00 13/09/2006 00:14
POLITICA
«UNA FANFARONATA PARLARE DI DEONTOLOGIA, FORSE CHE L’EX DG DELLA JUVE HA PERSO I DIRITTI CIVILI?»
Mentana: anche Moggi è tv, no?
12/9/2006
di Jacobo Iacoboni


Enrico Mentana
Gli impresentabili

Processano Simona Ventura, Mentana.
«Ma dai, siano adulti».

Lei è bravissima, ovvio, e non si vuole neanche intignare in eterno su Moggi; ma qualche domanduccia gliela potevano anche fare. Ad alcuni quelli in studio sono parsi, come dire, impalati davanti al suo eloquio.
«Su, siamo andati avanti fino al 9 aprile a misurare al millimetro la par condicio, ora non ci vengano a dire che ci vuole la par condicio anche dopo le elezioni, e in una trasmissione d’intrattenimento! Mi pare che il signor Moggi non è un uomo che ha perso i diritti civili, no? Non capisco perché a Quelli che il calcio si possono invitare tutti, anche i politici, ma quando inviti un politico nessuno protesta, neanche quelli della parte avversa. Quando inviti Moggi sì».

Il problema però non sono i diritti di Moggi, nessuno li discute. Ma se gli avessero fatto qualche interruzione, anche garbata, un sussurro, un flatus vocis... Se Mentana invita Moggi a Matrix probabilmente lo interrompe varie volte, no?
«Sì certo; però anche Moggi è stato interrotto. C’era Andrea Vianello, che gli ha fatto qualche domanda sgradita al punto che Moggi non gli ha voluto rispondere. E c’era collegato, mi pare, anche il ministro della giustizia, o no? Ecco, il vero contrappeso era proprio il ministro della giustizia, non un politico qualunque. Mastella ha fatto il pesce in barile, e poi il giorno dopo si protesta».

È televisione, dopotutto.
«Ecco, esatto! E poi, onestamente, se io intervisto Moggi in ginocchio infrango delle regole, un codice; ma se uno va a un programma di cazzeggio cosa ci si deve aspettare, che si segua il manuale del buon giornalista? Insomma, mi si deve spiegare quali regole sono state infrante qui. Forse che il diritto a una chiacchierata-caciara in tv ce l’hanno solo i politici? Tra l’altro si può immaginare cosa ne pensi io delle regole deontologiche: sono una fanfaronata, una rodomontata, non nel senso di Rodomonti arbitro, ovvio... Mi sa che in Italia c’è come un problema di elaborazione del lutto, attorno alla figura di Moggi. Parte il campionato e di cosa si parla? Di Moggi!!».

Il monumento però no, si può aspettare un po’, solo qualche mese, magari.
«Non è la prima volta che in tv, in programmi d’intrattenimento, vanno personaggi discussi; e in altre occasioni nessuno ha detto niente. Fazio aveva sempre ospite Emanuele Filiberto, un giovane Savoia al quale, secondo una disposizione contenuta nella nostra Costituzione, era vietato il rientro in Italia dunque, io ritengo, anche l’apparizione nella tv italiana. Eppure qualcuno ha mai detto qualcosa?».

Il personaggio parrebbe tutto sommato meno rilevante di Moggi nella vita pubblica italiana.
«Conta il principio. La verità è che la classe politica ha i nervi tesi, anche per la questione delle nomine Rai, ma non può fare della Ventura un paravento, non si possono scaricare le proprie tensioni interne su chi sta facendo il proprio lavoro, e ha problemi di fidelizzazione del pubblico, di audience, tra l’altro nella stagione in cui, storicamente, la Rai è più debole quanto a diritti del calcio».

Accennava alle nomine. Domani (oggi per chi legge, nda.) c’è un cda decisivo, si è fatto un’idea di come andrà a finire?
«Sinceramente la cosa mi appassiona pochissimo. È un fatto tecnico, che può essere risolto domani o in un’altra occasione. I nomi che vengono proposti sono tutti buoni, alcuni ottimi. Il problema è che la politica è troppo ingerente, vuole targare anche chi non è possibile targare. Ci hanno provato a suo tempo anche con gente come Rodolfo Brancoli, Gad Lerner, Demetrio Volcic, il miglior direttore che il tg1 abbia mai avuto. Dopo questa tornata, il centrosinistra dovrebbe avere il coraggio di tentare un cambiamento di sistema, cominciando dalla privatizzazione di viale Mazzini».

Al tg5, con Berlusconi editore, c’era Mentana direttore, il che garantiva un tg il più indipendente possibile, date certe condizioni. C’è la politica, ma poi anche il livello delle persone che devono maneggiarla, non crede?
Mentana sorride, annuendo. «Beh, un po’ le persone contano».






INES TABUSSO