40 anni fa "gli angeli del fango"

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jules maigret
00giovedì 2 novembre 2006 16:41
40 anni fa l'arno esondava a cause delle abbondanti piogggie che si erano riversate sulla zona.
In meno di 24 ore le precipitazioni sulla zona di Firenze ammontarono a oltre 190 mm. (la media annua delle precipitazioni nella stessa zona è 823 mm). In tutto il bacino dell'Arno si ebbero precipitazioni simili.
L'Osservatorio Ximeniano, che da secoli registra le condizioni metereologiche nella città, comunicò che la pressione atmosferica calò subitaneamente di oltre 20 millibar, e che ci fu un repentino aumento della temperatura. Si ipotizzò quindi che un ciclone si fosse abbattuto sulla penisola convogliando una grande massa d'aria umida e calda.
L'ENEL diramò un dettagliato rapporto sull'accaduto nei giorni successivi (le dighe delle centrali idroelettriche di Levane e La Penna erano state indicate come possibili cause aggravanti) in cui stimava la quantità d'acqua che aveva colpito Firenze a circa 250 milioni di metri cubi, di cui 120 provenienti dall'alto corso dell'Arno, il resto dagli affluenti a valle delle dighe. Un tecnico dei Lavori Pubblici stimò la quantità d'acqua in 400 milioni di metri cubi.
La portata del fiume al massimo della piena venne stimata in 4000-4500 metri cubi al secondo.
jules maigret
00giovedì 2 novembre 2006 16:46
la cronaca
Gli ultimi giorni di ottobre ed i primi del novembre 1966 erano stati caratterizzati da violente ed intense precipitazioni, interrotte solo da brevi schiarite nel giorno di Ognissanti. Le piogge erano aumentate di intensità nella giornata del 3 novembre ma a Firenze e dintorni nessuno si dava eccessive preoccupazioni, dato che le piene dell'Arno, del Bisenzio, dell'Ombrone Pistoiese e degli altri corsi d'acqua erano per tutti un "classico d'autunno", occasione magari per una chiacchierata con i concittadini sulle spallette e sugli argini; anzi, in città e nei dintorni ci si preparava a trascorrere in casa il 4 novembre, Anniversario della Vittoria nella Grande Guerra, allora festa nazionale. Le vittime dell'alluvione furono relativamente poche anche per questa casualità: nessuno può dire cosa sarebbe accaduto se le acque avessero sorpreso i fiorentini che andavano al lavoro o i contadini all'opera nei campi in un giorno feriale.

3 NOVEMBRE
Sera: iniziano a giungere le prime notizie allarmanti dal Mugello e dalla provincia di Arezzo (Casentino, Alto Valdarno) dove fiumi, torrenti e fossi in piena hanno rotto gli argini
Mezzanotte: l'Arno inizia la sua opera di devastazione tracimando nel Casentino e nel Valdarno Superiore. Nella zona di Incisa in Val d'Arno vengono interrotte l'Autostrada del Sole e la ferrovia per Arezzo e Roma. Le acque dell'Arno invadono Montevarchi, Figline Valdarno, Incisa in Val d'Arno, Rignano sull'Arno, Pontassieve, Le Sieci e Compiobbi. A Reggello, un torrente in piena travolge una casa abitata da sette persone
4 NOVEMBRE
1.00: l'Arno straripa in località La Lisca, nel comune di Lastra a Signa. Vengono interrotte la strada statale Tosco-Romagnola e le comunicazioni tra Firenze ed Empoli (allora non era stata ancora costruita la SGC FI-PI-LI).
2.00: il torrente Mugnone, grosso affluente dell'Arno, straripa presso il Parco delle Cascine a Firenze.
3.00: arriva a Firenze la grande piena dell'Arno che ha già travolto i comuni a monte: il livello del fiume ha ormai raggiunto le spallette dei lungarni. Un sottufficiale dei Vigili del Fuoco, arrivato in Piazza Mentana, vede che l'acqua sta zampillando dai muretti e corre a dare l'allarme.
3.30: l'Arno rompe gli argini a Rovezzano. Vengono allagate le zone di San Salvi e del Varlungo mentre nella riva opposta simile sorte avviene per i quartieri di Gavinana e Ricorboli e per l'acquedotto comunale dell'Anconella. Qui si ha la prima vittima, Carlo Maggiorelli, un addetto alla sorveglianza degli impianti idrici, portato via dalla furia delle acque mentre sta rispondendo ad una telefonata che lo esorta a fuggire. Nel centro storico saltano le fogne e le cantine sono allagate.
4.00: le acque dell'Arno invadono il Lungarno Benvenuto Cellini, corrono per Via dei Renai e sommergono una larga parte dell'Oltrarno storico, i quartieri di San Niccolò, Santo Spirito, San Frediano, l'Isolotto e San Bartolo a Cintoia, fermandosi solo a Soffiano ed alle porte di Scandicci. L'acqua inizia ad affluire nel quartiere di Santa Croce e salta la luce elettrica.
4.30: inizia il dramma nella periferia occidentale: Lastra a Signa e una parte del comune di Scandicci (San Colombano, Badia a Settimo) sono allagate dalle acque di alcuni torrenti (Vingone, Rimaggio, Guardiana).
5.00: l'Arno straripa anche nella zona del Lungarno Acciaioli e di quello alle Grazie mentre nel resto della città l'acqua è a filo delle spallette. Gli orefici del Ponte Vecchio cercano di mettere in salvo i preziosi. Precipita la situazione nella provincia. A San Piero a Ponti il Bisenzio rompe l'argine e le sue acque si riversano su San Mauro a Signa e poi sulla parte sud del comune di Campi Bisenzio. Montelupo Fiorentino è sommersa dalle acque del fiume Pesa, che non riescono a confluire in Arno.
6.50: a Firenze cede la spalletta di Piazza Cavalleggeri: la furia dell'Arno si abbatte sulla Biblioteca Nazionale Centrale e sul quartiere di Santa Croce.
8.30: l'Ombrone Pistoiese rompe gli argini a Castelletti (comune di Signa) e le sue acque si uniscono a quelle del Bisenzio sommergendo Lecore, Sant'Angelo a Lecore, Le Miccine, San Giorgio a Colonica e una parte del comune di Prato (Castelnuovo, Tavola).
9.00: le acque limacciose dell'Arno irrompono in Piazza del Duomo a Firenze.L'Arno comincia a defluire dalla Porta di San Frediano mentre da tutte le fognature l'acqua defluiva con forza in via Pisana. Alle ore 11,00 sarà divenuto un vero e proprio fiume di acqua fangosa e piena di chiazze di nafta.
9.30: in alcune zone di Firenze l'acqua ha raggiunto il primo piano delle abitazioni. Il sindaco Piero Bargellini, assediato dalle acque in Palazzo Vecchio, manda le prime richieste di aiuto. Nel Viale Edmondo De Amicis saltano le condotte dell'acqua ed è fuori uso anche l'amplificatore di stato. L'Arno rompe anche nella zona di Quaracchi e sommerge i sobborghi di Peretola, Brozzi e la piana dell'Osmannoro nel comune di Sesto Fiorentino.
10.00: in Via Scipione Ammirato a Firenze esplode un deposito di carburante e muore un anziano pensionato. L'Arno travolge l'argine strada mediceo a San Donnino, che verrà pressoché sommersa. Nella stessa zona tracimano anche il Fosso Reale ed il Fosso Macinante.
10.30: allarme rosso a Campi Bisenzio, dove l'argine del Bisenzio dà vistosi segni di cedimento nel quartiere di San Lorenzo. Fortunatamente il grosso muro resiste ma nella zona nord del comune si registrano le esondazioni dei torrenti Marina e Marinella.
12.00: a Firenze, dove il dramma è in pieno svolgimento e ci sono già le prime vittime note (due anziani rimasti intrappolati), la popolazione della zona di Via Ghibellina è impegnata a salvare "dalla fine del topo" i detenuti del carcere delle Murate. I fiorentini, vincendo la loro proverbiale diffidenza, accolsero nei piani alti delle loro abitazioni questi fuggiaschi, coi quali instaurarono un positivo rapporto umano fatto di offerte di cibo, scuse per il disturbo, scambi di sigarette e chiacchericci surreali per la situazione contingente. Molti fiorentini ricorderanno così con simpatia questi ospiti improvvisi per la loro umanità e riconoscenza (uno di essi promise ad una signora che si sarebbe sdebitato "appena sarò in grado di fare un buon colpo"). Non ce la fece a salvarsi un solo detenuto, il venticinquenne Luciano Sonnellini, travolto dalla corrente. Va anche detto che se alcuni detenuti particolarmente pericolosi approfittarono dell'occasione per evadere e dedicarsi al saccheggio delle armerie, la gran parte di essi si consegnò alle Forze dell'Ordine o fece spontaneo ritorno in carcere appena passata l'emergenza.
14.30: a Campi Bisenzio le acque inondano il quartiere di San Martino. Nella zona di Brozzi e San Donnino, dove le case a schiera sono in buona parte basse e le acque hanno raggiunto anche i sei metri, molte persone si salvano rompendo i muri divisori delle abitazioni per rifugiarsi nelle case più alte (in una casa di San Donnino si ritrovarono 56 persone in fuga). A San Donnino, alcuni allevatori della zona mettono in salvo le loro mucche al primo piano della locale Casa del Popolo: la scena delle inconsuete ospiti nelle sale e nel balcone del circolo sarà ripresa dai mezzi di comunicazione e diverrà una delle più popolari e curiose dell'alluvione.
18.00: mentre cala la sera, a Firenze, dove le acque hanno raggiunto anche i sei metri di altezza, l'Arno inizia lentamente a rientrare nel suo corso. È l'inizio della fine dell'incubo per la città ma la furia del fiume in queste stesse ore arriva ed Empoli, dove l'Elsa rompe gli argini.
NOTTE TRA IL 4 ED IL 5 NOVEMBRE
Mentre a Firenze e dintorni arrivano i primi soccorsi (da ricordare, oltre all'esercito ed ai vari corpi delle forze dell'ordine, i coraggiosi bagnini della Versilia giunti con patini e gommoni) l'Arno prosegue la sua folle corsa, rompendo gli argini a Santa Maria a Monte e sommergendo Castelfranco di Sotto e Santa Croce sull'Arno. Stesso copione a Pontedera mentre Pisa, miracolata, deve lamentare il crollo dello storico Ponte Solferino. Nelle stesse ore, Grosseto viene sommersa dalle acque dell'Ombrone.

[modifica] Le vittime: la verità dopo quaranta anni
Uno dei principali "misteri" dell'alluvione fiorentina è sempre stato il numero delle vittime: la segretezza ed il riserbo delle autorità sull'argomento fin dai primi giorni contribuirono a far diffondere macabre leggende metropolitane come quella di decine di fiorentini che avevano trovato una morte orribile per essere stati sorpresi dalle acque nel sottopasso di Piazza della Stazione. Solo recentemente, l'Associazione Firenze Promuove è riuscita a trovare e pubblicare un documento ufficiale della Prefettura del novembre 1966 che fissò in 34 il numero delle vittime, di cui 17 a Firenze e 17 nei comuni della provincia. Persero la vita in quei drammatici giorni, per cause più o meno dirette dovute all'alluvione:

Elide Benedetti, 66 anni. La signora Elide, inferma, abitava in Via delle Casine e trovò una morte orribile: alcuni Carabinieri, impossibilitati a portarla via, la legarono ad una finestra per impedire che venisse travolta ma la donna morì annegata, assistita fino all'ultimo da un parroco coraggioso.
Giuseppina Biancalani, 76 anni. Abitava in Via Aretina e morì per le conseguenze di una caduta.
Guido Chiatti, 73 anni. Abitava in Via Arnolfo e fu travolto dalla corrente.
Pietro Cocchi e Giuseppina Poggioli, 74 anni. I due, marito e moglie, vivevano in Via Gian Paolo Orsini. Nonostante fossero stati avvertiti, non si misero in salvo anche perchè l'uomo era infermo.
Maria Facconi, 48 anni, Viveva in Piazza Santa Croce e morì per un infarto dopo essere stata portata in salvo perchè non fu possibile trovare l'ossigeno per la respirazione artificiale.
Angela Fanfani, 69 anni. Morì nella sua abitazione in un sottosuolo di Via Aretina nonostante un disperato tentativo dei vicini di salvarla.
Italia Frusi, 85 anni. La signora, cieca e inferma, morì nella sua camera del Pensionato del Sacro Cuore in via Masaccio.
Lino Leporatti, 65 anni. Viveva in via Benedetto Marcello e fu travolto dalla corrente.
Ermenegildo Livi, 81 anni. Abitava in Via Francesco Datini e morì per un infarto dopo essere stato messo in salvo.
Carlo Maggiorelli, 53 anni. Di Pozzolatico, addetto alla sorveglianza degli impianti idrici dell'acquedotto dell'Anconella, fu portato via dalla furia delle acque mentre rispondeva ad una telefonata che lo esortava a fuggire.
Angelina Marè, 59 anni, morta annegata nella sua casa di Borgo Pinti.
Cesare Martelli, 54 anni. Fu travolto dalle acque per essersi trattenuto nella sua casa di Via Ghibellina per cercare di salvare dei beni di valore.
Fedora Nesi, 77 anni. Paralitica, morì annegata nella sua casa di Via Ghibellina.
Armido Peruzzi, 71 anni. Messosi in salvo dalla prima ondata, morì annegato nella sua casa di Via di Rusciano, dove era tornato per recuperare alcuni beni, travolto da una seconda ondata.
Luciano Sonnellini, 25 anni. Detenuto del carcere delle Murate, fu travolto dalla corrente mentre cercava di raggiungere una delle case degli ospitali fiorentini.
Carlo Vensi, 80 anni. Muore per l'esplosione di un deposito di carburo al piano terreno della propria abitazione di Via Scipione Ammirato.
Corinna Cintelli, 70 anni, di Sant'Angelo a Lecore. Morì annegata dopo essere scivolata da un patino mentre stava venendo messa in salvo.
Guido Borghi, 64 anni. Morì a Castelfiorentino mentre stava cercando di salvare il bestiame.
Giovanni e Vittorio Cortini, di 58 e 24 anni. Morirono per il crollo della loro casa a Castelfiorentino.
Agostina Bini, 73 anni, di Empoli. Fu sorpresa dall'acqua mentre si trovava a letto ammalata; salvata, morì pochi giorni dopo in ospedale per i postumi.
Palmiro Mancini, 66 anni, di Empoli; morto travolto dalla corrente.
Orfea Casini, 68 anni, di Montelupo Fiorentino, morta travolto dalla corrente.
Giovanni Chiarugi, 68 anni, di Montelupo Fiorentino, annegato.
Particolarmente drammatico fu il bilancio per il comune di Reggello, dove morirono nel crollo della loro casa Brunetto Gonnelli (43 anni); Donatella Gonnelli (6 anni); Guidalma Gonnelli (9 anni); Lorenzo Gonnelli (31 anni); Rosina Merciai (43 anni) e Carolina Nocentini (70 anni).
Il comune di Sesto Fiorentino pagò anch'esso un tragico prezzo umano all'alluvione: nella zona dell'Osmannoro persero la vita i piccoli Leonardo Sottile, di soli tre anni e mezzo, morto per l'esplosione di un deposito di carburo nella casa dove abitava con la famiglia e Marina Ripari, 3 anni, strappata dalle braccia del babbo dalla corrente
jules maigret
00giovedì 2 novembre 2006 16:47
Soccorsi

L'alluvione non aveva interessato solo la città di Firenze, ma di fatto, con varia intensità, tutto il nord e centro Italia. La forza delle acque, solo in Firenze furono apportati dalla piena circa seicentomila metri cubi di fango, aveva distrutto una innumerevole serie di ponti, reso inagibili molte strade, rendendo assai difficoltosa l'opera di primo soccorso.

L'alluvione fu uno dei primi episodi in Italia in cui si evidenziò l'assoluta mancanza di una struttura centrale con compiti di protezione civile: i cittadini non furono avvertiti dell'imminente fuoriuscita del fiume, tranne alcuni orafi di Ponte Vecchio che ricevettero una telefonata di una guardia notturna che li invitava a vuotare le loro botteghe; le notizie furono date in grande ritardo e i Media tentarono di sottacere l'entità del disastro; per i primi giorni gli aiuti provennero quasi esclusivamente dal volontariato, o dalle truppe di stanza in città: per vedere uno sforzo organizzato dal governo bisognò attendere sei giorni dopo la catastrofe.

Gli "Angeli del fango" furono un esercito di giovani e meno giovani di tutte le nazionalità che volontariamente, subito dopo l'alluvione, arrivarono a migliaia in città per salvare le opere d'arte e i libri, strappando al fango e all'oblio la testimonianza di secoli di Arte e di Storia. Questa incredibile catena di solidarietà internazionale è una delle immagini più belle nella tragedia.

L'unico aiuto finanziario del governo fu una somma di 500mila lire ai commercianti, erogata a fondo perduto e finanziata con il solito sistema dell'aumento del prezzo della benzina (10 lire al litro; accisa ancora presente). La FIAT ed altre case automobilistiche offrirono a chi aveva perso l'auto uno sconto del 40% per comparne una nuova e una "supervalutazione" di 50mila lire per i resti della macchina alluvionata. Un grande merito nell'opera di sensibilizzazione si dovette ad un documentario del regista fiorentino Franco Zeffirelli, che comprendeva un accorato appello in italiano dell'attore inglese Richard Burton. Giunsero così presto nel capoluogo toscano i primi aiuti, in veste più o meno ufficiale. Un grande contributo fu dato da alcune città toscane come Prato e dai comuni della Versilia (che misero a disposizione, come già detto, pattini, gommoni e bagnini), da altri comuni e città italiane (in particolare umbre e emiliane, per ovvia solidarietà "di partito"), dalle forze armate americane di stanza in Italia, dalla Croce Rossa tedesca, da varie associazioni laiche e cattoliche, da alcune federazioni di partiti politici e, ovviamente, dalle Forze Armate Italiane. Aiuti "ufficiali" arrivarono anche dall' Unione Sovietica, dalla Cecoslovacchia e dall'Ungheria, simbolo di come l'Arno era stato capace anche di corrodere, seppur per poco, il ferro della Cortina.

È inevitabile che i più duraturi nella memoria siano i danni al patrimonio artistico: migliaia di volumi, tra cui preziosi manoscritti o rare opere a stampa furono coperti di fango nei magazini della Biblioteca Nazionale Centrale, e una delle più importanti opere pittoriche di tutti i tempi, Il Crocifisso di Cimabue conservato nella Basilica di Santa Croce deve considerarsi, nonostante un commovente restauro, perduto all'80%.

[Modificato da jules maigret 02/11/2006 16.53]

jules maigret
00giovedì 2 novembre 2006 16:58
alcune immagini
Tratte dal libro "L'alluvione", edito nel 1991 dal Comune di Poggio a Caiano (a cura di Renzo Gradi, foto di Gustavo Rindi, Foto Ottica Radar, Foto Ottica Galli, Ranfagni)











venere28
00mercoledì 4 novembre 2009 11:02
Ecco, lo sapevo io che mi sarebbero venuti i lucciconi agli occhi.
Mamma mia, che situazione, che momenti orribili, che morti atroci.
Mi ha colpito molto il particolare dei carcerati che avevano trovato riparo c/o delle famiglie generose.
Come mai nessuno ha scritto niente?
Io avevo solo un anno, ero naturalmente a conoscenza di questo fatto perchè nel corso degli anni comunque se ne è sempre parlato, ma qui non c'è nessuno un po' più grande che magari stava da quelle parti ed ha qualche ricordo vivo?

Domanda scema, se ci fosse avrebbe già scritto.

Comunque grazie Jules
[SM=g27985]
jules maigret
00mercoledì 4 novembre 2009 11:17
Re:
venere28, 2009/11/04 11:02:

Ecco, lo sapevo io che mi sarebbero venuti i lucciconi agli occhi.
Mamma mia, che situazione, che momenti orribili, che morti atroci.
Mi ha colpito molto il particolare dei carcerati che avevano trovato riparo c/o delle famiglie generose.
Come mai nessuno ha scritto niente?
Io avevo solo un anno, ero naturalmente a conoscenza di questo fatto perchè nel corso degli anni comunque se ne è sempre parlato, ma qui non c'è nessuno un po' più grande che magari stava da quelle parti ed ha qualche ricordo vivo?

Domanda scema, se ci fosse avrebbe già scritto.

Comunque grazie Jules
[SM=g27985]


mi sono ricomosso anch'io a rileggerlo.
al tempo avevo 8 anni e mi ricordo il fiume e i torrenti in piena qui da noi.
ma sai non avevo la TV ( la compranno l'anno dopo) quindi ho pochi ricordi di Firenze


venere28
00mercoledì 4 novembre 2009 11:21
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