Lunedì 22 giugno
Ciao ragazzi,
rieccomi qua a scrivere dopo un po’ di tempo. Certo in bici ho continuato ad andare, ma nonostante i chilometri macinati, non avevo granché di nuovo da raccontare, rischiavo una soporifera ripetitività.
Ma questa volta non posso non farvi partecipi di questa mia lunga pedalata.
Esattamente un anno fa la bici mi aveva regalato una delle avventure più emozionanti della mia vita da cicloturista (e non solo, perché certe sensazioni esulano dal gesto atletico ed entrano direttamente nello scrigno dei ricordi di vita, quelli belli, che verranno in soccorso nei momenti di difficoltà): la traversata in notturna della
Liguria da confine a confine, con partenza da
Carrara e terminata poi invece "solo" a
Genova, insieme a
Massimo/Maxi78. Ne parlavo
qui, ricordate?
Avevo lasciato “l’impresa” a metà e la voglia di riprovarci per portare a compimento l’intero itinerario è stato il pensiero a cui mi sono affidata in questi mesi per superare un momento non proprio brillante.
Ma ho dovuto, diciamo così, “ricalibrare” l’obiettivo e “ricucirmelo” addosso. Non avrei potuto altrimenti pensare di portarlo a termine. Ma non dispero un giorno o l’altro di realizzarlo nella maniera fresca, spensierata e un po’ folle dell’idea originaria.
La differenza principale è lo spostamento dell’arco temporale, che senz’altro toglie gran parte del fascino all’avventura, trasformando la magia della traversata nel cuore della notte in… una “passeggiata più lunga del solito” (come direbbe qualcuno
). Ma in questo momento non avrei avuto la forza mentale (o l’incoscienza, direbbero i più saggi) per affrontare le incognite della pedalata notturna.
Ho rivisto in parte anche il percorso. Diciamo che sono dovuta “scendere a compromessi”…. rinunciando a qualcosa in spettacolarità, ma con minor dispendio di forze mentali, ancor prima che fisiche. In pratica, se l’idea originale prevedeva di percorrere esclusivamente la strada costiera, ho deciso in quest’occasione di
escludere Montemarcello e l’intero tratto delle Cinque Terre, transitando invece più all’interno e riprendendo il percorso originario, e quindi la costa, al
Passo del Termine, sopra
Monterosso.
Una rinuncia paesaggisticamente “pesante”, ma l’eliminazione dei tanti saliscendi mi dava la possibilità di guadagnare tempo prezioso sulla tabella di marcia, dal momento che, se in salita vado piano, non sono certo le discese su cui posso contare per recuperare….
Un’ultima considerazione prima di buttarmi nel vivo di questa lunga giornata. Non posso non ricordare che l’anno scorso la compagnia di
Massimo aveva dato a quella magica notte la pienezza della condivisione, la sicurezza di una presenza fidata, la spensieratezza di un’allegra “scampagnata”. Oggi sarò sola in questa mia avventura, nell’avvicendarsi delle ore. Saranno i miei pensieri e lo scorrere della strada a tenermi compagnia, da sola dovrò decidere se andare avanti o fermarmi, farmi coraggio nei momenti di difficoltà, dovrò essere compagna, amica, consigliera di me stessa, è questa in fin dei conti la sfida vera, tanto da far quasi passare in secondo piano l’aspetto meramente fisico, i chilometri, la fatica.
Pronti... Si parte!
Arrivo in treno a
Marina di Carrara nel tardo pomeriggio precedente. Un ultimo controllo dell’equipaggiamento e dormo in un albergo sul lungomare, scelto apposta per non “sprecare” chilometri la mattina dopo.
Sveglia puntata alle 4.00, per avviare il ciclo-pc alle 5.20: l’avventura ha inizio.
Sta albeggiando in un cielo quasi totalmente invaso dalle nuvole, ma da queste parti non è una novità, conto di lasciarmele presto alle spalle.
A destra Toscana, a sinistra Liguria: il Torrente Parmignola segna il confine tra le due Regioni. E’ l’inizio della mia lunga pedalata
Alba sul fiume Magra e le Alpi Apuane
Trebiano
I primi chilometri scorrono, penso alla lunga giornata che avrò davanti. Arrivo a
La Spezia e attraverso il centro di una città che si sta svegliando. Grazie alla traccia gps (bell’idea quella di aver caricato il percorso!) non ho problemi a districarmi per le vie, fino ad imboccare la
strada panoramica della Foce, che sale a tornanti lasciandosi la città alle spalle. E’ un tratto per me tutto nuovo, che mi porterà nell’interno e da
Pignone salirà fino al
Passo del Termine, dove dall’alto tornerò a vedere il mare. Breve sosta tecnica al
Santuario di Soviore, che non a caso è noto fin dall’antichità come rifugio per viandanti e pellegrini, e cerco di scendere alla meno peggio su
Lévanto.
La Spezia è alle mie spalle, salgo lungo i tornanti della panoramica della Foce
Saluto anche le Alpi Apuane
Lasciata la Val di Vara, salgo al Passo del Termine, che mi riporterà sulla costa
Monterosso e Punta Mesco dal Santuario di Soviore
Il santuario di N.S. di Soviore
Scendendo a Levanto, si incontra il paesino di Legnaro
Levanto appare finalmente alla mia vista
Ma oltre la tensione della discesa, noto che le nuvole del mattino non si sono diradate, anzi, sempre più gonfie e minacciosamente sfrangiate, fanno un tutt’uno col nero dei monti. Da
Levanto mi aspetta subito la salita al
Passo del Bracco. Che faccio? Non sono in vena di eroismi, non me la sento di affrontare il rischio di pioggia, o peggio di temporali, su una strada esposta e isolata. L’unica alternativa è percorrere la nuova e stupenda ciclabile lungomare della ex ferrovia fino a
Framura, ma poi dovrò forzatamente prendere il treno fino a
Sestri Levante. L’impresa sarà un po’ meno impresa, ma l’alternativa sarebbe stata la rinuncia totale. Del resto ero già in abbondante ritardo con la tabella di marcia e vedevo comunque difficile il mio arrivo a
Ventimiglia in tarda serata.
E’ stato questo il momento di maggior delusione: dopo 65 Km. vedevo già sfumare il sogno del “colpaccio”: troppo tempo sprecato, il treno in ritardo, e il meteo che non mi aiutava.
Dovrei cominciare la salita al Passo del Bracco, ma il cielo lassù mi fa desistere
La pista ciclabile Levanto - Bonassola - Framura percorre il tracciato abbandonato della ferrovia
E come il treno… si entra in galleria!
In attesa del treno (quello vero)
Dovrei essere lassù… In fin dei conti credo di aver fatto la scelta giusta
A
Sestri Levante ho ripreso a pedalare, e lungo la
salita delle Grazie è venuto giù uno scroscio d’acqua: giusto il tempo di infilarmi la mantellina e ha smesso.
Giù a
Rapallo, poi di nuovo in salita fino a
Ruta. Sento un trillo al telefono, sms in arrivo. Al mattino avevo già sentito
Nicko e
Sergio. Adesso il messaggio di incoraggiamento di
Graziano mi arrivava proprio nel momento in cui ero ormai rassegnata alla rinuncia: non potevo sprecarlo così, e ho deciso di mettercela tutta e di provare comunque ad arrivare il più lontano possibile.
Recco,
Genova, dove mi accoglie un cielo nerissimo che fagocita la cintura dei monti, ma fortunatamente meno inquietante sul mare. Passo a soli 900 metri da casa mia, uno sguardo in direzione e via, di nuovo me ne allontano, come una linea fugge all’infinito dopo aver sfiorato il punto di tangente.
Una vista di Portofino… sotto la cappa di nuvole
Genova! Il monumento di Quarto da dove partì Garibaldi. Ma il cielo di oggi non invita a imprese
Ancora Genova, nelle vicinanze della zona portuale. Cielo plumbeo.
Finalmente riesco a tenere un buon ritmo, senza strafare perché non posso rischiare un “fuori-giri”. Tra
Arenzano e
Varazze sono nuovamente sulla ciclabile della ex ferrovia.
Poi
Savona e il magnifico tratto di Aurelia, scavato tra la scogliera e la parete rocciosa a strapiombo del
Malpasso e del
Finalese. A seconda della velocità il gps mi dà tempi diversi sull’arrivo previsto: è un’altalena tra la speranza di farcela e la più realistica rinuncia ad arrivare fino in fondo. La strada continua scorrevole e prevalentemente pianeggiante fino ad
Albenga, poi sale dolcemente per ridiscendere ad
Alassio.
Il cielo, che mi ha concesso l’unico sole della giornata quando a
Framura ero in attesa del treno, si rabbuia velocemente dopo il calare del sole, lo spesso filtro delle nuvole grigie toglie tutta la poesia alla dolcezza della luce del crepuscolo. L’estate sembra essersi dimenticata che solo ieri si festeggiava il suo solstizio.
E’ forse anche questa atmosfera novembrina che lava via da me ogni spavalderia di conquista.
Al mattino mi ero posta l’arrivo a
Mentone per le 23,30 (ma adesso, in abbondante ritardo, non vi sarei giunta prima dell’1,00), ero quindi preparata ed equipaggiata per affrontare la pedalata al buio, ma quando questo inevitabilmente è arrivato, ho iniziato a pensare all’abbandono dell’avventura. E’ bastato poco, mio fratello che al telefono mi metteva in guardia dai pericoli della strada, alcune mie pesanti incertezze nel gestire la tortuosità della strada in discesa e, a decisione ormai presa, lo scoprire che le salite/discese di
Capo Mele,
Cervo e
Berta sono avvolte nell’oscurità più assoluta: non sarebbe stato un problema se avessi avuto una mente più forte e determinata, ma qualcosa si era rotto in me, non mi ritenevo più affidabile e questo diventava la maggiore fonte di rischio. Ho chiamato
mio fratello (grazie!!!
) , che mi è venuto incontro in macchina da
Imperia (dove abita) mentre attaccavo le prime rampe di
Capo Berta: beh, almeno un letto ce l’avevo assicurato
!
Smettevo di pedalare dopo 233,10 Km. e 2264 metri di dislivello, alle 23,15.
Di nuovo sulla pista ciclabile, questa volta tra Arenzano e Varazze
L’Aurelia nello stupendo tratto del Finalese
E al mattino seguente…..
Beh, non mi rimaneva che completare l’opera! Come il buon Sisifo, che diligentemente porta a termine la sua “missione”, al mattino mi sono rimessa in marcia da
Imperia puntando ancora una volta la prua verso occidente, per “prendermi” l’agognato traguardo al
Confine di Stato di Ventimiglia, finalmente sotto un magnifico cielo azzurro (che ieri sarebbe stato infinitamente più utile).
Al mattino mi rimetto in marcia, finalmente sotto il sole, ma sarà battaglia col vento!
L’immaginavo una pedalata rilassante, in gran parte percorsa sulla spettacolare
pista ciclabile di Sanremo, invece mi hanno prosciugato più energie questi ultimi 50 Km. che tutti quelli del giorno prima: una lotta senza sosta col vento, ho dovuto guadagnarmi metro per metro.
Raggiungo quindi
Ventimiglia e subito dopo
Latte, che col suo curioso nome è l’ultima località italiana prima del confine.
Di nuovo in treno? No, è la vecchia stazione dismessa che segna l’inizio della pista ciclabile San Lorenzo - Sanremo - Ospedaletti
Eccomi, con la divisa delle grandi occasioni
Ecco la dogana, tornata a nuova vita per le vicende di questi giorni, e... tocco finalmente il suolo francese! Vedere il cartello di confine, anche se con qualche ora di ritardo e l’imprevista sosta notturna, mi ha comunque dato una certa emozione.
I colori rosa pastello delle case di
Mentone, festosamente addossate una all’altra mettono allegria. La meritata sosta pranzo non può che essere a base di crêpe.
Dopo tanti chilometri è giunto il momento di girare la bici a 180°, lasciando adesso l’occidente alle mie spalle per fare rientro a
Ventimiglia, dove mi attende il treno per
Genova.
La Francia è sempre più vicina
Ultimo lembo di territorio italiano e poi…
Con un po’ di rammarico per non essere riuscita a fare questa foto qualche ora fa
Ed ecco la colorata Mentone
Con le sue montagne alle spalle
E’ ormai ora di far rientro a Ventimiglia…
… ma c’è ancora il tempo di mandare uno sguardo alla mia agognata meta
Ci ho provato, ci sono andata vicina, accarezzavo il piccolo sogno del mio “folle progetto”, lo chiamavo così. Lo avevo ridimensionato per rendere meno improbabile la realizzazione e non nascondo che ci tenevo. Una lunga pedalata di 318 Km. per attraversare tutta la mia Liguria.
Ho la soddisfazione - o la presunzione? - (ma al tempo stesso il rammarico) di sentire che le gambe ce l’avrebbero fatta. Non ho avuto alcun segno di cedimento fisico o di sofferenza per le tante ore di sella. Se avessi avuto un’ora, un’ora e mezza di vantaggio sono quasi sicura che sarei arrivata fino in fondo. Mi sono arresa alla paura, alla mia insicurezza, ed è questo che mi ha lasciato un po’ di inevitabile delusione. Era il vero banco di prova la tenuta dei nervi, e dover riconoscere che proprio quello è stato il mio punto debole un po’ mi brucia.
Lo ammetto, se al mio fianco ci fosse stato un compagno di viaggio, anche solo nell’ultima parte, al confine si arrivava. Ho provato a farmi forza degli incoraggiamenti degli amici che sapevano della mia avventura,
Nicko,
Sergio,
Graziano,
David, mi tornavano in mente le loro parole, in una sorta di compagnia virtuale, ma non è bastato.
160 Km. al primo tentativo, 233 al secondo... Chissà la prossima volta...
Marina di Carrara - Framura - (trasferimento FS) - Sestri Levante - Diano Marina
Distanza Km. 233,10
Dislivello m. 2264
Consumo Kcal. 4442
Imperia - Sanremo - Ventimiglia - Mentone - Ventimiglia
Distanza Km. 60,23
Dislivello m. 387
Consumo Kcal. 1120
Ciao!