La questione dell'Anima Immortale

Tommaso de Torquemada
00martedì 4 settembre 2012 19:25
Lo scopo è quello di aiutare il TdG a considerare ciò che crede.
L’uomo è un’anima o ha un’anima?

Gesù affermò una grande verità "ama il prossimo tuo come te stesso", come possiamo amare il nostro prossimo, in che modo possiamo farlo, e come possiamo farlo, sono interrogativi che una persona la quale ama il prossimo si pone, che dire se questo prossimo è identificato come testimoni di Geova, sembrerebbe un problema ed in effetti lo è, mentre con le altre denominazioni religiose si possono trovare punti In comune con i Testimoni di Geova questo risulta difficile.

Un dialogo e non un monologo non è possibile, la dottrina dei testimoni di Geova non contiene nulla che possa essere in comune con le altre denominazioni religiose a radice cristiana il problema dunque nasce proprio da questa impossibilità di comunicazione, penso che un aspetto fondamentale per potere iniziare un certo dialogo dottrinale sia quello dell'anima immortale tutta la dottrina dei testimoni di Geova fonda sull'inesistenza dell'anima immortale ovviamente il concetto di anima immortale è uno degli aspetti fondamentale di quello che è il Kerygma gesuano.

La credenza nell'anima immortale è rifiutata dai testimoni di Geova i quali negano in un modo assoluto che qualcosa che rimane dopo la morte della persona e da tener presente che il fondatore dei testimoni di Geova Charles Taze Russell ( all'epoca si chiamavano studenti biblici) costui credeva in un'anima immortale egli era un seguace della dottrina del condizionalismo la quale afferma ,” alla morte della persona l'anima rimane in uno stato di sonno o stasi la quale verrà risvegliata al momento della risurrezione dai morti.
Solo con il secondo presidente della società porre di guardia il giudice Rutherford enunciò quella che tuttora è la loro dottrina sull'inesistenza di questa anima immortale al contrario del loro primo presidente il quale invece credeva.

Cerchiamo dunque di fare una trattazione su questo argomento dell'anima se essa sia inesistente o invece esiste, ma prima di inoltrarci su questa discussione dobbiamo tener presente che l'uomo è composto di materia braccia, gambe, occhi, gli organi interni, cervello, queste sono tutti aspetti puramente materiali tangibili osservabili corruttibili, vi è un altro aspetto dell'uomo che non è materia bensì immateriale, possiamo definire questo con il termine “ spirituale” poiché non rientra nell'ordine fisico della materia, pongo dunque una domanda, che cosa identifica l'essere in quanto essere e in che modo si identifica la persona o “Anima Razionale?”.

“Io sono”, cosa vuol dire?, io sono poiché penso, e se penso posso formulare ragionamenti i quali sono i miei e di nessun altro, se penso ho la consapevolezza di essere, posso esprimermi nella mia volontà, ma la medesima prescinde dalla consapevolezza di essere, allora se sono e ho la volontà posso fare oppure non fare, ed è una libera scelta del mio essere, e questo si badi bene a prescindere dal corpo o dalla sua integrità.

Se una persona fosse menomata nel suo aspetto fisico possiamo affermare che il corpo non ha più la sua interezza la sua integrità ma la persona in quanto persona l'essere pensante l'essere razionale l’io il quale identifica la persona nella sua unicità è sempre uguale, ad esempio io sono Tommaso, sarò sempre io come essere pensante e ciò anche se il corpo fosse gravemente menomato, ciò che sono le qualità intrinseche del proprio “Io “prescindono da quello che è il corpo e quindi io sarò sempre Tommaso.

A questo punto è chiaro ciò che identifica il mio essere, non sono caratteristiche materiali le quali sono soggette a corruzione è qualcosa di spirituale di incorruttibile, così come il pensiero, i sentimenti espressi come l'amore, l'odio, la gioia ecc. sono tutti aspetti immateriali i quali posso in qualche misura influenzare il corpo ma lo trascendono, allora poniamoci la domanda , questi aspetti puramente spirituali i quali li possiamo definire “Anima” (anche se il termine è impreciso) da dove viene e dove va, questo è un problema che si posero già gli antichi vi sono state molte congetture ad esempio Platone suppose che le anime fossero preesistenti così come credette Origine un vescovo cristiano dei primi secoli, costoro ma anche al giorno d’oggi credevano in quella che è la metempsicosi , quella credenza nell'anima prigioniera nel corpo quindi quest'anima doveva esistere per proprio conto su un piano superiore rispetto a quello che è il corpo inferiore, quindi viveva in un in una realtà spirituale superiore da ciò si può dedurre che l'inclusione ossia l'imprigionamento nel corpo non può concepirsi come un suo artificioso imprigionamento da uno stato superiore spirituale all’atto inferiore materiale, prima era come uno spirito angelico dopo invece viene imprigionata nella corruttibilità del corpo umano e infatti Platone concepiva la cosa come una punizione.

Della non preesistenza dell'anima umana abbiamo anche una prova sperimentale, fondata sulla testimonianza della propria coscienza e precisamente sull'assenza di qualsiasi ricordo di quella presunta anteriore esistenza la famosa reincarnazione, quest'anima pensante il nostro io, la consapevolezza d'essere è il principio che dalla coscienza sperimentale della propria personalità ossia del proprio io della propria continuità di esistenza continuità che dipende appunto dalla incorruttibilità e indistruttibilità dello spirito stesso ora se lo spirito è capace di infondere tale coscienza di permanenza mentre anima quello che è il corpo corruttibile tanto più avrebbe dovuto esserlo nelle presunte sue antecedenti esistenze, ad esempio se un capo uno scienziato un generale agitatori per così dire rispettivamente di un movimento, culturale, militare, sociale, e quant’altro, se queste persone sono capaci di infondere la loro personalità è evidente che prima debbono averla essi stessi e poi la possono infondere sugli altri, ora la personalità e precisamente la coscienza di sé e quindi il ricordo della propria continuità implica che vi sia una qualche continuità, ma invece questa manca completamente, cioè, non c’è nessun ricordo di quella presunta esistenza, quello che viene a mancare sono i ricordi soggettivi di questa anima tant'è vero che quando ci riferiamo alla nostra esistenza nessuno parla del proprio io precedente a questa vita terrena noi abbiamo ricordi che i quali possono essere quasi all'inizio della nostra della nostra vita ma diciamo sempre ciò che è riferimento al proprio corpo alla propria esistenza e non di un qualche cosa preesistente, un qualche cosa che può essere richiamato alla memoria preesistente, quindi possiamo scartare senza problemi questo argomento fantascientifico dell'anima preesistente la quale poi porterebbe alla reincarnazione cosa che molti oggi credono.

Onde evitare argomenti che non hanno fondamenta possiamo invece restare alla più coerente e semplice concezione dell'unità umana e alla comune esperienza di coscienza, l'anima ha dunque avuto in un inizio e l’ha avuto in relazione al corpo che avrebbe animato, teniamo dunque presente che stiamo parlando non di quello che è il corpo fisico ma stiamo parlando dell'essere razionale.

Per adesso mi fermo qui, comprendo che l’argomento è un pochino complicato, ma se non si parte dalla certezza se l’uomo è un’anima animale o ha un’anima razionale è difficile poi trattare altri argomenti i quali direttamente o indirettamente coinvolgono questo aspetto.

Tommaso de Torquemada
Tommaso de Torquemada
00giovedì 6 settembre 2012 19:54
Riprendiamo o la nostra trattazione sull'anima razionale, immortale, spirituale.

Se si esclude la preesistenza dell'anima umana, ciò significa che essa comincia a esistere quando comincia a esistere il corpo umano la quale è nata ad animare tale corpo, questa affermazione è di facile comprensione ma appena cominciamo a precisarla a scendere nel profondo diventa difficile, l'argomento si complica abbastanza.

Quando, passando per l’ovulo fecondato, embrione e feto in questi tre aspetti l'anima avrà cominciato a esistere e sarà stata quindi infusa in quel corpo vivente? Se escludiamo la preesistenza come alcuni dell'antichità credevano e se è per questo anche oggi non c'è più ragione infatti di non ammettere la nascita e infusione dell'anima razionale, la nascita e infusione dell’anima dovrà corrispondere istantaneamente al prodursi della natura “uomo”.

Da qui possiamo ben capire quante questioni morali e giuridiche siano connesse alla realtà “uomo” comunque, subito o no, ma comunque molto presto, insieme al concepimento del corpo nasce l'anima razionale che possiamo chiamare “spirito”, abbiamo già detto nel posto precedente delle caratteristiche dell'essere in quanto essere, della consapevolezza del proprio essere, del proprio io, il quale trascende ciò che materia e quindi il corpo.

E’ impossibile ora eludere una importante domanda, da dove viene, e questa non è una semplice curiosità poiché solo scoprendone l'origine il mistero dell'anima sarà spiegato, la sua natura, la sua posizione nell'universo, la sua responsabilità saranno ben comprese, quando si pone tale domanda per il corpo umano la risposta può essere duplice, secondo che si cerchi la causa immediata o risalente a tutta la catena fino ad arrivare alla causa ultima, la causa immediata del corpo sono evidentemente i genitori, ma se vogliamo arrivare alla causa ultima allora il quesito si pone anche per i genitori in quando essi stessi sono effetti di una causa la quale risulta essere i propri genitori, che i medesimi sono effetti dei loro, se andiamo indietro nel tempo arriviamo a un punto di partenza e come dice Aristotele ci si deve fermare a quella che è la Causa Prima, questa causa prima è identificata in Dio.

Quando si pone il quesito per l'anima la catena dei perché risulta immediatamente bloccata, prima non c'era adesso c'è, da sé non può essere venuta ma è un fatto che c'è, perché dal niente non viene niente, come molti scienziati biologi hanno dimostrato come Pasteur, ecco dunque che si pensa ai genitori allora in questo caso abbiamo tre ipotesi che quest'anima spirituale immateriale nasca dal germe come il corpo, oppure che venga direttamente dall'anima dei genitori come una parte staccata, o che sia prodotta dall'anima dei genitori senza però alcuna divisione, per 'analogia come una fiamma accende un'altra fiamma pur rimanendo integra, ora di questi aspetti è facile fare una eliminazione, la prima ipotesi del germe come il corpo risulta semplicemente ripugnante data la natura spirituale dell'anima umana la quale si trova su di un livello molto più superiore del livello in cui si trova il corpo, il germe corporeo non può evidentemente produrre ciò che è totalmente incorporeo, la vita nasce dalla vita la materia nasce dalla materia lo spirito nasce dallo spirito.

La seconda ipotesi è anch'essa da respingere nettamente, una caratteristica essenziale dell'anima è quella di essere semplice ossia senza parti e di essere principio cosciente di un” Io” che non si divide, abbiamo visto nella seconda ipotesi che una parte dell'anima dei genitori si sarebbe staccata e questo non è possibile poiché l’Io non è divisibile, non resta quindi la terza ipotesi, nel caso della fiamma materiale è una qualità nuova che si determina nel soggetto corporeo notate che stiamo parlando di materia in questo caso del legno, il fatto poi che si incendia e brucia, il soggetto o legno già c'era e resta anche nel nuovo stato fisico nel caso dello sprigionarsi dell'anima invece è tutto il soggetto a sé stante che verrebbe prodotto essendo lo spirito autonomo, nelle il paragone per analogia della fiamma che incendia un altro pezzo di legno il quale già c'era e che produce la fiamma è la stessa cosa di un animale sensitivo un animale in razionale allora il paragone con la fiamma può valere nel caso degli animali, vi è un soggetto preesistente i genitori, questo animale che viene arricchito di una qualità nuova in quanto è un influsso della causa agente sull'effetto che il figlio altro animale si dà di una elevazione di preesistente materia al piano della vitalità e sensorie da quell'opera d'un agente che già vi si trovava, in sostanza sia il genitore causa e sia il figlio effetto sono ambedue nello stesso livello, nel caso dello spirito invece non si tratta di sollevare la materia al suo livello ma di produrre una entità che totalmente la superi e questo è un fatto nuovo è un fatto della vera e propria creazione.

Al termine “creazione” sono stati attribuiti molti aspetti dell'attività umana ad esempio nella moda lo stilista oppure quando si pubblicizza lo stilista si presenta la sua “creazione” oppure la creazione di enti, di movimenti e organizzazioni, qualunque essa sia ed anche l’attività fisica umana opera sempre una trasformazione su i soggetti già preesistenti , c'è un cambiamento di essere ma questo già sussiste e quindi non produce mai il primo essere delle cose, solo quando venisse prodotto questo primo essere si avrebbe una vera creazione in quanto non vi è nessuna preesistenza della cosa.

Allora possiamo affermare che la produzione dell'anima umana non è trasformazione di un soggetto preesistente ma passaggio totale dal niente alla cosa immateriale e sussistente, il quale si chiama “spirito”, ora, proprio dal confronto con le altre attività puramente trasformatrici universali e umane si intuisce che la produzione dal niente ossia tale vera creazione trascende tutte le possibilità degli enti finiti ossia di tutta la realtà universale sia che siano spirituali angeli e sia che siano dei genitori quindi l'affermazione la quale recita “ niente si crea è niente si distrugge” è una retta espressione ma se viene collocata negli enti finiti.
Da ciò si comprende l'esclusa possibilità dell'anima umana nasca dai genitori, esclude anche che possa nascere dall'operazione d'un qualunque altro essere spirituale ossia un angelo perché anche egli, questa creatura spirituale e un ente finito di conseguenza si arriva necessariamente a Dio.

Riflettiamo un momento davanti a un neonato a un nuovo figlio umano sbocciato qui sulla terra, pochi mesi prima è avvenuto il suo concepimento, il principio vitale e sensorio dei genitori s'è riversato in un'altra unità vivente, se tutto si dovesse ridurre solo a questo non ci sarebbero altre domande da fare, quindi vediamo che il principio vitale sensorio dei genitori è stato trasferito al figlio ma vediamo la stessa cosa anche negli animali.
Ma c'è il pensiero. E quindi lo spirito. Ora è vero che i genitori lo hanno generato, da una causa che già preesisteva ma il pensiero, lo spirito, l'io, i genitori non possono avere glielo. Alcuni vorrebbero obbiettare le varie rassomiglianze che si incontrano spesso tra le qualità intellettuali e spirituali dei genitori e dei figli, ma qui c'è qualcosa che non bisogna dimenticare che per l'esercizio delle capacità intellettuali l'anima o lo spirito deve necessariamente servirsi come strumento del corpo il quale è sede delle passioni sensibili che premono nella psicologia e nella volontà dell'essere.

Le strutture somatiche trasmesse dai genitori ai figli possono quindi avere il loro spirituale influsso pur non essendo essi in alcun modo gli autori della sua anima (questo è un aspetto che considereremo in una prossima trattazione quando parleremo della relazione del conflitto che si viene a creare la l'io lo spirito e il corpo sensoriale).

Senza un contemporaneo Superiore intervento l'azione dei genitori non avrebbe prodotto un altro uomo che è un'azione contemporanea tra generazione umana e creazione di Dio, poiché se così non fosse i genitori avrebbero generato ma avrebbero generato dei viventi non degli uomini.

Vediamo dunque che c'è una associazione di azioni da parte dei genitori sul piano sensorio e nel piano spirituale da parte di Dio, sicché ecco che l'uomo è un composto di materia e di spirito, possiamo dunque dire che all’atto del concepimento l'anima, l'io, lo spirito, viene infusa in questa nuova vita sensoriale da Dio, ecco allora quella mirabile cooperazione tra la creatura e il creatore, e, tra questa cooperazione si affaccia nel mondo un nuovo “Uomo”.

Con questo ho finito di fare questa possiamo dire breve trattazione riguardo all'anima ma non posso fermarmi qui poiché vengono coinvolti altri aspetti inerenti proprio a ciò che è l'uomo e lo farò usando la Sacra Bibbia affinché i nostri fratelli testimoni di Geova possano comprendere quale grande dono hanno in se e come il risultato finale della loro vita è molto più splendente di quello che finora hanno imparato e creduto.

Tommaso de Torquemada
Sonnyp
00giovedì 6 settembre 2012 20:52
Grazie Tommaso.....
molto interessante ed esaustiva questa tua trattazione.

Posso esprimere una curiosità? Da dove proviene questa tua trattazione? È frutto di qualche ricerca, o materiale esistente e su cui tu hai elaborato ciò che ci hai proposto?

Grazie per il momento... attendo quindi l'altro prossimo materiale.

Complimenti per l'esposizione! Shalom.
Tommaso de Torquemada
00giovedì 6 settembre 2012 23:13
Sonnyp

Posso esprimere una curiosità? Da dove proviene questa tua trattazione? È frutto di qualche ricerca, o materiale esistente e su cui tu hai elaborato ciò che ci hai proposto?

Grazie per il momento... attendo quindi l'altro prossimo materiale.

Complimenti per l'esposizione! Shalom.



Ho effettuato per vari anni degli studi di Teologia presso l’università………(parlare di me mi crea sempre un certo imbarazzo).

Proseguirò la trattazione dell’anima, citando le varie scritture veterotestamentarie le quali sono dai TdG estrapolate a sostegno della loro tesi, ovviamente l’argomentazione sarà elaborata sotto l’aspetto neotestamentario, poiché solo in questo modo si ha la giusta comprensione delle antiche scritture.
Ciao
Tommaso de Torquemada

Sonnyp
00domenica 9 settembre 2012 09:27
L'anima della Madonna dove sarebbe?
Scusa se aprofitto Tommaso, ma ieri ho parlato un pomeriggio intero con un evangelico e ho udito una cosa che non conoscevo ancora....
Secondo il suo credo, addirittura la Madonna sarebbe in attesa di essere risuscitata da Dio e quindi non assolutamente davanti la presenza di Dio Padre e di conseguenza, nemmeno davanti a Suo Figlio.
A parte "l'impronta" molto simile ai TcD, (Testimoni del corpo Direttivo), mi suona strano che riescano a credere alla Trinità, ma non al ruolo di Maria come una donna, (non dimentichiamolo, la prima donna) che essendo stata scelta da Dio stesso, è divenuta BEATA fra tutte le donne, ma, usando le parole del mio interlocutore, questa sia solo un contenitore usato per concepire il Figlio di Dio!
Praticamente, detto in parole povere, la Gospa avrebbe semplicemente svolto il ruolo di gestire la gravidanza in un seno materno, dopo di chè è tornata una donna fra le tante, perdendo per strada, in non so quale modo addirittura la Sua beatitudine.... [SM=x2479877] (scusa Gospa per la ridicola descrizione.)

Ora, nella tua trattazione dell'anima, potresti, se ti riesce, includere anche l'anima della Gospa? Può essere MAI che la prima donna sulla terra debba ancora attendere addirittura la risurezione per apparire davanti a Dio e Suo Figlio? [SM=g7474] Shalom Tommaso e... buon lavoro!
Tommaso de Torquemada
00domenica 16 settembre 2012 15:07
Abbiamo visto nelle argomentazioni precedenti come l'uomo nella sua totalità è composto dal corpo fisico e anima spirituale ora siccome la parola “anima” ha molteplici interpretazioni usiamo il termine spirito, abbiamo anche detto che il corpo dell'uomo essendo fisico, di materia, è prodotto per generazioni tramite i genitori, in quanto la materia può essere prodotta solo dalla materia, e dunque, lo spirito può essere prodotto solo dallo spirito essendo esso immateriale, sicché la materia non potrà mai produrre ciò che materia non è.

Tratteremo in questa argomentazione quali siano le basi per cui i nostri fratelli testimoni di Geova credono alla non esistenza dello spirito dopo la morte fisica, non è mia intenzione citare le numerose scritture le quali stanno a indicare l'esistenza o perlomeno la credenza anche se non in un modo completo di un qualcosa dell'uomo che vive dopo la sua morte.

Citerò solo qualche scrittura la quale è posta come fondamento della loro credenza e quindi il mio vuole essere solo un ragionamento -----------sull'argomento.

C'è una scrittura citata molto spesso dai testimoni di Geova la quale afferma,” c'è una eventualità tra l'uomo e la bestia e ambedue hanno la stessa eventualità, tutti sono tratti dalla polvere e tutti ritornano nella polvere come muore l'uno così muore l'altro affinché non ci sia superiorità dell'uomo sulla bestia”.

Questa scrittura ci dice semplicemente quello che sarebbe l'aspetto finale o la destinazione finale di ciò che è materiale, sotto l'aspetto biologico, si comprende bene che non vi è effettivamente nessuna differenza tra l'uomo e gli esseri animali, essi sono composti di elementi della terra e che quindi con la loro morte questi elementi ritornano alla terra, questo è un fatto, l'agiografo scrivendo questa affermazione non ha fatto altro che evidenziare ciò che era ovvio, visibile, logico e incontestabile, quindi sotto l'aspetto dei sensi o sotto l'aspetto di ciò che è fisico non c’è differenza tra l'uno e l'altro, la scrittura non ci dice però se c'è qualcosa dopo, ne se non c'è qualcosa dopo la morte, prende solo atto degli avvenimenti quotidiani i quali accadono a tutti gli esseri viventi.

Ma c'è un'altra scrittura la quale sembra dar ragione o perlomeno sembra avallare la tesi dei nostri cari testimoni di Geova sulla inesistenza di questo spirito, di questa” anima immortale”, questa scrittura è stata presa da ecclesiastiche al capitolo nove dal versetto nove in poi dove leggiamo, “ godi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua vita fugace, che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua sorte nella vita e nelle pene che soffre sotto il sole. Tutto ciò che trovi da fare fallo finché ne sei in grado perché non ci sarà né attività né ragione né scienza né sapienza giù degli inferi dove stai per andare”.

I nostri fratelli testimoni di Geova leggendo tale scrittura in modo superficiale, citano la medesima a sostegno della mortalità dell'essere umano nella sua interezza, una lettura superficiale e fondamentalista può sembrare che effettivamente sia così, dobbiamo comprendere che la Bibbia, la Sacra Scrittura, è parola dell'uomo che incastona la parola di Dio, il pensiero di Dio, bisogna scremare, togliere quelle scorie che sono le parole degli uomini affinché possa emergere quella che è la parola di Dio, ma quando si legge la Sacra Scrittura bisogna tenere conto non solo del genere letterario con cui l'autore ha scritto ma anche comprendere il contesto storico, sociale, antropologico in cui la scrittura è incastonata, non possiamo estrapolare un verso per adattarlo a ciò che è il nostro pensiero, tale agire è inquinare, manovrare quella che è la sacra scrittura, inoltre la rivelazione di Dio si è conclusa con l'ultimo libro della rivelazione divina cioè con il libro dell'apocalisse e con la morte dell'apostolo Giovanni si concluse la rivelazione di Dio, si conclude quello che il “Progetto Shalom”, non possiamo comprendere una scrittura se non usiamo il mezzo adeguato, non possiamo comprendere ciò che è destinato a un popolo lontano nello spazio e nel tempo rispetto a noi se non usiamo il mezzo che ci permette di esaminare questa scrittura, e qual è il mezzo se non la rivelazione neotestamentaria?, solo alla luce di Cristo possiamo comprendere quella che è la scrittura veterotestamentaria, quella scrittura che sarebbe stata la guida, che ci avrebbe portato nel progetto di Dio, quel progetto che si finalizza in Cristo, allora evidentemente quella scrittura veterotestamentaria va letta alla luce del fine ultimo della rivelazione, ossia nel “Kerygma gesuano”.

In questa ottica cerchiamo di poter capire cosa voleva dirci quella scrittura, se effettivamente con la morte l'uomo cessa di esistere dalla faccia dell'universo oppure se c'è un qualcosa che rimane dopo di lui, anche perché la scrittura non dice che esiste qualcosa dopo la morte ma neanche dice che non esiste qualcosa dopo la morte, l'autore sta facendo solo una riflessione sta considerando quello che è la destinazione finale di tutti i gli esseri viventi, di tutti gli esseri fisici, di tutti gli esseri fatti di materia, allora che differenza c'è tra un uomo il cui corpo è di materia e un animale il cui corpo è ugualmente di materia? sono formati entrambi dagli elementi della terra, hanno avuto entrambi l'inizio ed entrambi sono cresciuti, sviluppati, entrambi invecchiano ed entrambi muoiono, allora la riflessione che se ne deve fare non è in quanto alla specificità dell'essere, ma la sua condizione di vita quotidiana , il suo relazionarsi con il mondo fisico, l'autore vedeva il corpo del giovane che diventava vecchio, il corpo dell’animale invecchiare, vedeva le persone morire, vedeva gli animali morire, quindi la sua conclusione era più che logica come muore l’uno così muore l'altro, evidentemente associava che con la morte l'uomo non avrebbe avuto più nessuna possibilità di fare qualche cosa, di realizzare qualche disegno ,di amare qualcuno, con la morte tutti i sensi i quali l'avrebbero messo in condizione di relazionarsi con i propri simili non esistono più, questo non vuol dire che l'uomo “l'essere” cessava di esistere dalla faccia dell'universo, ma che semplicemente non esisteva più come essere fisico, vedremo come usando quello che è l'argomentazione neotestamentaria in modo particolare le lettere Paoline noi riusciamo a comprendere effettivamente quale sia l’interpretazione corretta della scrittura veterotestamentaria.
Prima di inoltrarci nell'esaminare la scrittura Paolina in modo che ci si possa permettere di comprendere il vero significato di quel testo del antico scrittore dobbiamo fare una breve premessa su gli attributi dell'essere.

La struttura dell'essere è identificata in tre particolarità, cito questa premessa usando termini che possono essere comprensibili, quindi ridotti per così dire all'osso, nella struttura dell'essere abbiamo,” sostanze accidenti”,” materia e forma”,” potenza e atto”.
Lasciamo da parte i due aspetti di, sostanza accidenti e materia e forma, esaminiamo invece quello che interessa a noi ossia “Potenza e Atto”, cosa si intende con la parola potenza? Semplicemente la parola dell'essere ad una attualizzazione, in parole povere la potenza è quella facoltà che lo spirito, l'essere pensante, o “anima” a nel fare o non fare, agire o non agire, come vediamo è una un aspetto immateriale è una attribuzione puramente intellettiva, in quanto la volontà, la ragione non sono aspetti tangibili i quali possono essere relazionati con il mondo fisico ma fanno parte di quella unicità dell'essere e quindi non essendo di materia sono aspetti spirituali patrimonio dell'essere spirituale.

Essere in “Potenza”, posso o non posso fare, ad esempio se io vedo su di un tavolo un bicchiere di aranciata posso prenderlo o posso non prenderlo, posso decidere di prenderlo ma posso anche decidere di non prenderlo in ogni caso ho sempre la facoltà dell'agire.
“L'Atto” altro non è che la realizzazione finale della potenza , mentre la potenza è insita nel mio “Io”, nello spirito nell'essere pensante, l'atto è” necessariamente fisico” senza il corpo non esiste l'atto ecco dunque se io essendo in potenza decido di prendere quel bicchiere di aranciata nell'atto è la conclusione della potenza e la sua realizzazione finale ma lo posso solo fare se io ho il mezzo per realizzare questa potenza ossia se io ho la mano per allungare prendere il bicchiere se io non ho la mano il bicchiere rimane dove si trova, io sarò sempre in potenza ma in questo caso non realizzabile, vediamo allora una grande unicità tra lo spirito e il corpo, tra la potenza e l'atto.

Esaminiamo allora cosa ci dice l'apostolo San Paolo il quale afferma in secondo Corinzi al capitolo 5 dal versetto6-10,
“ così dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontani dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione. Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore. Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute fin che era nel corpo, sia in bene e in male.”

Da questa scrittura si evincono almeno due aspetti il primo, dello spirito l'io l'essenza della persona quella parte immateriale spirituale è quella che si presenta davanti al Cristo è ovviamente quando si presenta? se non dopo che il corpo è morto c'è un aspetto ancora più interessante l'apostolo Paolo parla di ricompensa delle opere compiute fin che essi era nel corpo allora si comprende bene che il corpo è il mezzo che lo spirito usa per adempiere la propria potenza, le opere si fanno con il corpo non si fanno con lo spirito, senza il corpo non ci sono gli atti e le opere sono “Atti” i quali vengono realizzati con il corpo non c'è possibilità di uscirne, senza il corpo non c'è possibilità di realizzazione di nulla, un esempio, se io ho un bicchiere di aranciata sul tavolo ma non ho il mezzo per prenderlo poiché non ho la mano l'atto non è realizzato, ne l'opera è realizzata, ecco allora che tutti quei frutti dello spirito, l'amore, la gioia, la bontà, la compassione. L’amore, tutti questi frutti dello spirito che vengono elencati in Galati rimangono sempre in potenza, affinché tali frutti dello spirito possano essere trasformati in “atti” cioè in opere c'è bisogno del corpo senza il corpo non si può fare nulla e non c'è possibilità anche se si volesse di rimediare gli errori che sono stati fatti, non potrà più attualizzare “l’atto” (opere)perché manca il mezzo per rimediare e questo mezzo è il corpo.

Comprendiamo dunque che con la morte termina la possibilità di realizzare la propria potenza in opere e quindi il disegno che noi avevamo non potrà mai essere realizzato, la morte fa cessare la possibilità di trasformare le nostre intenzioni in opere, la morte non fa cessare l'uomo in quanto essere spirituale sussistente, ma far cessare l'uomo in quanto parte del mondo fisico, possiamo ben comprendere ciò che quell’antica scrittura ci vuol comunicare le cui parole vertono una grande importanza, quello che puoi fare quello che decidi di fare fallo subito perché quando morirai non avrai più nessuna possibilità di farlo.

E’ vero, Paolo ci dice quando ci si presenta davanti al tribunale di Dio ci portiamo appresso tutto quello che abbiamo fatto nel bene e nel male non tutto quello che volevamo fare, no, tutto quello che abbiamo fatto e quando eravamo nel corpo prima di morire, all'ora vediamo che le parole di quel saggio hanno un grande valore e il messaggio è, finché l’essere è in vita ha l'opportunità di agire al fine di mostrare amore verso il prossimo e lo si mostra in tante maniere ma solo quando siamo nel corpo, prima di morire possiamo realizzare i nostri desideri possiamo coltivare le virtù ma si possono anche coltivare le cattive qualità si può peggiorare la propria condizione di essere e quindi sia nel bene e sia nel male quando si è morti non c'è più possibilità di rimediare l'unica cosa che rimane è solo il giudizio di Cristo per le opere che abbiamo fatte.
In Giacomo 2, 14-18 si legge.

“14 Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? 15 Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano 16 e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? 17 Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. 18 Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.”
La fede è elaborata dall’intelletto(potenza), le opere(atti) sono l’attualizzazione della fede, da ciò si riconosce l’importanza di non sprecare quel poco tempo che abbiamo per “Dimostrare” la nostra fede.
Ecco allora come vengono incastonate queste scritture le quali si completano a vicenda pur lontane nel tempo.

Giacomo cap. 2,14-18

“La fede senza le opere è morta”

, ci rimanda alla scrittura di.

Ecclesiaste cap 9, 10

“ 10 Tutto ciò che trovi da fare, fallo finché ne sei in grado, perché non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza giù negli inferi, dove stai per andare”



Le opere prodotte dalla fede sono atti i quali sono realizzabili solo se abbiamo il corpo fisico per attuarle, poiché l’apostolo Paolo ci dice che,
2Corinzi 5, 10

10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.



Paolo ci dice che dopo la nostra morte non vi è più possibilità di realizzare nessun opera, e, quello che abbiamo fatto rimarranno come prove, a nostro favore oppure a nostra condanna.

Da questa considerazione comprendiamo che non si può prendere una scrittura e fargli dire (come i nostri cari fratelli testimoni di Geova fanno) quello che si vuole, perché essa va vista e considerata alla luce di quello che è l’intero messaggio nell’interezza della rivelazione di Dio.
Tommaso de Torquemada
cattivo esempio-63
00domenica 16 settembre 2012 18:40

Cerchiamo dunque di fare una trattazione



Abbiamo visto nelle argomentazioni precedenti



Da questa considerazione comprendiamo



Riprendiamo o la nostra trattazione[/ì'QUOTE]

Plurale maiestatis, o cosa?

saluti
Tommaso de Torquemada
00domenica 16 settembre 2012 19:02
cattivo esempio-63



Plurale maiestatis, o cosa?



E' banalmente una espressione di con-partecipazione tra chi scrive e chi legge.

Comunque se hai da dire qualcosa sarò lieto di discuterla, diversamente suppongo un tuo forte impegno con Voyager.
Saluti
Tommaso de Torquemada
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