IL SISMI, IL CSM, E I MAGISTRATI SPIATI

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INES TABUSSO
00giovedì 5 luglio 2007 00:52

CORRIERE DELLA SERA
4 giugno 2007
Csm: il Sismi spiò i magistrati
All'epoca il capo era Nicolò Pollari, indagato insieme a Pompa

Delibera approvata a unanimità: a orchestrare la campagna contro giudici e pm furono vertici servizio segreto e non elementi deviati

ROMA - Si aggrava la posizione processuale degli ex vertici del Sismi, il servizio segreto militare. C'era infatti il Sismi in quanto tale, all'epoca guidato da Nicolò Polllari, e non «settori deviati» del servizio dietro l'attività di spionaggio nei confronti di magistrati, venuta alla luce con la scoperta dell'archivio di via Nazionale a Roma. Un'attività «estranea» ai compiti del Sismi il cui scopo era «intimidire» e far «perdere credibilità » ai magistrati. La sottolinea il Plenum del Csm in una risoluzione approvata all'unanimità.


INCHIESTE - Il ritrovamento dell'archivio di via Nazionale portò all'apertura di un'inchiesta parallela a quella Telecom in cui è indagato Pollari insieme all'ex funzionario del Sismi Pio Pompa per peculato e violazione della corrispondenza elettronica.
L'inchiesta sulla presunta raccolta illegale di informazioni riservate da parte di ex manager di Telecom Italia ha portato all'arresto, il 12 dicembre scorso, tra gli altri, dell'ex numero due del Sismi Marco Mancini, dell'ex capo della sicurezza Telecom Giuliano Tavaroli e dell'investigatore Emanuele Cipriani, che era ai domiciliari. Le ipotesi di reato contestate a vario titolo ai diversi indagati sono di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di pubblici ufficiali, rivelazione di segreto d'ufficio, appropriazione indebita, falso, favoreggiamento e riciclaggio.
DELIBERA - La presa di posizione del Csm arriva all'indomani delle dichiarazioni spontanee con cui Pompa ha voluto sminuire la vicenda davanti ai pm di Roma che lo indagano insieme con l'ex direttore del servizio Nicolò Pollari. E dopo un'attività istruttoria del Consiglio che ha acquisito documentazione e ha ascoltato i pm romani. «La documentazione acquisita - scrive al riguardo il relatore della risoluzione, Fabio Roia (Unicost) - evidenzia che a partire dall'inizio dell'estate del 2001 (e cioè subito dopo l'elezioni del maggio dello stesso anno) ebbe inizio nei confronti di alcuni magistrati italiani ed europei e delle associazioni di loro riferimento un'attività di intelligence da parte del Sismi, che si è protratta in modo capillare e continuativo, fino al settembre 2003 e in modo saltuario fino al maggio 2006». Questa opera «fu oggetto di ripetute informazioni al direttore del servizio e sembra quindi riferibile al Sismi in quanto tale e non a suoi settori deviati - sottolinea il Csm - come conferma del resto nella memoria depositata alla procura di Milano il 7 luglio del 2006 il coordinatore di questa attività, Pio Pompa».
MAGISTRATI COLLABORARONO CON IL SISMI - L'opera di intelligence nei confronti delle toghe, denuncia il Csm, «si è concretizzata non solo nella raccolta e nella schedatura di materiali noti o comunque pubblici, ma anche in un capillare monitoraggio delle attività dei movimenti e della corrispondenza informatica di magistrati, mediante forme di osservazione diretta o a opera di terzi non individuati». E non basta: «sono stati posti in essere dal Sismi specifici interventi tesi a ostacolare e contrastare l'attività professionale o politico culturale dei magistrati e delle loro associazioni», in particolare Magistratura Democratica e Medel. A preoccupare il Csm sono non solo gli effetti di intimidazione nei confronti dei magistrati, ma anche un'altra circostanza emersa pure dalle indagini della procura di Roma: il fatto cioè che l'opera di intelligence nei confronti di magistrati «si è talora svolta con la partecipazione o l'ausilio di appartenenti all'ordine giudiziario». «Ogni tipo di collaborazione di magistrati con i servizi segreti oltre che espressamente vietata dalla legge - ammonisce Palazzo dei Marescialli - è estranea al modello costituzionale dell'ordine giudiziario e ai suoi connotati di terzietà e indipendenza».




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Pollari: da Csm conclusioni ingiuste sul Sismi
L'ex numero uno dei servizi: i dossier di Pompa? Mai utilizzati o trasmessi
«Mai svolte attività non consentite, tanto meno nei confronti di uomini politici, di magistrati o di giornalisti»


ROMA - «Mai svolto attività non consentite contro politici, magistrati e giornalisti». E i dossier di Via Nazionale, attribuiti a Pio Pompa? «Non sono mai stati trasmessi e utilizzati dal Sismi». L'ex capo del Sismi, il generale Nicolò Pollari, respinge le accuse sullo scandalo venuto alla luce con la scoperta dell'archivio di via Nazionale a Roma. Il Plenum del
Csm - in una risoluzione approvata all'unanimità - mercoledì mattina aveva sottolineato che non erano «settori deviati» del servizio segreto militare a gestire l'attività di spionaggio nei confronti di alcuni magistrati, ma «il Sismi in quanto tale». E pertanto responsabili diretti sono da ritenere i vertici del servizio. E Nicolò Pollari in particolare, che dirigeva il Sismi. Attività di spionaggio «estranea» ai compiti del Sismi il cui scopo era «intimidire» e far «perdere credibilità » ai magistrati.
NESSUN DOSSIER ILLECITO - In un'intervista al Tg5, Pollari ha ribadito che «il Sismi da me diretto, mai, dico mai, ha svolto attività non consentite, tanto meno nei confronti di uomini politici, di magistrati o di giornalisti». Pollarì ha negato l'esistenza di archivi segreti: «Il Sismi da me diretto, in un periodo di guerre, si è occupato di evitare attentati in Italia o contro obiettivi italiani, di salvare vite umane e di portare in salvo cittadini italiani. Non esiste né in via Nazionale né in altro luogo - ha aggiunto Pollari - alcun archivio del Sismi che contenga dossier illeciti nei confronti di chiunque, né esiste alcun documento da utilizzare a fini intimidatori nei confronti di chicchessia. I file oggetto di discussione, rinvenuti nei computer personali del dottor Pompa, che aveva funzioni di analista di fonti aperte, specie di analista Internet, recano documentazione sua personale».
ARCHIVI DA FONTI GIORNALISTICHE - «Si tratta peraltro - ha proseguito Pollari - per quanto mi è dato di conoscere, di dati e notizie di fonti giornalistiche, attinti da giornali, libri e siti Internet, aperti e disponibili per chiunque legga o navighi nel web. Mai tali atti e documenti sono stati trasmessi o utilizzati dal Sismi. Non ritengo accettabile - ha concluso Pollari - che vengano emessi pronunciamenti in assenza di conoscenze complete e adeguate dei fatti e che si celebrino processi mediatici ai danni di un'istituzione repubblicana che ha operato solo per garantire la sicurezza dello Stato e dei cittadini italiani in momenti così delicati e difficili per il Paese». L'ex numero uno dei servizi ha aggiunto che «sempre ho mantenuto una linea di doveroso riserbo. Mi sono imposto una deroga, non al fine di difendere me stesso, ma per il fatto - ha sottolineato - che le conclusioni cui è pervenuto oggi il Consiglio superiore della magistratura, secondo quanto divulgato dagli organi di informazione, investono ingiustamente l'istituzione Sismi».
CONDANNE DAL CSM - Già in precedenza l’avvocato di Nicolò Pollari, Franco Coppi, si era detto «sorpreso da toni usati» dall'organo di autogoverno dei giudici. «Apprendo con sorpresa - ha detto - che il Consiglio superiore della magistratura su certi fatti abbia pronunciato una sorta di sentenza di condanna. Mentre parallelamente c’è una attività istruttoria sugli stessi fatti. Forse sarebbe il caso di attendere il risultato del lavoro degli organi inquirenti».




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04-LUG-07 15:50
DOSSIER ILLECITI: COPPI, CSM HA GIA' SENTENZIATO

Roma, 4 lug. - (Adnkronos) - Il documento approvato dal Csm ha provocato l'intervento del professor Franco Coppi, che con il collega Titta Madia assiste l'ex capo del Sismi generale Nicolo' Pollari. "Apprendo con sorpresa -ha detto il penalista- che il Csm su certi fatti pronunzia sentenza di condanna mentre parallelamente a Roma in Procura e' cominciata un'attivita' istruttoria sugli stessi fatti. Forse sarebbe il caso di aspettare".




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LA STAMPA
4 luglio 2007
4/7/2007 (19:42)
Dossier illegali, 200 le toghe spiate
Il Csm: "A spiare i magistrati era proprio il Sismi"
Nel mirino quasi tutti pm Milano,
ma anche i colleghi di altre sedi


ROMA
«Magistrati militanti»: così vengono definiti nei documenti raccolti ed esaminati dal Csm i giudici spiati e schedati dall’ex funzionario del Sismi Pio Pompa. Ci sono molti nomi noti della Procura di Milano, assieme a quelli di colleghi di Torino, Roma, Palermo; oltre a due ex presidenti dell’Anm e ad una decina tra consiglieri in carica ed ex rappresentanti delle toghe a Palazzo dei Marescialli, tutti di Md e membri di Medel, indicata nella documentazione trovata nell’archivio di via Nazionale come «il deus ex machina di quel movimento internazionale dei magistrati militanti», all’epoca presieduta dall’ex leader della corrente di sinistra delle toghe Ignazio Patrone.

Nomi citati nei documenti trovati nell’archivio di via Nazionale, come risulta dalla risoluzione approvata oggi dal Csm. Un elenco aggiornato al marzo 2002 «comprende 203 magistrati di 12 paesi europei: 46 sono italiani». Tra i documenti acquisiti ci sono «appunti esplicativi del progetto di osservazione e intervento del Sismi su settori della magistratura definiti ’portatori di pensieri e strategie destabilizzanti (...) e vicini ai partiti della passata maggioranzà», quella di centrosinistra: obiettivi, la «neutralizzazione di iniziative, politico-giudiziarie, riferite direttamente a esponenti dell’attuale maggioranza di governo e/o di loro familiari».

Nell’elenco delle toghe spiate, sotto la voce «aree di sensibilità», compaiono tra l’altro i nomi di «Colombo, D’Ambrosio, Caselli, Bruti Liberati, Almerighi, Natoli, Ingroia, Principato, Sabella, Mancuso (Dap/Na), Mancuso (Bo), Salvi, Cesqui, Lembo, Casson»; mentre tra i «supporter e/o braccio armato» vengono elencati «Borrelli, Davigo, Boccassini, Greco, Taddei, Ichino, Carnevali, D’Ambrosio e Colombo». Sempre dal documento del Csm risultano citati Livio Pepino (attuale consigliere Csm) e l’ex segretario di Md Ignazio Patrone. «Specifiche schede biografiche o indicative dei rapporti intrattenuti dagli interessati con personalità politiche italiane e non, sono dedicate ad Armando Spataro, Stefano Dambruoso, Domenico Gallo».

C’è poi un «promemoria», trovato sempre nell’archivio di via Nazionale, che riguarda la «rete informativa utilizzata dal magistrato francese di collegamento presso il ministero di Grazia e Giustizia, Emmanuel Barbe», che «risulterebbe da tempo in stretti rapporti con diversi esponenti del cosiddetto movimento dei ’giuristi militantì»: viene segnalata la sua «asserita propensione a predisporre ed usufruire di una propria efficace rete ’informativà in grado di interagire sul duplice versante politico e giudiziario».



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