l'Alpino il pesce e lo scrittore, aneddoti di vita.

oggi sul gazzettino.it è apparso questo bell'articolo di Franco Soave, che merita di essere letto per la dolcezza del ricordo.

L'alpino che vendette il pesce a Hemingway al mercato di Rialto.

VENEZIA - Uno sconosciuto e umile stuccatore veneziano; uno scrittore americano di fama mondiale, icona della cultura e Nobel per la letteratura. Cos’hanno in comune? Nulla. Eppure le loro vite si sono incrociate, gli sguardi incontrati. Per pochi minuti. I percorsi tortuosi e insondabili della vita a volte riescono a produrre contatti apparentemente impossibili. Come quella volta al mercato del pesce di Venezia, quando Ernest Hemingway conobbe lo stuccatore veneziano. La foto è del 1948, la scattò Luigi Bortoluzzi "Borlui". La didascalia recita semplicemente «Venezia, 1948. Hemingway al mercato del pesce». Hemingway lo si conosce. Ma l’«altro», chi è? Il signore sorridente che mostra due grossi pesci allo scrittore è lo stuccatore, un abile artigiano di stucchi veneziani con una storia tutta da raccontare.

Si chiamava Gottardo Pajer, era nato a Venezia il 17 marzo 1895 (dove morì 92enne nel 1987). Fino al giorno della foto - con esattezza non si conosce, probabilmente è l’autunno 1948 - Gottardo Pajer ed Ernest Hemingway sono rimasti lontani anni luce l’uno dall’altro, nella vita e nel mestiere. Li ha "avvicinati" una prima volta la Grande Guerra. Hemingway, è storia nota, volontario della Croce Rossa Usa, nella notte tra l’8 e il 9 luglio 1918 venne ferito a Fossalta di Piave. Oggi sull’argine del fiume l’episodio è ricordato con una stele accanto a una piccola cappella dedicata ai Ragazzi del ’99.

Gottardo Pajer in quello stesso anno probabilmente - notizie certe non ce ne sono - aspettava la fine del conflitto tra gli Alpini sui monti del Cadore. Ma due anni prima, nel 1916, quando Hemingway non era ancora diplomato (era nato nel 1899), l’alpino Gottardo Pajer, che aveva 21 anni, 18 tra fratelli e sorelle e faceva parte dell’artiglieria da montagna, con altre due penne nere si rese protagonista di un exploit che forse ebbe pochi uguali sul fronte delle Dolomiti. Negli anni della Grande Guerra il confine passava sulle cime delle Lavaredo: di qua Italia, di là impero Austro-ungarico. E gli Alpini avevano piazzato sulla vetta della Cima Grande (2.999 metri) un faro e un cannone 75/13 che sparava verso Carbonin, sulla strada fra Cortina e Dobbiaco. «Erano in quattro - ricorda il nipote Piero, che si occupa di edilizia a Venezia e a sua volta alpino - E avevano il compito di portare due volte al giorno tre proiettili - circa 20 chili - a testa in cima alla Grande. Non c’era un orario fisso, potevano farlo quando volevano. Bastava che portassero lassù ogni giorno i proiettili per il cannone».

Così lentamente ma inesorabilmente, per 22 giorni di fila Gottardo Pajer salì 44 volte la via normale della Cima Grande portando sulle spalle 132 proiettili, ognuno del peso di quasi sei chili e mezzo, per quel cannone. La guerra finì, Gottardo Pajer tornò a Venezia dove imparò a fare lo stuccatore, un mestiere di fino per un artigiano abilissimo visto che gli stucchi venivano posti in opera con panni di lana calda per farli aderire meglio alle pareti.

Il lavoro portò l’Alpino Pajer in giro per l’Italia e all’estero, Gottardo si sposò con Giovanna Boato da cui ebbe un figlio, Sergio, ovviamente alpino, "andato avanti" due anni fa. Superò la sciagura nazi-fascista della seconda guerra mondiale. E tornò agli stucchi veneziani. Conosceva i fratelli Rizzi, che avevano un banco di pesce al mercato di Rialto, e Luigi Bortoluzzi che fotografava con il nome di Borlui. Quando non lavorava, Gottardo dava una mano ai Rizzi. E quel giorno del 1948 il destino gli mise davanti agli occhi, con due pesci in mano, Ernest Hemingway.

salve a tutti.
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Bello ... lo aggiungerò al mio sito!

Grazie della segnalazione