Censura: rapporto annuale 2007

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vanni-merlin
00mercoledì 7 marzo 2007 23:43
Censura: rapporto annuale 2007


redazione ECplanet

Reporters sans Frontières ha reso pubblico, il primo febbraio, il suo rapporto annuale 2007, che delinea lo stato della libertà di stampa in 98 paesi, dalla Corea del Nord all'Eritrea, passando per Cuba e il Turkmenistan. Ma s'interessa ugualmente alle democrazie in cui restano progressi da fare e alcune acquisizioni sono minacciate. “Siamo già ora inquieti per l'evoluzione della situazione nel 2007 - dice l'organizzazone - sei giornalisti e quattro collaboratori dei media sono stati uccisi nel mese di gennaio”.

In Medio Oriente, i giornalisti hanno pagato ancora il prezzo dell'instabilità cronica della regione. Almeno 65 professionisti dell'informazione sono stati uccisi in Iraq e i rapimenti si sono moltiplicati nel paese, così come nei territori palestinesi. E, malgrado le ripetute promesse dei loro dirigenti, gli stati del mondo arabo non hanno visto avanzate democratiche significative.

In America Latina, l'assassinio di una decina di giornalisti in Messico in quasi-impunità, il perdurare della detenzione di oltre una ventina di giornalisti a Cuba, il degradare della situazione in Bolivia, finora il paese del Sud con la migliore posizione nella graduatoria di RsF, rappresentano inquietudini che devono incitare la comunità internazionale ad una maggiore vigilanza.

In Asia, le violazioni della libertà di stampa hanno raggiunto livelli allarmanti: 16 professionisti dei media uccisi, almeno 328 indagati, 517 aggrediti o minacciati e non meno di 478 media censurati nel 2006. Sono davvero pochi i paesi asiatici in cui tutto può essere detto o scritto.

Il disprezzo verso i giornalisti è stato la costante anche di numerosi stati africani. I governi del Corno d'Africa sono stati i più autoritari nei confronti della stampa nel 2006. Inoltre, l'impunità dimora nel continente e gli assassini di giornalisti in Gambia e Burkina Faso, in particolare, beneficiano sempre della protezione di governi complici o di responsabili politici onnipotenti.

Infine, avanzano le dittature del web: almeno 60 persone sono state imprigionate per aver pubblicato sulla rete testi critici verso le autorità. La Cina, pioniera in materia, genera emulatori: Vietnam, Siria, Tunisia, Libia, Iran, mentre le prigioni per blogger e altri cyberdissidenti si moltiplicano.


Fonte: Reporters sans Frontières / febbraio 2007



da: www.ecplanet.com/canale/varie-5/guerra_alle_liberta-152/0/0/29385/it/ecpla...

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