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03/09/2006 - "CORRIERE DELLA SERA", Pag. 1
LA NUOVA GUERRA (NEGATA)
di: ANGELO PANEBIANCO
www.difesa.it/files/rassegnastampa/060903/BUYDY.pdf




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DAL SITO DI DON GIANNI BAGET BOZZO
www.ragionpolitica.it

La magistratura, permanente eccezione allo «Stato d'eccezione»
di Raffaele Iannuzzi
5 settembre 2006

Angelo Panebianco, sul Corriere della Sera, affonda la lama dell'intelletto politico nel ventre molle del multiculturalismo e del politically correct occidentali. Il rilievo di fondo avanzato dall'acuto analista politico è semplice e sfuggente all'ideologia dominante: l'Islam sta combattendo una guerra contro l'Occidente e non è possibile difendersi con i mezzi ordinari. Inoltre non è possibile concepire l'Islam in armi, sia sunnita che sciita, al di fuori della galassia definita «mondo islamico». Ci troviamo di fronte ad un nemico sfuggente, non più contrastabile con i mezzi ordinari degli Stati «normali». Siamo in uno Stato d'eccezione, simile a quello descritto da Schmitt. In America, questa realtà suscitava dibattiti e definizioni formalmente adeguate, come quella di Clinton Lawrence Rossiter del 1948, che prevedeva nell'ordinamento Usa il ricorso allo «Stato di eccezione». In Francia, già dalla Quinta Repubblica, esiste una normativa che attribuisce al presidente l'equivalente della prerogativa regia. Analoga situazione in Gran Bretagna.

Gli unici ad essere scoperti sul fronte della difesa eccezionale in tempi eccezionali - come dimostra l'imputazione a Stay Behind da parte della magistratura - siamo noi. In Italia - esulando dall'art.11 della Costituzione, che non proibisce in alcun modo la difesa del territorio nazionale, ma solo l'offesa diretta ad una nazione straniera - non abbiamo difese di alcun tipo: lo Stato d'eccezione diventa ideologia a fronte della deriva politically correct, che teorizza la resa incondizionata all'Islam in armi. Questo è il dato.

Ora, seguendo ancora il filo del sottile ragionamento di Panebianco, è chiaro che il ruolo della magistratura, nello Stato d'eccezione, rischia di essere esorbitante, poiché essa, latitante la normativa sui poteri eccezionali del governo, può decidere l'uso dei poteri di intervento e di giudizio delle azioni terroristiche. Anche quando sono in vigore le leggi speciali, è sempre la magistratura a tenere in mano il pallino e guai a chi glielo tocca. Un'ideologia proceduralistica con base strumentale nell'assetto della magistratura, oggi non più rivoluzionaria nella società «radicale», ma nella cultura e nella mentalità collettiva. Ci siamo legati mani e piedi a questa struttura ideologicamente condizionante, un micro-Stato nello Stato, che oggi detiene il potere - di fatto - di decidere dell'esistenza o meno del jihadismo militante in Italia. Nonostante vi siano altri magistrati attenti a questo pericolo devastante; nonostante Magdi Allam fornisca indicazioni di merito molto preziose; nonostante vi siano interscambi tra le intelligence di molti Stati europei con quella americana. Eppure, nonostante tutto ciò, è la magistratura - cioè un corpo di vincitori di concorsi pubblici, funzionari dello Stato, non un «potere», ma un «ordine», dunque «ordinato» ad una funzione - che detta legge anche in ambito decisionale e politico.

Complice la politica, che sembra aver fatto uno scambio questo sì «eccezionale», fuori norma, con la magistratura: io mi indebolisco e tu controlli tutto, ma mi legittimi. Dopo Mani Pulite un patto così scellerato era possibile. Naturalmente, questo patto vede protagonisti uomini politici di due correnti ben precise: la sinistra antagonista e pezzi di quella diessina e il cattocomunismo, con tutte le sue varianti neo-progressiste. Nessuna di queste componenti ha mai ammesso, infatti, di trovarsi in guerra con l'Islam, in una guerra asimmetrica e voluta dal jihadismo in armi, non certo dall'Occidente. Se in Italia si può tranquillamente dire - con i kamikaze in casa - che un codice di pace basta ed avanza, come riporta Panebianco nel suo articolo, allora la resa si è trasformata da razionalizzazione di una paura isterica a consapevolezza ideologica delle élites neo-borghesi, a cominciare dal giornale-partito, La Repubblica. Sfugge a costoro che di integrazione si può ragionevolmente parlare in uno stato di sicurezza accettabile e nel quadro di una mentalità islamica votata all'accettazione dei principi-cardine della nostra civiltà. Tutto questo, sempre che la magistratura permetta alla politica e ad un governo - non sottomesso alla legge del Dhimmi come quello che ci troviamo a subire in questo momento - di operare e di essere quel che deve essere.

Ancora una volta, la magistratura scompone l'ordine sociale nei suoi tratti essenziali al fine di inserire un organo di controllo ideologico delle scelte politiche e della cultura di un popolo. Non sarà più, come negli anni Settanta, un soggetto rivoluzionario, ma questa magistratura sembra sempre più legata ad una cultura anti-occidentale, nei fatti destrutturante rispetto all'ordine tradizionale e civile del nostro Paese. Basta un concorso per produrre un simile stravolgimento? Raffaele Iannuzzi
iannuzzi@ragionpolitica.it




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DAL SITO DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA
www.magistraturademocratica.it/md.php

08-09-2006
Le emergenze del Professor Panebianco
del Segretario generale, Ignazio Juan Patrone



Il professor Panebianco è un autorevole docente universitario di Scienze politiche e un ascoltato editorialista del Corriere della sera.

Però non è un giurista e leggendo i suoi editoriali lo si comprende subito.

Il Professore quest'estate si è esercitato in progetti di riforma (costituzionale) coi quali ha dapprima propugnato (editoriale del 15 agosto) una sorta di "potere legale di tortura" finalizzato a evitare la perpetrazione di gravi reati a scopo di terrorismo, quindi (editoriale del 3 settembre) di "poteri di emergenza" (da attribuire, come ovvio, all'esecutivo) senza i quali non sarebbe possibile "affrontare il terrore globale".
freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=2738
freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=2739
freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=2745


Sulla tortura gli ha già magistralmente risposto Giancarlo Caselli su L'Unità
freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=2751
e non ho nulla da aggiungere se non che le tesi esposte da P. sono, oltre che del tutto al di fuori della Costituzione, della CEDU e della Convenzione europea per la prevenzione della tortura, anche già vecchiotte, di seconda mano. Un giurista americano, Alan Dershowitz, nel suo libro "Terrorismo" (2002, edizione italiana pubblicata da Carocci nel 2003) propone per quei "casi limite" indicati anche da P., la legalizzazione di una tortura "buona" (interrogatori prolungati, privazione del sonno, uso del siero della verità, etc.), da effettuare sotto controllo di un giudice che dovrebbe emettere un torture warrant ("mandato a torturare"), ma (bontà sua) col divieto dell'uso delle botte. Il fatto che il sospettato possa essere innocente e magari del tutto ignaro delle notizie che gli si vorrebbero estorcere con questo trattamento "legale" è un dettaglio trascurato da Dershowitz come da P. , che peraltro (birichino !) non cita nemmeno la fonte primigenia di questa orribile "teoria" che spaccia per sua.
www.senato.it/notizie/RassUffStampa/040503/5hpve.tif

Nel suo secondo intervento P. riprende il tema e lo sviluppa a tutto campo. La sua tesi è questa: esiste una guerra dichiarata da "l'Islam politico" all'occidente; a questa guerra, sfuggente e insidiosa, si può rispondere solo se si dispone di poteri eccezionali, lo stato di diritto è inadeguato e la magistratura non può gestirne, come invece pretende (in Italia), forme e modalità; quindi va sospeso il primo e limitato il potere della seconda. Coloro che criticano questa analisi o sono dei sofisti (Cordero) o errano (Caselli e Scalfari) perché negano ciò che è evidente.
freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=2805

La premessa, diciamolo, è un po' generica. Cosa sia e dove stia questa centrale di un unico Islam "politico" che avrebbe subdolamente dichiarato guerra a tutto l'occidente non si capisce bene e lo stesso P. deve ammettere che il modo islamico è frastagliato, diviso com'è fra sciiti e sunniti, fra moderati e estremisti, eccetera. Poi, se ci ha dichiarato guerra l'Islam politico, P. non si chiede perché non bombardiamo direttamente l'Arabia Saudita, che è uno Stato confessionale e il più islamico che ci sia, andando a rompere i cabasisi e le teste agli iracheni, che avevano un regime orrendo ma certamente laico ? Mah.

Ammettiamo però per un momento (uno solo, mi raccomando) che esistano non una guerra o più guerre locali, ma "la" guerra.

E' qui che, gratta gratta, esce fuori la tesi del Nostro Autore, il nocciolo duro del suo discorso.

Se guerra è, allora ci vogliono poteri d'eccezione, innominati perché necessariamente illimitati, e soprattutto va esclusa da qualsiasi forma di controllo di legalità l'odiata magistratura, che persegue i difensori dell'occidente (leggi: i rapitori di Abu Omar) e condiziona il povero potere politico che ha le mani legate. Ora, non è questa la sede per esaminare le complesse questioni che sono emerse, in dottrina e nella giurisprudenza del Giudice dei diritti di Strasburgo, sulla interpretazione da dare all'art. 15 della CEDU, che prevede appunto la possibilità di dichiarare, con precise formalità, l'état d'urgence in un certo Paese. Né si pretende che P. conosca il case-law della Corte europea, fermo nel dichiarare che »la Cour a déjà admis à plusieurs reprises par le passé que les enquêtes au sujet d'infractions terroristes placent sans nul doute les autorités devant des problèmes particuliers. Cela ne signifie pas toutefois que celles-ci aient carte blanche, au regard de l'article 5, pour arrêter et placer en garde à vue des suspects, à l'abri de tout contrôle effectif par les tribunaux internes et, en dernière instance, par les organes de contrôle de la Convention, chaque fois qu'elles choisissent d'affirmer qu'il y a infraction terroriste ». Da lì numerose condanne al Regno Unito, alla Turchia, ma anche all'Italia e alla Francia, per abusi su arrestati e detenuti, per omesso controllo sulla polizia, per reimpatri illegali.

Ma a P. importa poco di fonti interne e internazionali e del loro rispetto e sembra preoccupato solo di una cosa: meno potere ai giudici (anche a quelli di Strasburgo, evidentemente) e più discrezionalità all'esecutivo. A questo punto i suoi articoli, lungi dall'affrontare seriamente un problema reale come quello del contrasto, nel rigoroso rispetto del diritto, alle forme di terrorismo di qualunque specie, mostrano il loro vero scopo, quello di rilanciare nel dibattito interno italiano il tema, caro a molti pur se sconfitto dal voto popolare al referendum di giugno, della inadeguatezza della nostra Costituzione rispetto ai tempi che viviamo.

Speriamo che le inesistenti reazioni politiche a queste pericolosissime stupidaggini lanciate in prima pagina dal maggior quotidiano italiano non significhino che qualche orecchio sia disponibile ad ascoltare le sirene dell'emergenza infinita. Non si sa mai. Vigilate gente, vigilate.


INES TABUSSO