00 15/02/2006 20:23

LA NOTIZIA:

www.osservatoriosullalegalita.org/06/notizie/02feb2/1544appell...



IL TESTO DELL'APPELLO (CHIUNQUE PUO' ADERIRE):

Un impegno per la giustizia

Si sta chiudendo una delle più tormentate e controverse legislature della
storia repubblicana e c'è oggi la prospettiva di un cambio di governo. Ma
deve cambiare anche il modo di governare: dal punto di vista costituzionale
e dei rapporti tra cittadini ed istituzioni.

Il lavoro che attende il nuovo governo è quindi di enorme complessità e responsabilità
e si estende a settori di grande importanza per la collettività: l'informazione,
la sanità, il lavoro, l'ambiente e i beni culturali, la ricerca, l'istruzione,
la politica fiscale e tributaria.

Importanti riforme di sistema sono necessarie anche per ridare ai cittadini
fiducia nella giustizia. Ma in questo settore noi tuttavia riteniamo che
vi sia una inderogabile priorità: la cancellazione delle principali leggi
che sono state adottate quasi esclusivamente al fine di perseguire gli interessi
personali di pochi, ignorando quelli della collettività. Si tratta di leggi
che - a prescindere da ogni altra considerazione - hanno devastato il nostro
sistema giustizia e compromesso il principio della ragionevole durata dei
processi.

Alcune di queste leggi, pur da riformare, sono state disinnescate dalla Corte
Costituzionale (ad esempio il cd. "Lodo Schifani", cioè la L. 20.6.03 n.
140 sulla sospensione dei procedimenti per le alte cariche dello Stato) o
dai giudici di merito e dalla Corte di Cassazione (è avvenuto per la Legge
sulle rogatorie n. 5.10.01 n. 367 e la cd. "Legge Cirami" 7.11.02 n. 248
sullo spostamento dei processi per legittimo sospetto).

Ma, per altre leggi è necessaria l'abrogazione immediata : solo con la loro
abrogazione, infatti, sarà possibile restituire credibilità al paese sul
piano internazionale e dignità ai governanti e ai rappresentanti politici
ed ottenere la partecipazione della collettività nazionale agli sforzi necessari
per ricostruire una scala di valori condivisi.

Le leggi che devono costituire oggetto di abrogazione già nei primi mesi
della legislatura sono:

- la Legge di "depenalizzazione" del falso in bilancio ( D.L.vo 11.4.02,
n.61), che rappresenta la tipica traduzione in termini normativi della cultura
della illegalità e contrasta con la tendenza mondiale a punire con maggiore
severità la false comunicazioni in materia societaria;

- la Legge cd. "ex Cirielli", 5.12.05 n. 251, definita "obbrobrio devastante"
dal Presidente della Corte di Cassazione, che ha di fatto introdotto nuove
cause di impunità per i potenti (attraverso la prescrizione breve dei reati,
anche gravi, commessi dagli incensurati) e pesanti discriminazioni verso
i recidivi anche per reati non gravi: dunque, incentivi a manovre dilatorie
ed il prevedibile aumento della popolazione carceraria saranno l'effetto
di un diritto penale per tipo d'autore;

- la barbara riforma della legittima difesa approvata definitivamente il
24.1.06, che introduce una presunzione di proporzionalità tra i delitti contro
il patrimonio in ambiente privato e la reazione violenta con armi da fuoco
contro chi ne è responsabile;

- la cd. Legge Pecorella sulla inappellabilità delle sentenze di proscioglimento,
approvata definitivamente il 15.2.06, che, a parere di molti, altera il principio
costituzionale della parità delle parti nel processo e, dilatando le possibilità
di ricorso alla Corte di Cassazione, parzialmente la trasforma in giudice
di merito, ingolfandola e rendendone ingestibile l'attività.

L'impegno di coloro che intendono formare il futuro Governo deve estendersi
inoltre alla sospensione immediata della efficacia di tutti i decreti legislativi
di attuazione delle legge di riforma dell'ordinamento giudiziario (Legge
delega n. 150 del 2005): solo così potrà essere predisposto e realizzato
un progetto di riforma di ampio respiro, utilizzando i contributi del CSM,
degli accademici, della magistratura associata, degli avvocati e delle associazioni
dei giuristi e del personale amministrativo.

Chiediamo allora a tutti coloro che parteciperanno alla prossima campagna
elettorale un impegno espresso, preciso e incondizionato ad operare immediatamente
per l'abrogazione di queste leggi, che non sia diluito in promesse di riforme
generali nei vari settori dell'ordinamento.

L'assunzione di tale impegno è condizione e garanzia irrinunciabile perché,
come giuristi e come cittadini, possiamo confidare nella volontà degli eletti
di ripristinare effettivamente, non solo in questo campo, le regole fondamentali
della democrazia.



Alberto Alessandri (Università Bocconi, Milano)

Mario Almerighi (magistrato, Roma)

Alessandro Amadori (Istituto Coesis Research)

Alfonso Amatucci (magistrato Cassazione, Roma)

Vittorio Angiolini (Università Milano)

Antonello Ardituro (magistrato, Napoli)

Giovanni Bachelet (Università La Sapienza, Roma)

Marcello Basilico (magistrato Genova)

Patrizia Bellucci (Università Firenze)

Gianni Benzoni (avvocato, Varese)

Giovanni Beretta (avvocato, Milano)

Carlo Bernardini (Università La Sapienza, Roma)

Enrico Biagi (Avvocato, Milano)

Augusto Bianchi (avvocato Milano)

Adolfo Biolè (avvocato, Genova)

Federico Boezio (avvocato Milano)

Luca Boneschi (avvocato, Milano)

Sandra Bonsanti (presidente Libertà & Giustizia)

Francesco Saverio Borrelli (magistrato in quiescenza, Milano)

Salvatore Bragantini (economista, Milano)

Paola Brambilla (avvocato, Bergamo)

Carlo Bretzel (avvocato, Milano)

Silvia Buzzelli (Università Bicocca, Milano)

Maria Agostina Cabiddu (Politecnico, Milano)

Carlo Cacciapuoti (avvocato, Genova)

Elisabetta Cacioppo (avvocato, Varese)

Pietro Calogero (magistrato, Padova)

Anna Canepa (magistrato, Genova)

Paolo Carfì (magistrato, Milano)

Franco Casarano (avvocato Milano)

Ciro Cascone (magistrato, Milano)

Antonio Cassese (Università Firenze)

Claudio Castelli (magistrato Milano)

Paolo Cendono (Università Trieste)

Elio Cherubini (avvocato, Milano)

Sergio Chiarloni (Università Torino)

Domenicantonio Claps (magistrato, Milano)

Massimo Clara (avvocato, Milano)

Gianfranco Cocco (Università Bicocca, Milano)

Nino Condorelli (magistrato, Brescia)

Riccardo Conte (avvocato, Milano)

Ferdinando Cordova (storico, Università "La Sapienza", Roma)

Carmen Covito (scrittrice)

Dario Curtarello (magistrato, Padova)

Achille Cutrera (avvocato, Milano)

Piercamillo Davigo (magistrato Cassazione, Roma)

Paolo D'Alessandro (magistrato Cassazione, Roma)

Vito D'Ambrosio (magistrato Cassazione, Roma)

Ada Lucia De Cesaris (avvocato Milano)

Pierfrancesco Della Porta (avvocato, Milano)

Luigi De Magistris (magistrato, Catanzaro)

Luca De Matteis (magistrato, Como)

Tullio De Mauro (Università Roma)

Enrico Di Nicola (magistrato, Bologna)

Emilio Dolcini (Università Milano)

Enrica Domeneghetti (avvocato, Milano)

Waldemaro Flick (avvocato, Genova)

Paolo Flores d'Arcais (Università Roma)

Mario Fresa (magistrato Cassazione, Roma)

Claudia Galdenzi (avvocato, Milano)

Giuseppe Gennaro (magistrato, Catania)

Giuseppe Giampaolo (avvocato, Roma)

Marco Gianoglio (magistrato Torino)

Alfredo Golia (magistrato in quiescenza, Milano)

Carlo Federico Grosso (Università Torino, già Vice Presidente del CSM)

Laura Hoesch (avvocato, Milano)

Giulio Illuminati (Università, Bologna)

Marco Imperato (magistrato, Trapani)

Roberto E. Kostoris (Università Padova)

Raffaella Lanzillo (Università Milano)

Cristina Lavinio (Università di Cagliari)

Filippo Lattanzi (avvocato Roma)

Filippo Lebano (avvocato, Milano)

Maria Leotta (avvocato, Milano)

Michele Lombardo (avvocato, Milano)

Paola Lovati (avvocato, Milano)

Franco Maccabruni (avvocato Milano)

Fabio Malcovati (avvocato, Milano)

Michele Mannironi (avvocato, Milano)

Manuela Mantovani (Università Padova)

Anna Marzanati (Università Bicocca, Milano)

Maria Stefania Masini (avvocato Roma)

Tecla Mazzarese (Università Brescia)

Marcello Adriano Mazzola (avvocato, Milano)

Gianni Melillo (magistrato, Direz. Naz.le Antimafia, Roma)

Mariagrazia Monegat (avvocato, Milano)

Simone Monesi (avvocato, Milano)

Donatella Montagnani (avvocato, Milano)

Cristina Morelli (avvocato, Milano)

Ubaldo Nannucci (magistrato, Firenze)

Gioacchino Natoli (magistrato Palermo)

Francesca Negri (avvocato Milano)

Stefano Nespor (avvocato, Milano)

Roberta Palmisano (magistrato, Roma)

Guido Papalia (magistrato, Verona)

Ignazio Patrone (magistrato Procura Generale Cassazione, Roma)

Pasquale Pasquino (Università Parigi\New York)

Michele Pepe (avvocato, Milano)

Giancarla Perasso Etteri (avvocato, Milano)

Dino Petralia (magistrato, Sciacca)

Vittorio Pilla (magistrato, Milano)

Alessandro Pizzorusso (Università Pisa)

Ulderico Pomarici (II Università, Napoli)

Eligio Resta (Università Roma Tre, Roma)

Adelio Riva (avvocato, Milano)

Fabio Roia (magistrato, Milano)

Maurizio Romanelli (magistrato, Milano)

Guido Rossi (Università San Raffaele, Milano, ex Presidente Consob)

Gian Luigi Rota (avvocato, Milano)

Giuseppe Rusconi (avvocato, Milano)

Adriano Sansa (magistrato, Genova)

Francesco Santuari (avvocato, Milano)

Valeria Sergi (avvocato Milano)

Carlo Smuraglia (Università Milano, Avvocato)

Armando Spataro (magistrato, Milano)

Corrado Stajano (scrittore)

Allegra Stracuzzi (avvocato, Milano)

Mario Suriano (magistrato, Napoli)

Giovanni Tamburino (magistrato, Venezia)

Luigi Vanni (avvocato, Milano)

Enrico Veronesi (avvocato Milano)

Modestino Villani (magistrato, Napoli)

Piergiorgio Weiss (avvocato, Milano)

Ettore Zanoni (avvocato, Milano)



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IL GIORNALE
15 febbraio 2006
Giustizia, i magistrati dettano legge all'Unione «Cancellate le riforme»
Anna Maria Greco

da Roma
Cancellare il nuovo ordinamento giudiziario voluto dal governo Berlusconi
è stata la parola d'ordine dell'Anm in questi anni, sventolata come una bandiera
in ben 4 scioperi e innumerevoli battaglie. L'altra è cancellare le cosiddette
leggi ad personam, tanto attaccate dall'opposizione.
Ora arriva il programma dell'Unione e i magistrati s'interrogano sulla sapiente
genericità delle due paginette che riguardano la riforma Castelli e sulla
mancanza di riferimenti precisi alle altre norme contestate.
I sospetti di un «tradimento» del centrosinistra, soprattutto nelle ali più
oltranziste della magistratura associata, rimangono.
E infatti, il pm di Milano Armando Spataro, esponente di punta della corrente
di sinistra Movimento per la Giustizia, da un paio di giorni fa circolare
tra colleghi, giuristi e avvocati un documento dal titolo: «Giustizia: abrogare
le leggi-vergogna, bloccare la riforma dell'ordinamento giudiziario». Si
raccolgono le firme per chiedere «a tutti coloro che parteciperanno alla
prossima campagna elettorale un impegno espresso, preciso e incondizionato
a operare immediatamente per l'abrogazione di queste leggi, che non sia diluito
in promesse di riforme generali nei vari settori dell'ordinamento». Impegno
che è «condizione e garanzia irrinunciabile perché, come giuristi e come
cittadini, possiamo confidare nella volontà degli eletti di ripristinare
effettivamente, non solo in questo campo, le regole fondamentali della democrazia».
I firmatari, da Francesco Saverio Borrelli a Carlo Federico Grosso, da Alessandro
Pizzorusso a Paolo Flores D'Arcais, da Mario Almerighi a Gioacchino Natoli,
da Nino Condorelli a Vito D'Ambrosio, vogliono insomma sapere se possono
fidarsi dell'Unione o se, in caso di vittoria, riserverà qualche sorpresa.
Ed elencano: sospensione immediata dei decreti delegati della riforma Castelli,
abrogazione delle leggi su falso in bilancio, ex-Cirielli, legittima difesa
e inappellabilità, solo ieri approvata definitivamente e subito bollata come
una «brutta legge» dal presidente dell'Anm, Ciro Riviezzo.
Perché tanti timori e tante pressioni?
Il fatto è che nel programma dell'Unione apparentemente si viene incontro
alle richieste dell'Anm, ma con una vaghezza che consente più possibilità.
Si parla di «rimuovere tutti gli aspetti del nuovo ordinamento in stridente
contrasto con i principi costituzionali» e, «ove necessario», sospendere
le norme della legge delega (o dei decreti attuativi), senza specificare
quali sono questi aspetti. Si auspica una «efficace e rigorosa separazione
delle funzioni» tra giudici e Pm, pur con un concorso unico e senza test
psicoattitudinali; si approva la tipizzazione degli illeciti disciplinari
introdotta dalla riforma; si vuole eliminare la gerarchizzazione delle procure,
ma garantendo uniformità e coordinamento dell'azione penale; ci si pronuncia
contro i concorsi «di regola» nella carriera delle toghe, ma si dice che
per l'accesso in Cassazione ci vuole una «specifica selezione»; si dice sì
alla scuola della magistratura anche se controllata dal Csm, che dovrebbe
tornare al numero originale di componenti, cioè da 24 a 30.
«Il programma dell'Unione - spiega il segretario dell'Anm, Antonio Patrono
- contiene le linee direttrici giuste, ma non va nei dettagli e lascia la
porta aperta a varie soluzioni. La nostra priorità è la cancellazione della
riforma Castelli, ma in alternativa vogliamo almeno un cambiamento radicale,
mentre non sono indicati in concreto le modifiche che si intendono apportare.
Sulle elezioni al Csm, ad esempio, non si parla dell'introduzione del metodo
proporzionale né della necessaria proroga dell'attuale Consiglio, visto che
già prima del voto di luglio saranno avviate le procedure elettorali.
E poi, si vogliono introdurre i ?manager giudiziari? di supporto al magistrato,
senza specificarne le competenze per evitare che possano interferire nell'esercizio
della giurisdizione».
Venerdì 24 ci sarà il Congresso nazionale dell'Anm e l'associazione prepara
il «suo» di programma, perché non ci siano equivoci. «L'iniziativa di Spataro
- dice Mario Cicala, del comitato direttivo dell'Anm - dimostra che si cerca
di incidere nella battaglia interna all'Unione tra la linea moderata che
sembra aver ispirato questo programma soft e la componente più giustizialista.

Lo sforzo è quello di radicalizzare l'azione di rinnovamento del sistema
voluto dalla Cdl, da parte dell'Unione. E comunque, anche da questo programma
l'Anm deve prendere atto che ambedue i poli indicano gli stessi problemi
reali, che non ci si può rifiutare si affrontare, dopo le elezioni, con serenità».
INES TABUSSO