IL FAVOLOSO MONDO DI CARLO

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INES TABUSSO
00domenica 18 giugno 2006 22:17

IL RITRATTO DEL PRINCIPE VITTORIO EMANUELE CHE OGGI, SU "LA STAMPA", CI REGALA IL GIORNALISTA CARLO ROSSELLA STRIDE IMPIETOSAMNETE CON IL TENORE DELLE FRASI CONTENUTE NELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE PUBBLICATE DALLO STESSO GIORNALE.
SI VIENE ASSALITI DAL DUBBIO CHE I GIORNALISTI NON LEGGANO I GIORNALI SU CUI SCRIVONO:



"Vittorio Emanuele, pur fra alti e bassi, cadute e risalite, è una persona simpatica. Ha la battuta pronta e ingenua, l'aria svagata, l'eleganza naturale, una indubbia voglia di vivere e di gustare quel che di bello e di buono passa la vita. E' un uomo che sa soffrire, perdonare, dimenticare.
Scorderà, ne sono certo, anche questa brutta storia.
(...)
Arriveranno altre storie, leggeremo altri verbali, e intercettazioni, e note poliziesche. Non possiamo più fare a meno del reality show giudiziari. E' un vizio che abbiamo da sempre. Ci accompagnerà, se le leggi non cambieranno, per tutta la vita".





LA STAMPA
18 giugno 2006
Un giallo d'appendice
Carlo Rossella


Quelli che se ne intendono di scandali lo avevano previsto: «prima o poi un altro grosso affaire si mangerà Calciopoli, in Italia è inevitabile che sia così». C'è sempre un pesce grosso che divora il più piccino. E la storia di Vittorio Emanuele di Savoia e dei suoi presunti amici, i Bonazza, i Salmoiraghi, i Migliardi (da non confondersi con miliardi) è davvero succulenta per dei mass media ormai annoiati da Moggi e per una opinione pubblica desiderosa di gossip speziati, vicende da commentare sotto l'ombrellone, sulla terrazza di una villa, sul ponte di una bella barca. E che gossip si sono intrecciati venerdì sera, col week-end ormai acceso, fra Roma e Madrid, Bruxelles e Ginevra. Re Juan Carlos di Spagna ha telefonato dal mare di Ibiza ad alcuni aristocratici capitolini per sapere tutto del «principito Victor». E il re del Belgio, cugino del principe incarcerato, ha chiesto notizie alla famiglia. Al Circolo della Caccia la notizia ha fatto tremare le flûtes innalzate per celebrare l'erede al trono di Grecia. Chi non si è emozionato, chi non ha fatto una piega, chi non è corso a vedere un tg, chi non ha letto avidamente i giornali ieri mattina alzi la mano. La storia è talmente bella che non sembra vera. Un principe un po' così, bonaccione e spesso vittima di uomini e storie poco edificanti. Donne di costumi facili, belle e care, come sta scritto negli atti giudiziari. Gioco d'azzardo, benché lontano dai classici clichés della letteraria perdizione (roulette, baccarat, chemin de fer), ma ridotto a più proletarie slot machines. Uno stuolo di faccendieri siculo-elvetici, che sembrano fuggiti dalle pagine di un romanzo di Piero Chiara. Infatti molte storie si svolgono sui laghi: Lugano, Como, Ginevra. E il lago, si sa, può essere galeotto, in tutti i sensi.

Fino a martedì, giorno dell'interrogatorio del principe, non sapremo quasi niente della sua difesa. Dovremo fidarci di quel che dicono i magistrati, dei verbali, delle registrazioni intercettate, dei brevi colloqui in carcere di qualche parlamentare in visita a sua altezza. Sentiremo, e stiamo già ascoltando ora la voce dell'accusa: in tutto, si dice, duemila pagine, un romanzo giallo e d'appendice nello stesso tempo.

Vittorio Emanuele ha da questa mattina quarantotto ore di tempo per leggere gli atti che lo riguardano, riflettere sul mandato di cattura, elaborare una difesa che convinca i giudici a lasciarlo tornare nella Svizzera ora molto amata e desiderata.

Credo che l'opinione pubblica italiana non voglia vedere l'erede al trono dei Savoia languire in una prigione come il conte di Montecristo. Vittorio Emanuele, pur fra alti e bassi, cadute e risalite, è una persona simpatica. Ha la battuta pronta e ingenua, l'aria svagata, l'eleganza naturale, una indubbia voglia di vivere e di gustare quel che di bello e di buono passa la vita. E' un uomo che sa soffrire, perdonare, dimenticare.

Scorderà, ne sono certo, anche questa brutta storia. Il tempo lavorerà a suo favore. In cuor suo lui ne è già convinto. L'ottimismo, a volte confortato, e perché no, da qualche fresco bicchiere di Baron de L., lo ha sempre sorretto. La vicenda, certo è un brutto, fastidioso, incidente. Dopo il suo rientro in Italia, Vittorio Emanuele andava e veniva, fra inaugurazioni e celebrazioni, marce reali, eroi e tombe, combattenti e reduci, anziani monarchici e freschi savoiardi, signore e circoli. Nel mucchio dei confidenti o dei sostenitori dell'ultima ora ci sarà stato senza dubbio qualche avventuriero, capace di invischiare il pover'uomo, come lo ha definito ieri La Stampa, in qualche storia non del tutto edificante. Ne avremo da leggere nei prossimi giorni.

L'estate del 2006 sarà l'estate di Vittorio Emanuele di Savoia, come quella del 1978. Allora tutto si svolse a Cavallo, sotto la regia reticente della magistratura francese. Adesso il principe è con noi. Tutto è a portata di mano. Poi anche questo scandalo sarà un’ombra, dissolta nel tempo. Arriveranno altre storie, leggeremo altri verbali, e intercettazioni, e note poliziesche. Non possiamo più fare a meno del reality show giudiziari. E' un vizio che abbiamo da sempre. Ci accompagnerà, se le leggi non cambieranno, per tutta la vita.


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