Re: Re: ...vs Quentin "Truffaldino"!
koala3, 6/4/2010 3:15 PM:
Death proof è ad esempio inutile imballaggio e niente più, ovvero ciò che i detrattori rinfacciano a Tarantino.
E riparto proprio da qui, ovvero dal mio film preferito tra quelli di Tarantino.
Jackie Brown mostra finalmente Tarantino alle prese con una storia degna di questo nome: alla base del film c'è un romanzo di Elmore Leonard, sviluppato in una sceneggiatura altalenante ma in complesso decente. Nel film si "tarantineggia" ancora troppo (ovvero c'è una sovrabbondanza a tratti irritante di ammiccamenti, dialoghi sopra le righe e momenti
cool), ma finalmente ci sono anche dei personaggi credibili, decentemente sviluppati, non privi di umanità (a me pare che i personaggi dei primi due film siano poco più di una lunga e assortita galleria di macchiette, e che i sovrabbondanti dialoghi - per quanto a tratti brillanti, bisogna riconoscerlo - non riescano a mascherare la sostanziale inconsistenza dei caratteri). Tarantino si sforza di crescere, di diventare adulto. E come da programma, il suo film più maturo fallisce al box office.
"Chi me l'ha fatto fare?", pare chiedersi il povero Quentin, che di certo ci rimane male. "Volete solo citazionismo esasperato, cool e fine a se stesso? Vi accontento io!". Si prende una bella pausa e torna al mondo del cinema con un filmone in due capitoli che nella sostanza non è molto dissimile dai due primi titoli, ma nella forma è estremamente più roboante, chiassoso e fracassone. Combattimenti, luci abbacinanti e colori abbaglianti, coreografie elaborate: il primo capitolo è una sorta di Las Vegas cinematografica che alterna momenti divertenti ad altri a dir poco imbarazzanti, costruiti attorno a una trama inesistente. Il secondo capitolo offre qualcosa di meglio, e i bei momenti non mancano. Il problema è che il film è estremamente altalenante, e i bei momenti in questione sono seppelliti tra banalità, scene superflue e frammenti irritanti. E così quel che c'è di buono finisce per diluirsi, per perdersi. Diamo a Cesare quel che è di Cesare:
Kill Bill è un bello sfoggio di tecnica. E poco altro. I "Tarantiniani" sono soddisfatti: e infatti il film è un grande successo al botteghino, puntualmente.
E arriviamo a
Death Proof. Che è sì imballaggio e niente più, ma almeno ne è consapevole e, a differenza dei predecessori, non si prende mai sul serio: è un giocattolone, ma quantomeno accetta la propria natura e non aspira a essere null'altro. Del resto il film, che fa parte del progetto
Grindhouse, vuole essere un esplicito omaggio a un cinema che fu, e quindi le mille citazioni, gli insistiti richiami e tutto il cannibalismo cinefilo di Quentin acquistano finalmente un senso, una ragion d'essere. Oltretutto, è un film che si prende qualche simpatica libertà: delle due ore di pellicola, almeno i tre quarti sono costituiti da chiacchiere, e Tarantino, in più di un momento, pare prendersi amabilmente in giro. I personaggi sono sì macchiettistici e improbabili, ma non aspirano a null'altro: insomma, questo è Tarantino al cubo, ospitato finalmente in un ambiente congeniale. In più, il film è tecnicamente notevole. Insuccesso di pubblico, e ancora una volta la cosa non sorprende.
E veniamo all'ultimo capitolo della carriera di Quentin,
Bastardi senza gloria...