Idrogeno in riviera...

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Robyk65
00lunedì 28 marzo 2011 12:11
Palanche non ce ne sono mai, così ci hanno ormai convinto i perenni pianti provenienti dalle aziende di trasporto, la RT non ha mai fatto eccezione naturalmente, ma per buttarle in minchiate del genere li trovano sempre; invece di rinnovare e manutenere la rete filoviaria esistente e di pensare magari anche ad un collegamento sostitutivo costiero capillare, veloce e comodo (una bella tranvia?) ora che la ferrovia è in procinto di essere completamente trasferita a monte e lo spazio lasciato è occupato dalla famosa (e buia) pista ciclabile (per carità, meno male che l'hanno fatta).
Ma risulta anche evidente che l'Aurelia è l'unica ed ormai inaffidabile via di comunicazione rimasta, perennemente intasata da ogni tipo di mezzo, filobus (quando si ricordano di metterli) inclusi.
E questi, dopo aver rapidamente aumentato a 1.50 euro il biglietto, (invidia di Genova?) si inventano l'idrogeno [SM=x1405312] e confidando nella diffusa ignoranza sull'argomento trovano frotte di boccaloni che loderanno sicuramente l'iniziativa, che tristezza...

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Innovazione tecnologica alla Riviera Trasporti

28 marzo 2011 - Loredana Grita

Finanziata dalla Ue una stazione per produrre idrogeno e cinque nuovi bus

Imperia - Una piccola azienda di gestione del trasporto pubblico locale impegnata in una sfida innovativa e tecnologica tanto da partecipare ad un programma di ricerca dell’Unione europea per lo sviluppo delle energie alternative elaborato insieme ad aziende di quattro nazioni del Nord Europa: Norvegia, Danimarca, Olanda e Belgio. Una sfida vinta che porterà nelle casse della Riviera Trasporti Spa oltre 10 milioni di euro coi quali realizzare, in alta valle Armea, una stazione per la produzione di idrogeno e acquistare cinque autobus alimentati con questo tipo di combustibile. Il tutto con l’obiettivo di sviluppare la rete di mezzi che sfruttano tale tecnologia per sostituirli gradualmente ai filobus.

«Una grossa opportunità che abbiamo colto in seguito ad un viaggio in Belgio presso la Van Hool, una delle aziende leader del settore e una delle poche che produce gli autobus a alimentati a idrogeno», conferma la notizia l’amministratore delegato di Riviera Trasporti, Enzo Amabile.

Insomma quando è uscito il bando della Unione europea i contatti già in corso tra Rt e l’azienda belga hanno fatto scattare l’idea e la collaborazione estesa ad altre importanti aziende europee del settore: una sorta di associazione temporanea di impresa per partecipare all’ambizioso programma finalizzato allo sviluppo delle tecnologie alternative e alla diffusione dei mezzi che funzionano a idrogeno. La Riviera trasporti si è mossa in collaborazione con la Regione e Liguria e con l’Università di Genova. Alla fine è arrivato il finanziamento per complessivi 28 milioni e mezzo di euro. Alla Riviera Trasporti ne andranno 10 milioni e 312 mila.

Ben poche aziende di trasporto pubblico stanno investendo per testare veicoli a zero emissioni ma la Riviera Trasporti intende farlo con una partenza alla grande. Certo ci vorrà ancora tempo per realizzare l’immissione in servizio di grandi quantità di questi bus, ma l’idrogeno è evidentemente l’obiettivo di motorizzazione collettiva del futuro e la Rt dimostra di voler investire nel futuro e nell’energia pulita. Tale progetto permetterà il rinnovo del parco macchine nei prossimi anni. In particolare nel programmi dell’aziende ci sarebbe la sostituzione della rete filoviaria presente tra Arma di Taggia e Ventimiglia.

«Nel terreno già acquisito in valle Armea - spiega Enzo Amabile - realizzeremo una stazione per la produzione di idrogeno per scissione dell’atomo dell’acqua, alimentata a energia solare».

Nella stessa area (8000 metri quadrati) su indicazione del Comune di Sanremo saranno trasferiti gli impianti che ora occupano la vasta area di corso Cavallotti che la Riviera Trasporti intende vendere. Il bando è stato pubblicato: il prezzo a base d’asta è di 12 milioni di euro. Un bell’affare per l’azienda che proprio in questo periodo è alla prese con un piano di ristrutturazione che dovrebbe permettere di equilibrare i conti nell’arco di cinque anni.

Intanto l’azienda si sta preparando a partecipare, entro la fine dell’anno, alla gara europea per l’affidamento del servizio di trasporto pubblico locale in provincia di Imperia che in un momento di crisi del settore potrebbe fare gola a tanti.


www.ilsecoloxix.it/p/imperia/2011/03/28/AOOUU8H-innovazione_tecnologica_traspor...
giambo64
00lunedì 28 marzo 2011 16:33
Se facessero questo per sostituire gli autobus a gasolio ci starebbe e sarebbe anche bello, ma questi idioti lo fanno per sostituire i filobus...
Sono dei deficenti, non capiscono un belino, sono dei mangiamerda, va bè mi fermo qui...
ralco
00lunedì 28 marzo 2011 19:24
Vedi, Giambo, il problema è che la maggior parte dei fondi, italiani ed UE, destinati a finanziare piccole iniziative a pioggia per tutela ambientale, sono quasi sempre destinati a demo per far scrivere i giornali e fa far bella figura al politico di turno, più che a contribuire con sostanza all'ambiente.
Questo è uno dei tanti.
Ci metto, che mi ricordi, la rete di idrogeno ad Arezzo, i bus elettrici a Genova, già tutti mezzi scoppiati perchè le batterie non reggono le nostre salite e, secondo me, pure le bici a pedalata assistita.
Per quanto riguarda l'idrogeno, abbiamo discusso abbondantemente che esso non è una fonte di energia, ma un vettore, e pure di modesto rendimento.
Far marciare ad idrogeno dei veicoli in Italia, dove l'energia elettrica per creare l'idrogeno si ottiene in larga misura da metano, è un vero controsenso: basta far viaggiare i mezzi direttamente a metano e, tenuto conto della catena metano-turbina- rete elettrica-elettrolisi- rete distribuzione ed immagazzinamento idrogeno, si inquina molto di meno. Diverso negli altri paesi europei, che hanno un forte zoccolo di energia elettrica da nucleare.
Sostituire poi dei filobus con bus a idrogeno è cosa ancor più insensata. Invece che dare corrente ad un mezzo che ha di per sé rendimenti altissimi, si alimenta la suddetta catena per far girare un motore termico, che rende meno di un terzo del motore elettrico. [SM=x1405314]

A volte mi domando quale balzo potremmo fare, in Italia, sulle rinnovabili se si cominciasse a concentrare il finanziamento su ciò che veramente rende. Pochi grandi impianti a solare termico nel sud (invece della pioggia di fotovoltaico domestico che rende poco e niente), eolico solo dove il vento c'è, grandi impianti per biomasse e, magari, ulteriori investimenti sull'idrolelettrico e sul geotermico ( due fonti di cui sempre ci si dimentica) [SM=g27992]
papupi
00martedì 29 marzo 2011 08:06
pienamente d'accordo con il post di Luigi.
Trammax
00martedì 29 marzo 2011 09:19
Io pure [SM=g28002] .
E' forse il caso di dire "Passerà anche questa".
Mi fa comunque specie che certe iniziative abbiano l'imprimatur della UE. Viceversa non mi fa affatto specie che un'Azienda del ponente ligure (deve essere l'aria che si respira da quelle parti)si sia tuffata a pesce sul progetto. E vale sempre la pena di ricordare che l'idrogeno, al contrario del metano, non si trova libero in natura, ma deve essere prodotto con sistemi industriali palesemente energivori (elettrolisi).
Robyk65
00martedì 29 marzo 2011 10:24

Ci metto, che mi ricordi, la rete di idrogeno ad Arezzo, i bus elettrici a Genova, già tutti mezzi scoppiati perchè le batterie non reggono le nostre salite e, secondo me, pure le bici a pedalata assistita



Solo un'osservazione per quanto riguarda i famosi autobus ibridi genovesi, ricordo che in quel periodo, frequentando il corso di "Azionamenti per la trazione elettrica" ad Ing. Meccanica, col titolare del corso ci recammo a visitare ALTRA e ovviamente a discuterne, la conclusione fu che l'iniziativa era deficitaria prima ancora di partire, tanto per cominciare l'IVECO aveva già messo lo zampino accaparrandosi il 51% della S.p.A., detto questo si spiega come mai la carrozzeria era quella standard Iveco 490 TurboCity UR da 12 metri (modificata in 490.12.EYY - Altrobus) e come il motore termico diesel (se non ricordo male il solito Fiat 1.9 litri non ottimizzato) facesse consumare più dell'equivalente tradizionale. In seguito venne chiesto all'università di modificare il software di gestione per ottenere un funzionamento più adeguato e soprattutto per ridurne gli spropositati consumi.
Numerosi problemi li crearono anche le batterie, se non sbaglio ben 64...

Dopo qualche mese di servizio la conclusione la sappiamo tutti...



Trammax
00martedì 29 marzo 2011 12:54
Piccolo inciso: in una recente intervista Marchionne dixit:
"La FIAT non ha preso un centesimo dallo Stato in ogni forma di finanziamento o progetto"

Hanno la faccia come le suole [SM=g27996]
giambo64
00martedì 29 marzo 2011 14:25
Beh, però l'idrogeno che verrà prodotto per far funzionare questi bus verrà prodotto con un impianto fotovoltaico, per cui saranno ad emissioni zero.
La sperimentazione va bene anche in questo senso, se non si prova mai nulla di nuovo si rimane nel medioevo.
La contestazione è sulla sostituzione dei filobus, se invece li usassero per togliere degli autobus a gasolio andrebbe bene.

Ovviamente sono al 100% in disaccordo con Ralco sulle valutazioni sul fotovoltaico, che invece è una fonte promettente su cui andrebbe investito pesantemente, come in Germania che tra l'altro ha meno sole di noi.
Stesso discorso sull'eolico, non si può limitare a solo poche installazioni in punti particolarmente favorevoli, esistono soluzioni che consentono di produrre anche dove c'è poco vento, con piccoli impianti che comunque contribuiscono a creare una rete distribuita.
Pensare con l'ottica delle grandi centrali è antiquato e sbagliato, dobbiamo andare verso l'internet dell'energia.
Ma soprattutto dobbiamo toglierci dalla testa le stronzate sulla rovina del paesaggio, quando una casa sta crollando nessuno si preoccupa dell' estetica della facciata!
ralco
00martedì 29 marzo 2011 15:58
Re:
giambo64, 29/03/2011 14.25:

Beh, però l'idrogeno che verrà prodotto per far funzionare questi bus verrà prodotto con un impianto fotovoltaico, per cui saranno ad emissioni zero..



Hai idea di quanti ettari di pannelli, che danno mediamente 10-20 watt/mq di giorno ci vorrebbero per fabbricare l'idrogeno necessario ad una flotta di bus, con quel po' po' di perdite della catena a pessimo rendimento che abbiamo detto? Può darsi che ci sia un fotovoltaico, ma sarà pesantemente pompato da energia presa dalla rete.

giambo64, 29/03/2011 14.25:

Pensare con l'ottica delle grandi centrali è antiquato e sbagliato, dobbiamo andare verso l'internet dell'energia.



E invece è tecnicamente corretto. E' un fatto ampiamente acquisito che qualunque macchina che trasforma l'energia ha rendimenti ( rapporto tra l'energia in ingresso e quella in uscita) tanto più elevati quanto più è grande. Vale per motori termici, caldaie domestiche ( rendono assai di meno di una centralizzata, si risparmia perchè, visto che si paga a consumo, si spengono spesso) e, appunto, sistemi solari ed eolici.
Mi sta bene fare della ricerca sul fotovoltaico, che dovrebbe vere ampi margini di crescita, ma ricerca deve essere; se penso alle esigenze del mio paese per schivare il nucleare, vorrei però del solare termico, che rende assai di più. Rubbia docet.
Quanto all'internet dell'energia, esiste già da anni, visto che le reti di generazione e distribuzione sono interconnesse.
Se invece pensiamo al sistema Beppe Grillo (ognuno fa la sua energia e la scambia con gli altri), è molto suggestivo ma energeticamente sbagliato. Ogni sistemino domestico prevede qualche pannello fotovoltaico, un sitema di regolazione , inverter per fare l'alternata, altri dipositivi per regolare lo scambio in rete.
Sarebbe più conveniente economicamente e assai più efficiente energeticamente concentrare questi sistemi in grandi impianti.
giambo64
00martedì 29 marzo 2011 16:33
Eh, no, Ralco, non barare!

Silicio amorfo: 60 watt di picco

Silicio mono/policristallino: 130/140 watt di picco

Tellururo di cadmio: 105 watt di picco

Per valore di picco si intende quello con massimo irraggiamento, ottenibile nelle ore centrali della giornata, si calcola che il valore medio di tutte le ore di irraggiamento sia inferiore del 20%.

A seconda della tecnologia usata, siamo ben al di sopra di quello che dici tu.
Nell'articolo che apre questa discussione si parla di una superfice di 8000 metri quadrati, per alimentare 5 autobus, io credo che siano sufficenti per produrre l'idrogeno richiesto.
Poi una cosa di cui non hai tenuto conto: gli autobus avranno motore elettrico, alimentato con fuel cell, per cui il rendimento è quello dei motori elettrici, non certo quello degli obsoleti termici.

Un altra considerazione sull'internet dell'energia:
non è certo Grillo ad averlo inventato, persone ben più preparate di lui lo hanno teorizzato ed è tra gli obiettivi dell'amministrazione Obama.
Un tempo i computer erano tutti basati su di una potente unità centrale e tanti terminali stupidi. L'IBM progettava il suo futuro su questo, nessuno pensava che potesse essere diverso.
L'IBM dominava il mondo dei calcolatori, poi un giorno nacque il PC e il concetto su cui aveva prosperato per decenni IBM venne spazzato via, per sempre.
E' lo stesso che accadrà nel futuro energetico, quello che oggi sembra una certezza domani sarà spazzato via.
Robyk65
00martedì 29 marzo 2011 22:33
Anche se fuori topic ma comunque inerente ai temi qui sopra trattati:

www.repubblica.it/ambiente/2011/03/29/news/comuni_rinnovabili-1...

Energia, la lezione dei comuni
"Siamo verdi e autosufficienti"


ROMA - Un comune su otto in Italia è autosufficiente dal punto di vista elettrico grazie a sole, vento, biomasse e geotermia; a Lecce si produce più elettricità verde di Friburgo, la celebrata capitale tedesca del fotovoltaico; nel 94% dei municipi italiani è presente ormai almeno un impianto rinnovabile. Accusate di essere troppo costose, marginali e inaffidabili, le fonti verdi si prendono la loro rivincita e lo fanno con "Comuni Rinnovabili 2011", il dossier di Legambiente che fotografa la diffusione delle micro centrali ad energia alternativa sul territorio nazionale.

Giunto alla sua sesta edizione, il rapporto illustrato oggi a Roma è "la migliore risposta a chi continua a sostenere che il contributo delle fonti rinnovabili sarà comunque marginale nel futuro del Paese". Una presentazione che ha molto il sapore di un "pride". "Per capire come stanno davvero le cose - spiega il curatore del rapporto Edoardo Zanchini - occorre guardarle nella giusta prospettiva. Se continuiamo a raccontare la questione energetica partendo dalle potenzialità d'installazione delle fossili è chiaro che non c'è gara, ma se scendiamo sul territorio per capire come le comunità rispondono alle esigenze locali allora i numeri ci danno ragione e ci rendiamo conto che gli obiettivi fissati dall'Unione Europea sono raggiungibili con incredibili vantaggi per tutti".

"Grazie a questi impianti - si legge nella premessa del documento - si sono creati nuovi posti di lavoro, portati servizi, riqualificati edifici e creato nuove prospettive di ricerca applicata, oltre, naturalmente, a una migliore qualità della vita... senza dimenticare bollette meno salate". Le cifre di questa rivoluzione che ci sta avvolgendo silenziosamente sono eloquenti. Il rapporto "racconta un salto impressionante nella crescita degli impianti installati nel territorio italiano. Sono 7.661 i Comuni in Italia dove si trova almeno un impianto. Erano 6.993 lo scorso anno 3, 5.580 nel 2009. In pratica, le fonti pulite che fino a 10 anni fa interessavano con il grande idroelettrico e la geotermia le aree più interne, e comunque una porzione limitata del territorio italiano, oggi sono presenti nel 94% dei Comuni. Ed è significativo che cresca la diffusione per tutte le fonti, dal solare fotovoltaico a quello termico, dall'idroelettrico alla geotermia ad alta e bassa entalpia, agli impianti a biomasse e biogas integrati con reti di teleriscaldamento e pompe di calore".

Una forza tanto irresistibile quanto discreta che, denuncia ancora Zanchini, "finisce quasi sempre per essere sottorappresentata". Come testimonia il caso di Tocco da Casauria 4, municipio premiato lo scorso anno dal Rapporto, ignorato in Italia, e innalzato a esempio virtuoso per il mondo intero dalla prima pagina del New York Times. Le esperienze raccontate e catalogate nel Rapporto, si legge ancora nella premessa, "mettono il nostro paese senza che ve ne sia la consapevolezza, nel gruppo di punta della ricerca internazionale". Zanchini, oltre a Friburgo, cita quindi il caso di Samso 5, l'isola danese a emissioni zero. "Lì - spiega - la vocazione alla sostenibilità pubblicizzata globalmente è divenuta motivo di attrazione turistica, ma in Italia la percentuale di realtà simili è altissima e in continua crescita".

Il Rapporto 2011 esalta in particolare i comuni alpini di Morgex e Brunico per la loro capacità di diventare 100% rinnovabili, non solo per i consumi elettrici ma anche per quelli termici (riscaldamento e acqua calda), attraverso un mix di fonti diverse. Un contributo decisivo, così come avviene per gli altri 18 municipi italiani che possono vantarsi di essere completamente autosufficienti, arriva in particolare dagli impianti di teleriscaldamento a biomasse. Il bacino delle realtà locali virtuose si allarga poi massicciamente se ci si limita a prendere in considerazione l'indipendenza elettrica. In questo caso il numero di municipi 100% rinnovabili balza a quota 964. Importante, per capire davvero la portata del fenomeno, il fatto che nella classifica dei migliori accanto alle "solite" piccole comunità di montagna inizino ad affacciarsi anche delle vere e proprie città e località del meridione. Un capoluogo di provincia come Treviso riesce ad esempio a coprire il 100% del fabbisogno elettrico dei residenti, mentre tra i comuni che raggiungono l'autosufficienza ci sono anche Isernia, Agrigento e Lecce.

"Anche il Sud comincia a muoversi - conclude soddisfatto Zanchini - ma per dare continuità a questa straordinaria rivoluzione occorre semplificare le normative d'autorizzazione, dare certezze agli investimenti, avviare serie politiche di efficienza energetica e iniziare gli indispensabili interventi di adeguamento della rete alle nuove caratteristiche della microgenerazione distribuita". In altre parole occorre che veda finalmente la luce il Piano energetico nazionale atteso ormai da anni e che sia un piano orientato alla sostenibilità.

(29 marzo 2011)
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