VOCE DI UNO CHE GRIDA NEL DESERTO.......

DOMENICA DELLE PALME - ANNO C

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    (Gino61)
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    00 23/03/2013 00:04
    Domenica  festeggiamo l’entrata messianica di Gesù a Gerusalemme; in ricordo del suo trionfo, benediciamo le palme e leggiamo il racconto della sua passione e della sua morte. 

    È il profeta Isaia con il suo terzo cantico sul servo sofferente di Iahvè che ci prepara ad ascoltare questo passo del Vangelo. 

    La sofferenza fa parte della missione del servo. Essa fa anche parte della nostra missione di cristiani. Non può esistere un servo coerente di Gesù se non con il suo fardello, come ci ricorda il salmo di oggi. 
    Ma nella sofferenza risiede la vittoria. “Egli spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce”. 

    E, come il suono trionfale di una fanfara, risuonano le parole che richiamano l’antico inno cristiano sulla kenosi citato da san Paolo: “Per questo Dio l’ha esaltato al di sopra di tutto”. L’intera gloria del servo di Iahvè è nello spogliarsi completamente, nell’abbassarsi, nel servire come uno schiavo, fino alla morte. La parola essenziale è: “Per questo”. L’elevazione divina di Cristo è nel suo abbassarsi, nel suo servire, nella sua solidarietà con noi, in particolare con i più deboli e i più provati. 

    Poiché la divinità è l’amore. E l’amore si è manifestato con più forza proprio sulla croce, sulla croce dalla quale è scaturito il grido di fiducia filiale nel Padre. 
    “Dopo queste parole egli rese lo spirito”, e noi ci inginocchiamo - secondo la liturgia della messa - e ci immergiamo nella preghiera o nella meditazione. 

    Questo istante di silenzio totale è essenziale, indispensabile a ciascuno di noi. Che cosa dirò al Crocifisso? A me stesso? Al Padre? 

    Buona domenica a tutti nel Signore Gesù
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    (Gino61)
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    00 24/03/2013 15:03
    OMELIA DI PAPA FRANCESCO
    Omelia di Papa Francesco alla S. Messa del 24 Marzo 2013, il testo integrale dell’omelia tenuta questa mattina da papa Francesco durante la solenne liturgia della Domenica delle Palme e della Passione del Signore, celebrata in piazza San Pietro.

    ***

    1. Gesù entra in Gerusalemme. La folla dei discepoli lo accompagna in festa, i mantelli sono stesi davanti a Lui, si parla di prodigi che ha compiuto, un grido di lode si leva: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli» (Lc 19,38).

    Folla, festa, lode, benedizione, pace: è un clima di gioia quello che si respira. Gesù ha risvegliato nel cuore tante speranze soprattutto tra la gente umile, semplice, povera, dimenticata, quella che non conta agli occhi del mondo. Lui ha saputo comprendere le miserie umane, ha mostrato il volto di misericordia di Dio, si è chinato per guarire il corpo e l’anima. E ora entra nella Città Santa!

    E’ una scena bella: piena di luce, di gioia, di festa.

    All’inizio della Messa l’abbiamo ripetuta anche noi. Abbiamo agitato le nostre palme, i nostri rami di ulivo, abbiamo cantato "Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re" (Antifona); anche noi abbiamo accolto Gesù; anche noi abbiamo espresso la gioia di accompagnarlo, di saperlo vicino, presente in noi e in mezzo a noi, come un amico, come un fratello, anche come re, cioè come faro luminoso della nostra vita. E qui ci viene la prima parola: gioia! Non siate mai uomini, donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma dall’aver incontrato una Persona: Gesù, dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! Noi accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. Portiamo a tutti la gioia della fede!

    2. Ma ci chiediamo: perché Gesù entra in Gerusalemme, o forse meglio: come entra Gesù in Gerusalemme? La folla lo acclama come Re. E Lui non si oppone, non la fa tacere (cfr Lc 19,39-40). Ma che tipo di Re è Gesù? Guardiamolo: cavalca un puledro, non ha una corte che lo segue, non è circondato da un esercito simbolo di forza. Chi lo accoglie è gente umile, semplice. Gesù non entra nella Città Santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi domina; entra per essere flagellato, insultato e oltraggiato, come preannuncia Isaia nella Prima Lettura (cfr Is 50,6); entra per ricevere una corona di spine, un bastone, un mantello di porpora, la sua regalità sarà oggetto di derisione; entra per salire il Calvario carico di un legno. 
    E allora ecco la seconda parola: Croce. Gesù entra a Gerusalemme per morire sulla Croce. Ed è proprio qui che splende il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della Croce! Ricordiamo la scelta del re Davide: Dio non sceglie il più forte, il più valoroso, sceglie l’ultimo, il più giovane, colui che nessuno aveva considerato. Ciò che conta non è la potenza terrena. 
    Davanti a Pilato Gesù dice: Io sono Re; ma la sua è la potenza di Dio, che affronta il male del mondo, il peccato che sfigura il volto dell’uomo. Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l’amore di Dio. Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all’umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, di potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato! 
    E i nostri peccati personali: le mancanze di amore e di rispetto verso Dio, verso il prossimo e verso l’intera creazione. Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione. Cari amici, noi tutti possiamo vincere il male che c’è in noi e nel mondo: con Cristo, con il Bene! Ci sentiamo deboli, inadeguati, incapaci? Ma Dio non cerca mezzi potenti: è con la croce che ha vinto il male! Non dobbiamo credere al Maligno che ci dice: non puoi fare nulla contro la violenza, la corruzione, l’ingiustizia, contro i tuoi peccati! Non dobbiamo mai abituarci al male! Con Cristo possiamo trasformare noi stessi e il mondo. Dobbiamo portare la vittoria della Croce di Cristo a tutti e dappertutto; portare questo amore grande di Dio. E questo chiede a tutti noi di non avere paura di uscire da noi stessi, di andare verso gli altri. Nella Seconda Lettura san Paolo ci dice che Gesù svuotò se stesso, assumendo la nostra condizione e ci è venuto incontro (cfr Fil 2,7). Impariamo a guardare in alto verso Dio, ma anche in basso verso gli altri, verso gli ultimi! E non dobbiamo avere paura del sacrificio. Pensate a una mamma o a un papà: quanti sacrifici! Ma perché lo fanno? Per amore! E come li affrontano? Con gioia perché sono per le persone a cui vogliono bene. La croce di Cristo abbracciata con amore non porta alla tristezza, ma alla gioia!

    3. Oggi in questa Piazza ci sono tanti giovani: da 28 anni la Domenica delle Palme è la Giornata della Gioventù! Ecco la terza parola: giovani! Cari giovani, vi immagino a fare festa intorno a Gesù, agitando i rami d’ulivo; vi immagino mentre gridate il suo nome ed esprimete la vostra gioia di essere con Lui! Voi avete una parte importante nella festa della fede! Voi ci portate la gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre, anche a settanta, ottant’anni! Con Cristo il cuore non invecchia mai! Però tutti noi lo sappiamo e voi lo sapete bene che il Re che seguiamo e che ci accompagna è molto speciale: è un Re che ama fino alla croce e che ci insegna a servire, ad amare. E voi non avete vergogna della sua Croce! Anzi, la abbracciate, perché avete capito che è nel dono di sé che si ha la vera gioia e che è con l’amore che Dio ha vinto il male. 
    Voi portate la Croce pellegrina attraverso tutti i continenti, per le strade del mondo! La portate rispondendo all’invito di Gesù «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (cfr Mt 28,19), che è il tema della Giornata della Gioventù di quest’anno. La portate per dire a tutti che sulla croce Gesù ha abbattuto il muro dell’inimicizia, che separa gli uomini e i popoli, e ha portato la riconciliazione e la pace. Cari amici, anch’io mi metto in cammino con voi, sulle orme del beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Ormai siamo vicini alla prossima tappa di questo grande pellegrinaggio della Croce di Cristo. Guardo con gioia al prossimo luglio, a Rio de Janeiro! Vi do appuntamento in quella grande città del Brasile! Preparatevi bene, soprattutto spiritualmente nelle vostre comunità, perché quell’Incontro sia un segno di fede per il mondo intero.

    Viviamo la gioia di camminare con Gesù, di essere con Lui, portando la sua Croce, con amore, con uno spirito sempre giovane!

    Chiediamo l’intercessione della Vergine Maria. Lei ci insegna la gioia dell’incontro con Cristo, l’amore con cui lo dobbiamo guardare sotto la croce, l’entusiasmo del cuore giovane con cui lo dobbiamo seguire in questa Settimana Santa e in tutta la nostra vita. Amen. 



    Radio Vaticana