00 11/09/2005 22:45

PER "IL GIORNALE', QUELLI COME ADRIANO GALLIANI "appaiono sempre di piu'
come una disfunzione del mondo del lavoro, un'anomalia che difficilmente
trova parallelismi nello scenario europeo. E che va a tutti costi raddrizzata".



IL GIORNALE
11 settembre 2005
A 25 anni incassano la pensione d?anzianità
- di SILVIA MARCHETTI -
In Italia ci sono 80mila ex dipendenti pubblici con meno di 50 anni che ricevono
un assegno previdenziale: 17 di loro sono «under 30»
da Roma

A venticinque anni, negli Stati Uniti o in Inghilterra si è già al primo
impiego, se non al secondo. In Italia, si è invece in pensione, seppur con
una «baby-baby» pensione di 929 euro. Non è una barzelletta, ma il simbolo
di un Paese dove non solo si entra tardi nel mondo del lavoro, ma dal quale
si esce ancora prima.
Stando alle «inquietanti» tabelle fornite dalla Ragioneria Generale dello
Stato nel volume sui «Trattamenti pensionistici dei dipendenti pubblici nel
2003», su un totale di 2.429.320 pensionati sono diciassette quelli under
30 che godono di un assegno di anzianità o di vecchiaia. Sei erano ministeriali,
nove lavoravano in enti locali, uno nella sanità e un altro nella scuola.
Mentre sarebbero circa 80mila quelli sotto i 50 anni, ossia il 3,3% del totale
dei pensionati relativi al settore pubblico. Cifra che sale a 495mila se
si considera gli ex-lavoratori sotto i sessant'anni, il 20 per cento di tutti
quelli «in pantofole».
Lo studio della Ragioneria Generale offre un quadro completo, indicando,
per ogni classe di età, il numero delle pensioni e il loro importo medio
annuo nei settori dello Stato, della scuola, della sanità e degli enti locali.
Certo, le persone che hanno scelto di ritirarsi in tenera età non godono
di assegni stellari: oltre alla 25enne che intasca poco più di 900 euro all'anno,
battendo il record dei baby-pensionati, c'è la collega di 26 anni che dopo
una «carriera» nella sanità percepisce 2.065 euro, ma un ex ministeriale,
a 27 anni soltanto, può già contare su una rendita vitalizia meno insignificante:
A 25 anni incassano la pensione d?anzianità 13.708 euro all'anno. Due sono
i ventottenni che non timbrano più il cartellino: il primo riceve un trattamento
di vecchiaia (15.198 euro all'anno) dallo Stato e il secondo una pensione
di anzianità degli enti locali (2.144 euro all'anno). Seguono due pensionati
ventinovenni degli enti locali (reddito medio 12.500 euro) e nove trentenni
con una pensione annua, di vecchiaia o di anzianità, tra i 10mila e i 14.500
euro.
La baby-pensione va di moda soprattutto nella sfera degli ospedali, che registra
il record di 2.225 «giovani» ex-medici. Ma anche nel mondo dell'istruzione,
dagli asili alle elementari, dove sono circa 361 le maestre o i maestri che
hanno lasciato le classi e gli alunni. Mentre 89 ufficiali giudiziari hanno
abbandonato i tribunali.
Tuttavia, c'è una «regola» che accomuna il mondo dei «baby-pensionati» a
quello dei lavoratori «incalliti» che si ritirano a 65-70 anni. Ossia che
è la donna che «torna» a casa prima dell'uomo, vuoi per motivi di famiglia
(figli a carico) o altro. Sotto i 50 anni sono 45.161 le rappresentanti del
gentil sesso già in pensione, contro i 35.188 colleghi maschi.
In questa «panoramica» a 360 gradi della Ragioneria Generale sui pensionati
d'Italia, quelli che se la godano meglio di tutti sono i ministeriali e gli
ex dipendenti della scuola (il 60 per cento dei censiti), con un assegno
di circa 18.360 euro l'anno. Seguono gli ex impiegati degli enti locali,
che rappresentano il 38% del totale e possono contare in media su circa 14.320
euro annuali.
La tendenza ad abbandonare presto l'ufficio colpisce nello stesso modo sia
gli italiani del nord che del sud, sfatando così lo stereotipo che vuole
i meridionali meno «lavorativi» dei settentrionali. Anzi, quasi ribaltandolo:
spetta infatti alla industriosa Lombardia il primato per il maggior numero
di under-50 a riposo (10.264 «neo-pensionati»), che strappa così il primo
posto alla Campania (9.352), al Lazio (8.463), alla Sicilia (7.145) e al
Veneto (6.277). Il quadro geografico è più che equilibrato: le otto regioni
del Nord registrano 32.439 pensionati sotto i cinquant'anni, poche centinaia
in meno dei 32.936 delle otto regioni del Sud e delle isole. Con una differenza
sostanziale al centro dello stivale, dove i numeri si dimezzano arrivando
a 14.860 ex-lavoratori quarantenni.
Insomma, siamo di fronte a un fenomeno che non si può più definire la sindrome
dei «baby-pensionati», ma dei «neo-pensionati». Questi «pensionati neonati»
appaiono sempre di più come una disfunzione del mondo del lavoro, un'anomalia
che difficilmente trova parallelismi nello scenario europeo. E che va a tutti
costi raddrizzata.



L'ESPRESSO
16 DICEMBRE 2004
BABY PENSIONE PER MISTER PALLONE
di Corrado Zunino

Guidano lo sport nazionale e sono già in pensione. Gianni Petrucci, presidente
del Coni, è iscritto al casellario Inps dall?età di 46 anni. Mario Pescante,
sottosegretario allo Sport del governo Berlusconi, ha una doppia pensione:
la prima gli è maturata a 55 anni, la seconda nel 2003. Adriano Galliani,
amministratore del Milan e presidente in ambasce della Lega calcio, ottenne
un vitalizio dopo soli otto anni di lavoro da geometra: percepisce una pensione
sociale, così si chiama, da quando aveva 32 anni, ora ne ha 60. Tre baby
pensionati al vertice dello sport italiano. Hanno stipendi e gettoni di presenza
da "business executive manager", come recitano i loro curriculum, ma ogni
mese percepiscono vitalizi pubblici ottenuti in età da ragazzi grazie a leggi
abolite per la loro iniquità e onerosità.

Gianni Petrucci entrò negli uffici romani del Comitato olimpico a 19 anni.
Giovane volenteroso, iniziò a salire la scala dello sport: segreteria del
Coni, della Federbasket, poi in Federcalcio. Nel ?92 diventò presidente della
pallacanestro, quindi ? profittando di un vuoto lasciato dalle dimissioni
di Mario Pescante ? nel febbraio ?99 andò a presiedere il Coni con uno stipendio
che oggi raggiunge i 150 mila euro l?anno. Dal 1991, però, Petrucci percepisce
anche una pensione integrativa Inps: 2.522,48 euro il mese. Ha sfruttato
una legge che consentiva ai parastatali di andare in pensione dopo 25 anni
di lavoro, a prescindere dall?età anagrafica. "È una roba da disperato, altroché
baby pensionato", dice il presidente. Allo stipendio Coni, però, Petrucci
può sommare i guadagni da vicepresidente del Toroc (Giochi olimpici del 2006)
e da componente dell?Istituto di credito sportivo. Gratificanti le consulenze:
175 mila euro è la denuncia al Fisco nel 2000 come autonomo. Sono in tutto
325 mila euro l?anno da lavoratore, ai quali da 13 stagioni Petrucci può
aggiungere una discreta pensione.

Poi c?è Mario Pescante, anche lui una lunga carriera al Coni che nel ?93
lo porterà alla presidenza. Con l?iscrizione a Forza Italia, Pescante ha
ripreso in mano lo sport perduto nel ?99 e oggi, sotto l?egida dei Beni culturali,
esercita un ruolo da ministro dello Sport. A lui, abruzzese di 66 anni, è
riuscito un doppio colpo previdenziale: grazie alla legge dei "25 anni" percepisce
1.832,78 euro di pensione diretta dal giugno ?93. E, grazie ai 65 anni compiuti
nel luglio 2003, riceve una pensione di vecchiaia da 3.830,43 euro. Fanno
oltre 5.600 euro di vitalizio per un uomo che ha stipendio da deputato e
da viceministro, contratto da supervisore di Torino 2006 e redditi da lavoro
autonomo (nove fonti di guadagno) pari a 226.000 euro.

Adriano Galliani, amministratore del Milan e presidente della Lega calcio,
nel 2000 ha dichiarato ? tra lavoro dipendente e autonomo ? redditi per 1.160.000
euro. Bene, dai 19 ai 27 anni è stato geometra al Comune di Monza, ufficio
edilizia pubblica. Nel 1980, scoperta l?esistenza di una legge del governo
Andreotti che consentiva a un dipendente di un ente locale di percepire pensione
a prescindere dagli anni lavorati, il manager Fininvest Galliani ha fatto
domanda retroattiva. Accordata. Da allora sul suo conto della Banca Antonveneta,
agenzia di Lissone, l?Inps versa un vitalizio mensile di 234,93 euro.