legge?
Maestro Aemon
00venerdì 7 ottobre 2011 00:45
[SM=x204847] Bonci bonci bo bo bo!!! [SM=x204847]

[SM=x204865]
Jon_Re
00venerdì 7 ottobre 2011 10:19
Hosteruccio va beh che stai in Ucraina, ma si può votare per i racconti pubblicati?
Il termine è scaduto da un mese.
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