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596. Che cosa significa: «Non ci indurre in tentazione»?

2846 Questa domanda va alla radice della precedente, perché i nostri peccati sono frutto del consenso alla tentazione. Noi chiediamo al Padre nostro di non « indurci » in essa. Tradurre con una sola parola il termine greco è difficile: significa « non permettere di entrare in », « non lasciarci soccombere alla tentazione ». « Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male » (); al contrario, vuole liberarcene. Noi gli chiediamo di non lasciarci prendere la strada che conduce al peccato. Siamo impegnati nella lotta « tra la carne e lo Spirito ». Questa domanda implora lo Spirito di discernimento e di fortezza.



2847 Lo Spirito Santo ci porta a discernere tra la prova, necessaria alla crescita dell’uomo interiore in vista di una « virtù provata », e la tentazione, che conduce al peccato e alla morte. Dobbiamo anche distinguere tra « essere tentati » e « consentire » alla tentazione. Infine, il discernimento smaschera la menzogna della tentazione: apparentemente il suo oggetto è « buono, gradito agli occhi e desiderabile » (), mentre, in realtà, il suo frutto è la morte.
« Dio non vuole costringere al bene: vuole persone libere [...]. La tentazione ha una sua utilità. Tutti, all’infuori di Dio, ignorano ciò che l’anima nostra ha ricevuto da Dio; lo ignoriamo perfino noi. Ma la tentazione lo svela, per insegnarci a conoscere noi stessi e, in tal modo, a scoprire ai nostri occhi la nostra miseria e per obbligarci a rendere grazie per i beni che la tentazione ci ha messo in grado di riconoscere ».



2848 « Non entrare nella tentazione » implica una decisione del cuore: « Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. [...] Nessuno può servire a due padroni » (.). « Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito » (). In questo « consenso » allo Spirito Santo il Padre ci dà la forza. « Nessuna tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla » ().



2849 Il combattimento e la vittoria sono possibili solo nella preghiera. È per mezzo della sua preghiera che Gesù è vittorioso sul tentatore, fin dall’inizio e nell’ultimo combattimento della sua agonia. Ed è al suo combattimento e alla sua agonia che Cristo ci unisce in questa domanda al Padre nostro. La vigilanza del cuore, in unione alla sua, è richiamata insistentemente. La vigilanza è « custodia del cuore » e Gesù chiede al Padre di custodirci nel suo nome. Lo Spirito Santo opera per suscitare in noi, senza posa, questa vigilanza. Questa domanda acquista tutto il suo significato drammatico in rapporto alla tentazione finale del nostro combattimento quaggiù; implora la perseveranza finale. « Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante » ().



IN SINTESI

2863 Dicendo: « Non ci indurre in tentazione », chiediamo a Dio che non ci permetta di prendere la strada che conduce al peccato. Questa domanda implora lo Spirito di discernimento e di fortezza e chiede la grazia della vigilanza e della perseveranza finale.