GIOVANNI BIANCONI: LE INTERFERENZE PARALLELE TRA PROCESSO E RIFORME

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INES TABUSSO
00giovedì 1 febbraio 2007 00:08
CORRIERE DELLA SERA
31 gennaio 2007
LE INTERFERENZE PARALLELE TRA PROCESSO E RIFORME
Giovanni Bianconi

Le parole le ha scelte con cura per evitare toni troppo forti, ma quando ha detto che la riforma in discussione del segreto di Stato «riguarda esattamente un tema su cui ancora un giudice deve pronunciarsi in un delicato processo» il pubblico ministero Armando Spataro intende che l’ipotizzata modifica dell’articolo 202 del codice di procedura penale è un’entrata a gamba tesa sul processo che lui e il suo ufficio hanno messo in piedi contro il generale Nicolò Pollari, l’ex direttore del Sismi accusato di sequestro di persona. Dal suo ufficio alla Camera, Luciano Violante si rammarica perché — ribatte— «non c’era alcuna intenzione di interferire con quella vicenda». In ogni caso «il testo non è definitivo, se ci sono punti da migliorare si miglioreranno. E le opinioni di un magistrato come Spataro vanno ascoltate perché è una delle persone più esperte su questa materia». Al di là di diplomazie e rassicurazioni, però, è abbastanza chiaro che il progetto di riforma sui servizi di sicurezza, con quella norma che modifica le regole sul segreto di Stato, influisce quantomeno sul clima in cui si sta celebrando l’udienza preliminare nella quale si deve decidere se mandare sotto processo Pollari e gli altri imputati. Detta in soldoni, la modifica proposta riscrive la norma proprio come vorrebbero che fosse scritta gli avvocati del generale.
I quali lunedì mattina hanno chiesto al giudice di mandare l’articolo 202 davanti alla Corte costituzionale, perché ne valuti l’illegittimità proprio nel punto in cui non prevede che pure di fronte al segreto opposto da un imputato si possa bloccare il processo. Naturalmente le valutazioni del giudice Caterina Interlandi, che si pronuncerà martedì prossimo sulla richiesta dei difensori, prescinderanno dal progetto di riforma.Mail testo in discussione alla Camera potrebbe significare che la questione posta dagli avvocati Franco Coppi e Titta Madia non è così campata in aria come ha sostenuto proprio Spataro davanti al giudice. Anzi. Di qui la preoccupazione dell’interferenza, anticamera del sospetto di una legge «ad personam» sul modello tanto criticato nella precedente legislatura, quando governava il centrodestra; con la magistratura milanese sempre coinvolta nelle dispute. Per respingere il sospetto e dimostrare che non c’è alcun imputato eccellente nei pensieri di chi sta lavorando alla riforma, Violante ricorda altre due novità contenute nello stesso progetto di legge. Di fronte al segreto confermato dal governo, i magistrati potranno sollevare conflitti di attribuzione davanti alla Corte costituzionale e lì quel segreto dovrà cadere per permettere ai giudici della Consulta di decidere; inoltre si prevede che anche di fronte a un segreto di Stato, se i magistrati accertano i fatti di cui si occupano per altra via, potranno ugualmente procedere contro gli imputati. «Volessimo fare dei favori a qualcuno non avremmo inserito queste modifiche a tutela delle indagini», spiega il presidente della Commissione affari costituzionali. Ma resta il problema della riformulazione dell’articolo 202, e il rischio delle «interferenze parallele». Dopo le scintille di ieri, quale che sarà la soluzione finale verrà comunque messa in relazione alla vicenda dell’ex direttore del Sismi finito sotto inchiesta. Quantomeno per via del clima in cui si deciderà l’eventuale giudizio, ma a questo punto anche per quello in cui avverrà la discussione e l’eventuale approvazione della riforma dei servizi segreti.


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