00 09/12/2005 23:19
CORRIERE DELLA SERA
9 dicembre 2005

Corsa a ostacoli per l’Opa su Bnl. Il quotidiano «Europa»: la Quercia prepara l’exit strategy
Unipol: imbarazzo ds, affondo della Margherita
di SERGIO RIZZO

Le operazioni finanziarie del presidente di Unipol, Giovanni Consorte, con la Banca popolare di Lodi, mettono in imbarazzo i Ds. La Margherita pensa a una exit strategy, ma Lanfranco Turci non crede all’ipotesi che Consorte possa lasciare per salvare l’Opa su Bnl che sta diventando un percorso a ostacoli.

SCALATE E INCHIESTE. VIAGGIO NEI DS
Il caso Consorte imbarazza i dirigenti Ds
Il quotidiano della Margherita: finalmente la Quercia comincia a prendere le distanze
Sergio Rizzo

ROMA — Alla conferenza programmatica dei Ds di Firenze, sponsorizzata dall'Unipol, l'assenza del presidente della compagnia Giovanni Consorte non era passata inosservata. E ieri «Europa», il quotidiano della Margherita, ha interpretato quell'assenza come un passo di una exit strategy «dal vicolo di appoggio cieco e incondizionato» nel quale si era infilato il gruppo dirigente dei Ds. Il cui presidente, Massimo D'Alema, sulla scalata alla Bnl ci aveva messo addirittura il timbro. Nell'intervista di agosto al Sole 24ore in cui bocciava la tesi dei due capitalismi, «uno buono, produttivo, l'altro degli speculatori legati al mondo politico», aveva sentenziato: «La sostanza dell'operazione Unipol-Bnl è chiara».
Difficile dire se la exit strategy comprenda anche, come si comincia a mormorare negli ambienti delle coop, l'uscita di scena di Consorte. Chi lo conosce bene, come il senatore diessino Lanfranco Turci, non crede all'ipotesi che lui si possa fare da parte pur di salvare l'Opa sulla Bnl. «Mi sembra un evento non all'ordine del giorno». Non così Salvatore Biasco, per il quale «se risultasse dalle indagini che Consorte si è arricchito personalmente, pagherà personalmente e toccherà a un altro prendere il suo posto».
Certamente quelle operazioni finanziarie «personali» fatte con la Banca popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani, sulle quali la Procura di Milano ora vuole vederci chiaro, rischiano di riaprire un fronte doloroso. Dice Turci, ex presidente di Legacoop: «Sono certo che sarà tutto chiarito e mi auguro che i sospetti svaniscano, nell'interesse del movimento cooperativo, che è parte della sinistra italiana. Ma se non fosse così, ci sarebbe un grave sconcerto». Lo sconcerto comunque si è fissato nelle facce dei senatori diessini che l'altro ieri, a palazzo Madama, si giravano fra le mani il giornale che riportava la storia dei conti di Consorte e Sacchetti alla Lodi. E si capisce perché: «L'idea che la sinistra, e le cooperative, avessero un codice genetico diverso è finita con Enrico Berlinguer», ammette Turci. Che tuttavia fa presente come «la polemica sul costo della politica» sia stata aperta proprio dal Ds, a dimostrazione che nella Quercia c'è «preoccupazione per il rischio di un eccesso di omologazione».
Già. «Eccesso di omologazione». Di cui la vicenda Unipol, azienda plasmata da Consorte e Ivano Sacchetti, è forse l'emblema. Del resto, non si porta in pochi anni una compagnia come l'Unipol dal settimo al secondo posto nella classifica delle assicurazioni, dopo le Generali, per caso. E nemmeno per caso si arriva a scalare la Bnl, un tempo la banca del governo. Soprattutto adesso, in piena era berlusconiana, e senza l'ostilità del governo.
Per arrivarci c'è voluta una lunga marcia, e spesso senza badare troppo a chi erano i «compagni» di strada. La scalata a Telecom Italia, benedetta da D'Alema. L'alleanza con Chicco Gnutti, già condannato per insider trading, e i suoi amici Fiorani, Stefano Ricucci, e Ubaldo Livolsi, consigliere di Fininvest e legato a Silvio Berlusconi. Roba da mettere, sì, in gravissima crisi, il principio della «diversità genetica».
Ma anche in via Stalingrado, dov'è il quartier generale dell'Unipol, il fine evidentemente giustifica i mezzi. E non da oggi. Il vicepresidente della compagnia, Sacchetti, un giorno sentenziò durante una riunione dell'Ania: «La stagione del romanticismo finanziario è finita». Traduzione: le cooperative sono imprese come tutte le altre. Di conseguenza, i loro manager non sono diversi da quelli delle aziende private. Fra scalate e alleanze, Consorte è arrivato a collezionare ben nove incarichi, se si conta anche la poltrona di «socio» della Fondazione Cassa di risparmio di Bologna, il tempio della finanza bianca, dove ha un posto anche Romano Prodi. Sacchetti ne ha addirittura 12.
Sia Consorte che Sacchetti, hanno poi ciascuno la propria società immobiliare privata. Quella di Consorte si chiama Maxwell, e il presidente di Unipol è in società con un certo Vincenzo Sportelli, giovane professionista che ha incarichi in molte società del gruppo Caltagirone. Di immobiliari Sacchetti ne ha due. Nella prima, la I.M., sono affluite durante il 2004 «disponibilità liquide» per un milione di euro. Niente di strano: grazie anche ai numerosi incarichi, Consorte e Sacchetti sono i manager più pagati del mondo cooperativo. Ma anche questo non fa che rendere più evidente lo sconcerto per la vicenda dei conti alla Lodi.
Trapela, il disagio, e non potrebbe essere diversamente, anche dal commento apparentemente asettico di Cesare Salvi: «La politica deve tacere. Il sistema delle coop ha avuto antichi collegamenti con la sinistra, adesso è un settore imprenditoriale da cui la politica deve stare fuori. Mi auguro che vengano respinte tutte le strumentalizzazioni». Frase che ben individua il rischio che una storia del genere porta con sé a pochi mesi dalle elezioni. Autentica dinamite e con tanto di miccia accesa anche per la scalata dell'Unipol alla Bnl, fortemente sostenuta dai vertici della Quercia ma che a sinistra, e nei Ds, non tutti hanno ancora digerito. Non l'ha digerita, per motivi diversi, chi come Franco Bassanini e Giuliano Amato ha radici socialiste. Non l'ha digerita nemmeno la sinistra del partito, il cui leader Fabio Mussi evita di parlarne in pubblico, ma in privato confessa di «non essere affatto commosso» dall'idea che l'Unipol scali la Bnl. Ma la scalata non va giù neanche a molte cooperative, esacerbate dal sospetto che qualche manager possa aver speculato in proprio. E che si chiedono perché il movimento debba fare un investimento così costoso, e che probabilmente comporterà per alcune di loro l'impegno ad acquistare Aurora, in attività senza alcun collegamento con il sociale, ma che punta invece a creare il terzo polo finanziario del Paese. Sospettando una operazione di puro potere. Interrogativi a cui ha sollecitato una risposta, in un recente saggio, anche l'ex senatore Silvano Andriani, presidente di Montepaschi Vita e consigliere dell'Unipol. Ma una risposta ancora non c'è.




L'ACCUSA
Deaglio: sulla Bicamerale della finanza adesso D'Alema e Fassino riflettano
Roberto Bagnoli

ROMA — Enrico Deaglio, direttore de Il Diario, non riesce a nascondere la propria soddisfazione giornalistica. Il suo settimanale è stato il primo a cavalcare l'ipotesi della «Bicamerale della finanza», e delle scalate concertate.
È sufficiente il fatto che Consorte sia iscritto nel registro degli indagati su Antonveneta per giustificare la sua teoria?
«Ma lo è anche per Bnl. Ed è la prova di quello che aveva scritto Gianni Barbacetto, e cioè che non c'è una scalata buona e una cattiva ma tutte e due sono cattive. La sua inchiesta aveva già portato elementi per capire che Ricucci, Consorte, Gnutti e Fiorani, con l'alta benedizione del governatore Antonio Fazio, erano d'accordo».
Certo quel titolo di copertina "Compagno Ricucci"...
«D'Alema si seccò molto. Disse che Ricucci non aveva la rogna, difese i nuovi investitori contro i vecchi salotti e accusò chi faceva le inchieste nei confronti dell'Unipol di essere razzista. Una cosa che mi è dispiaciuta ma che purtroppo è tipica dei grandi dirigenti politici: non accettano critiche. Ma se avessero ascoltato di più senza prendere le difese d'ufficio sarebbe stato meglio».
Ve ne occuperete ancora?
«Sicuramente, perché siamo solo agli inizi di una vicenda complicata. Mi auguro che Fassino e D'Alema, che già si sono esposti molto, riflettano attentamente su cosa è diventato il movimento cooperativo. E poi ci occuperemo del sistema degli appalti in Val di Susa».




LA DIFESA
De Piccoli[1]: spero che i manager Unipol possano dimostrare la loro estraneità
R. Ba.

ROMA — «C'è in corso un'indagine e quindi occorre aspettare gli accertamenti per verificare l'estraneità o i coinvolgimenti di Giovanni Consorte su Antonveneta». Cesare De Piccoli, responsabile per i diesse delle imprese e infrastrutture, invita alla calma e a non anticipare giudizi approssimativi.
Ma se i sospetti su Consorte risultassero veri...
«Noi abbiamo difeso la legittimità che una società cooperativa come Unipol possa fare operazioni di mercato. Sulla responsabilità personali mi pare persino naturale fare delle distinzioni. Spero poi che Consorte sia in grado di dimostrare la sua estraneità».
Non vede un rischio di boomerang elettorale nel caso di colpevolezza?
«Ritengo di no perché sarebbe solo un polverone come quello di quest'estate. La connessione tra il mondo cooperativo e i diesse avviene per giudizi politici. Sarebbe solo una strumentalizzazione».
Ritiene giusto che Consorte lasci l'incarico già adesso?
«Non spetta a me esprimere pareri su questo aspetto. Consorte, come qualsiasi altro amministratore, risponde al suo consiglio e agli azionisti».
Pensa che Bankitalia darà il via libera a Unipol per Bnl?
«Mi auguro che il giudizio arrivi in base ai fatti e alla regolarità delle procedure e non sotto la pressione di altri elementi».



[1]
"Cesare De Piccoli, imputato per una tangente Fiat estero su estero, accertata e caduta in prescrizione, non viene rieletto in Parlamento e deve accontentarsi della nomina a segretario regionale del Veneto".
(cfr. Barbacetto, Gomez, Travaglio, "Mani Pulite, la vera storia", pag. 655 )

Cesare De Piccoli e' stato anche sottosegretario per l'industria, il commercio e l'artigianato e per il commercio con l'estero nel Governo Amato.
Nel febbraio 2004 è stato nominato capo della segreteria particolare del Segretario Nazionale dei Ds, Piero Fassino.
Attualmente e' responsabile imprese e infrastrutture della Segreteria nazionale dei Ds.


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LA REPUBBLICA
9 dicembre 2005

L´INTERVISTA
Consorte (Unipol) si difende dalle accuse e chiede alle Authority di decidere sull´Opa
"Ho sempre rispettato le regole
adesso ci dicano solo sì o no"
aspettando l´ok Da sei mesi siamo sulla graticola, hanno rivoltato Unipol come un calzino, non si può andare all´infinito
gli ispettori Abbiamo avuto decine di incontri, fatto centinaia di comunicati e ci hanno esaminato per l´autorizzazione i funzionari più severi
ANDREA GRECO

MILANO - Si difende come un leone ferito Giovanni Consorte. Dal fuoco delle procure, dov´è atteso al varco. Dalla melina delle Autorità di vigilanza che si palleggiano un iter autorizzativo privo di orizzonti temporali e metodologici certi. Dal fuoco mediatico e politico che da cinque mesi ne fa quasi ininterrottamente l´uomo del giorno. Il signore delle coop è ancora convinto che la lepre (Bnl) non gli scapperà, anche se all´esterno non ci si crede più tanto. La festa dell´Immacolata è solo l´ultima non santificata di una lunga serie consecutiva, tutta una metà del calendario passata a correr dietro alla banca romana.
«Sto lavorando, cosa vuole che le dica o commenti. Non è più tempo di parole, o di mediazioni, è tempo che ognuno faccia il proprio lavoro», dice Consorte nel corso di un breve colloquio. Sono parole che chiamano alle loro responsabilità soprattutto i regolatori, che settimana prossima dovrà incontrare per l´ennesima volta e a cui, dopo mesi di collaborazione in cui ha rimodellato lo schema di offerta su Via Veneto come gli imponevano, va chiedendo un sì definitivo. Per far incominciare l´Offerta pubblica di acquisto sulla banca romana prima di fine dicembre. Altrimenti saranno dolori, per Unipol, chiamata a riscrivere il prospetto informativo e a rinegoziare con le banche garanzie da 4 miliardi di euro per pagare l´acquisizione. Tuttavia, se tutto andrà in malora, potrebbero sentire qualche botta anche tutte quelle persone, o quelle istituzioni, che – con un certo successo finora – si sono messi traverso tra il leone e la lepre. Neanche ferito, però, Consorte esplicita un mezzo cedimento. Magari alla fine scoppierà tutto insieme, per ora la struttura del personaggio tiene. Anche se nel suo entourage, i collaboratori più stretti lo hanno già sentito dire, «ah, potessi tornare indietro, mica so se lo rifarei».
Il barometro di oggi indica tempesta: da più parti si dice ormai che Unipol non ce la farà a mangiarsi la Bnl. Commenta?
«Tutti coloro che fanno illazioni, magari citando fonti anonime, dovranno prendersene la responsabilità davanti ai soci Unipol e al mercato».
Sì, ma qui sono arrivati altri due nuovi fascicoli degli inquirenti di Milano e Roma, a carico suo e del suo braccio destro Ivano Sacchetti. In entrambi i casi le accuse sono di aggiotaggio informativo.
«Ho già risposto attraverso due comunicati stampa».
Forse, qualche dettaglio in più...
«Le operazioni di cui i giornali parlano tanto in questi giorni risalgono a cinque anni fa, e non hanno niente a che fare con le vicende attuali e la scalata».
Eppure, secondo i magistrati, si tratterebbe di operazioni sospette.
«Sono operazioni che sono state fatte in Borsa, nel rispetto delle regole. Se e quando qualcuno ce le contesterà, gli risponderemo; intanto stiamo facendo tutte le verifiche e le ricostruzioni tecniche apposta».
Se l´aspettava questo bailamme intorno all´Unipol e ai suoi manager, seguito ai vostri propositi di grandezza attraverso la conquista della Banca nazionale del Lavoro?
«In parte sì, anche se talvolta si è esagerato».
Chi ha esagerato?
«Da quasi sei mesi sono sotto una continua graticola: mi sto stufando. Da cinque mesi c´è in piedi un processo autorizzativo per l´offerta su Bnl, una cosa che non ha uguali al mondo».
Si capisce, con tutto quello che è successo è normale che le Authorities vogliano vederci chiaro...
«Unipol ormai è stata scandagliata e rivoltata come un calzino: hanno guardato e controllato tutto, abbiamo fatto decine di incontri, siamo stati seguiti dai funzionari più severi. Abbiamo emesso quasi un centinaio di comunicati stampa... Non è che si può andare avanti all´infinito».





A rischio l´Opa di Consorte
spagnoli verso il contrattacco
In mano a Fazio e Cardia l´offerta Unipol su Bnl
La settimana prossima nuovi incontri tra i vertici bolognesi e Via Nazionale
La prudenza di Bankitalia: probabili nuove richieste di informazioni alla compagnia

MILANO - L´azione a tenaglia delle procure di Milano e Roma su Giovanni Consorte e sull´Unipol fa traballare la scalata alla Bnl. Subentra infatti un elemento nuovo, quello della "onorabilità e correttezza nelle relazioni di affari" dei manager, prevista dal Testo unico finanziario in casi come questi. Ma le traversie giudiziarie non sono l´unico punto critico, guardando le cose da Via Nazionale. Risulta infatti che la Vigilanza non abbia intenzione di ripetere la figuraccia di quest´estate, quando il no dei funzionari all´Opa di Fiorani su Antonveneta divenne il sì firmato da Antonio Fazio. E le fragilità dell´offerta Unipol non mancano, a volerle guardare con severità.
La reazione a Palazzo Koch potrebbe essere quella di prendere tempo e chiedere un secondo supplemento informativo sui delicati passaggi dello schema bolognese, specie dove sono più intricati i contratti di acquisto e vendita di pacchetti tra Unipol e i suoi alleati nell´impresa. La normativa lascia altri 15 giorni, per il parere di Fazio, ma il tempo si può fermare in caso di richiesta di specificazioni. Anche più volte: nell´Opa del Bilbao su Bnl, per esempio, le richieste supplementari furono ben cinque. Il bis informativo a Unipol potrebbe essere già partita: in tal caso l´Opa di Consorte non partirà entro il 2005, e servirebbero nuovi pesanti adempimenti, anche contabili, da approntare nell´anno nuovo. Anche la Consob vuole evitare il rischio "Fiorani bis": a luglio disse sì al prospetto dell´Opa di Lodi, poi spazzato via dalle inchieste. C´è da scommettere quindi che la Commissione prenderà tutti i 15 giorni a disposizione per esaminare il prospetto di Unipol, già in aggiornamento, perché è stato scritto in agosto.
Settimana prossima il vertice di Unipol dovrebbe tornare a incontrarsi con i regolatori, ma non si sa se per fornire nuove spiegazioni sull´operazione o per ottenere il sospirato via libera. A Piazza Affari Unipol ha guadagnato l´1,28% a 2,37 euro, ma l´andamento paradossale non deve stupire. Se saltasse l´Opa romana, infatti, il titolo potrebbe tornare ai livelli di inizio anno, vicino a quota 3 euro.
Intanto si scaldano i rivali spagnoli, che in estate fallirono il primo affondo su Bnl. Nei desk del Bilbao ormai si lavora alacremente al "piano B", che scatterà in caso di naufragio dell´Opa di Unipol. I baschi possono lanciare subito una seconda Opa, senza attendere il tempo di legge, poiché la prima non s´è concretizzata. Ma prima vogliono che si chiarisca la situazione, poi servirebbe un passaggio in cda. Anche in questo caso, la sorte di Bnl si deciderebbe nel 2006.
(a.gr.)
INES TABUSSO