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LA REPUBBLICA
2 aprile 2006
L´INTERVISTA
Sartori: la chiave di volta è l´incompatibilità del Cavaliere con le cariche di governo

"Il conflitto di Berlusconi è colossale troppe le timidezze dell´Unione"
controllore di sé Se il premier vuole due mogli ha diritto di averle? In realtà lui non può avere una carica che lo rende il controllore di se stesso, perché scatta l´incompatibilità
la legge giusta L´Ulivo ha dal ´94 la legge giusta.Ora Passigli propone, per disciplina di partito,che basta tagliare i legami proprietà-gestione. La sinistra teme forse l´accusa di vendetta
SILVIO BUZZANCA, GIOVANNA CASADIO

ROMA - Professor Sartori, la sinistra se vince "farà a pezzi" Berlusconi e le sue tv, come scrive "Il Foglio"?
«Ma per carità, semmai lo faranno trionfare».
A "Otto e mezzo" Ferrara, Ostellino e Ricossa hanno parlato di conflitto d´interessi. La tesi di Ricossa è che un liberale lascia decidere gli elettori. La convince?
«È una delle nostre numerose leggende metropolitane. Nella vita esistono incompatibilità (previste nel codice civile). Per esempio, un giudice non può fare l´avvocato di un suo cliente; un carcerato non può essere il proprio secondino. Se Gianni Agnelli fosse stato nominato ministro dell´Industria tutti avrebbero detto che c´era incompatibilità. Invece per Berlusconi - sostengono i berlusconoidi - non ci sono incompatibilità. Se vuole due mogli ha diritto di averle! In realtà Berlusconi continuerà a fruire dell´elettorato attivo e anche passivo. Se vuole essere rieletto, benissimo. Ma non può avere una carica che lo rende il controllore di se stesso, perché a questo effetto è fermato dall´incompatibilità. La tesi di Ricossa proprio non tiene. Le elezioni eleggono e basta, non redimono, non cancellano colpe o peccati. E poi gli elettori scelgono per cento motivi diversi nei quali il conflitto di interessi è probabilmente il novantesimo».
Ostellino dice che non si devono fare troppe leggi; che i contrappesi ci sono, come la professionalità dei giornalisti. Basta così poco?
«Ostellino si ritiene liberale perché lo dice di sé da sé. A me sembra sia un libertario anarcoide che si diverte a prenderci tutti in giro. Lo faccia, ma non sciupi così facendo il liberalismo. Ostellino accetta come inevitabile il monopolio tv di Berlusconi. Eppure il monopolio degli strumenti di comunicazione di massa è una delle caratteristiche delle dittature. Ostellino non sa, o fa finta di non sapere, che i freni e contrappesi del liberalismo appartengono alla sua dottrina costituzionale e non al contesto della società civile (che invece rischia di essere stritolata, secondo Toqueville e J. Stuart Mill, dalla tirannide della maggioranza). Noi italiani siamo un popolo conformista, senza anticorpi».
Le chiedevo anche delle troppe leggi.
«Certo che noi abbiamo troppe leggi. Ma quali sono da eliminare? Berlusconi ha cancellato il reato di falso in bilancio e rivendica per sé tutte le libertà che gli fanno comodo a cominciare da quelle di piegare e distorcere le regole».
Ferrara invece dice: siamo tutti pieni di conflitti di interessi. Giornali e tv vanno messi sullo stesso piano?
«Ferrara parli per sé, io non sono per niente in conflitto di interesse. Tutti eguali un corno! La sproporzione del conflitto di interessi berlusconiano è colossale. E poi la stampa è plurale, Mediaset è un monopolio».
Per i supporter del Cavaliere, la tv non fa vincere. È così?
«È un argomento fasullo. Date a me per tre mesi tutta la televisione, non raccoglierei più del 5% dei voti. Ma la tv aiuta a vincere e avvantaggia. Se nel ‘94 Berlusconi non fosse già stato il padrone di Mediaset, il Cavaliere non esisterebbe nemmeno oggi. La tesi seria è stabilita dal controfattuale (in logica si dice così), ovvero: se Berlusconi fosse senza media, quanti voti in meno raccoglierebbe?».
Una parte della sinistra pensa di utilizzare l´ineleggibilità e l´incompatibilità con cariche di governo. Sono strumenti utili?
«Molti confondono tra ineleggibilità e incompatibilità: due cose diverse. Privare Berlusconi dell´elettorato passivo sarebbe ingiusto e irrilevante, perché non occorre essere eletti in Parlamento per diventare capi del governo o dello Stato. Il problema è di incompatibilità: questa è la chiave di volta. E se la sinistra, o una sua parte non lo capisce, allora si dia all´ippica».
Passigli punta all´Authority sui conflitti di interesse e propone di sterilizzare i pacchetti azionari tagliando così il legame tra proprietà e gestione delle aziende. Può essere una soluzione?
«Confesso che Passigli mi ha un po´ stupito. Era lui l´estensore della proposta di legge che avrebbe potuto sistemare il problema del conflitto d´interessi. Il testo Passigli nel 1994 venne approvato dal Senato e poi decadde per fine anticipata della legislatura. Il centrosinistra lo ripropose nella legislatura successiva. Ma per misteriose ragioni (la stupidità non è una spiegazione sufficiente) lo lasciò cadere nonostante avesse nel ‘96 la maggioranza per vararlo. Sin dal gennaio 2002 il centrosinistra ha ripiegato su una proposta di legge (la 2214) che costituisce un notevole passo indietro. L´altra sera Passigli ha proposto (per disciplina di partito, suppongo) che basterà tagliare ogni legame tra proprietà e gestione. Ma è davvero un "pannicello caldo". Resto esterrefatto della paura, timidezza o anche dabbenaggine della sinistra. Avevano in mano da 12 anni una buona legge e non hanno il coraggio di riproporla. La sinistra teme di essere accusata di "vendetta". Il bombardamento mediatico di Sua Emittenza pare abbia rintronato anche l´Unione».
Ma è vero negli Usa la disciplina del conflitto di interessi funziona? E potrebbe funzionare anche in Italia?
«Certo che è vero. I salariati del Cavaliere si ostinano a sostenere che negli Usa non c´è obbligo di vendita e che, se ci sono dismissioni, sono volontarie. Falso. Prendiamo il caso del sindaco di New York, Bloomberg che possiede una stazione tv di informazione finanziaria. In quel caso, l´Ethics Board accertò, giustamente, che un servizio finanziario non poneva un problema di incompatibilità: il caso si chiuse così. Ma non è vero che i "Boards" americani negoziano sull´esistenza o meno di un conflitto. Se c´è, c´è: il negoziato è solo sul modo di sanarlo. Pertanto se Bloomberg fosse stato dichiarato in conflitto di interessi, la sua scelta era solo di vendere la tv o di dimettersi. E così dovrebbe essere in Italia se vogliamo essere seri».
D´Alema parla anche di una legge antitrust per tv e pubblicità. Va riscritta la Gasparri?
«Certo, è ovvio. Anche la Gasparri è una legge-truffa».
Inoltre D´Alema conferma che Mediaset è una risorsa del paese. A sinistra alcuni pensano all´inciucio. Vede nubi all´orizzonte?
«Non ho mai capito quale sia il gioco che gioca D´Alema. Negli Usa l´Antitrust ha smembrato la At&T, l´enorme compagnia telefonica del Paese, senza danneggiare nulla e nessuno. Io non uso la parola inciucio ma vedo una sinistra coperta di nubi».


INES TABUSSO