VOCE DI UNO CHE GRIDA NEL DESERTO.......

II DOMENICA DI QUARESIMA- ANNO C

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    (Gino61)
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    00 23/02/2013 11:48

    Nel Vangelo della IIª domenica di quaresima Luca fa notare che Gesù non sale sul monte per trasfigurarsi, ma per pregare. Ma è nella preghiera che Egli si trasforma, nel suo rapporto intimo con il Padre che il suo volto e le sue vesti rifulgono, anticipando così la gloria della sua risurrezione.

    Così anche noi, attraverso la preghiera ci trasfiguriamo ad immagine di Gesù, ad immagine di Dio.

    Diceva Papa Giovanni Paolo II: “bisogna tendere con tutte le forze alla santità ma non esiste la santità senza la preghiera… il cristiano vale quanto prega… le nostre comunità devono diventare sempre più luoghi di preghiera, luoghi di contemplazione e di lode dove il cuore dell'uomo si riempie dell'amore di Dio…”

    Sant' Agostino: “Gesù ci ha insegnato a pregare per conseguire la vita beata; la stessa vera Vita in persona ci ha insegnato a pregare non con molte parole poichè Dio sa già quello che vogliamo chiedergli…a Dio non interessa tanto la manifestazione del nostro desiderio che già conosce, ma piuttosto che questo desiderio si ravvivi mediante la nostra domanda poichè possiamo ottenere ciò che egli è già disposto a concederci…

    Pregare incessantemente (1Ts5,17) vuol dire desiderare senza stancarci la vita beata, che è eterna, da colui che solo può concederla” (Agostino, “Lettera a Proba”).

    Buona domenica a tutti voi
    [Modificato da (Gino61) 23/02/2013 13:53]
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    (Gino61)
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    00 23/02/2013 13:03

    Nella Trasfigurazione, Gesù è indicato come la vera speranza dell’uomo e come l’apogeo dell’Antico Testamento. Luca parla dell’“esodo” di Gesù, che contiene allo stesso tempo morte e risurrezione. 
    I tre apostoli, vinti dal sonno, che rappresenta l’incapacità dell’uomo di penetrare nel Mistero, sono risvegliati da Gesù, cioè dalla grazia, e vedono la sua gloria.

    La nube, simbolo dell’immensità di Dio e della sua presenza, li copre tutti. I tre apostoli ascoltano le parole del Padre che definiscono il Figlio come l’eletto: “Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo”.

    Non c’è altro commento. Essi reagiscono con timore e stupore. Vorrebbero attaccarsi a questo momento, evitare l’attimo seguente della discesa dalla montagna e il suo fardello di abitudine, di oscurità, di passione. 

    La Gloria, Mosè ed Elia, scompaiono. Non rimane “che Gesù solo”, sola verità, sola vita e sola via di salvezza nella trama quotidiana della storia umana. Questa visione non li solleverà dal peso della vita di tutti i giorni, spesso spogliata dello splendore del Tabor, e neanche li dispenserà dall’atto di fede al momento della prova, quando i vestiti bianchi e il viso trasfigurato di Gesù saranno strappati e umiliati. Ma il ricordo di questa visione li aiuterà a capire, come spiega il Prefazio della Messa di oggi, “che attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione”.