00 08/11/2006 20:52

TUTTA COLPA DEL PROCESSO CIVILE


"L’indulto, d’altra parte, non incide sugli effetti della responsabilità civile del condannato e lascia inalterata l’efficacia delle pene accessorie. Certamente, una risposta adeguata alle legittime istanze delle parti lese presuppone, in questo caso, una qualità della giustizia civile superiore a quella attuale. Ed anche su questo versante l’impegno deve essere particolarmente intenso. Ma questa prospettiva non sminuisce l’opportunità del ricorso a un provvedimento di clemenza definito “giusto ed urgente” dallo stesso Capo dello Stato".
(Comunicato stampa, Ministero della Giustizia, Roma, 18 agosto 2006)
www.giustizia.it/ministro/com-stampa/xv_leg/18.08.06.htm



"Il caso più clamoroso di questi tempi giudiziari riguarda un infermiere condannato a vita a non potersi più muovere. E' diventato tetraplegico, a causa per la verità non di un infortunio sul lavoro ma di un'aggressione subita dal suo datore di lavoro. Costui verrà processato per lesioni volontarie gravissime in tribunale, il 13 febbraio.
Gli avvocati puntano a dimostrarne l'innocenza, aggiungono che il peso dell'indulto non condiziona la strategia difensiva, intanto lo sconto che il provvedimento di clemenza garantisce è più robusto degli «incentivi» di un patteggiamento o di un rito abbreviato. Anche se gli uni e gli altri potrebbero essere sommati nel timore di una condanna severa. [L'imputato] ha scelto di correre il doppio rischio e non pensa di risarcire l'infermiere.
Gli avvocati di parte civile definiscono disperata la situazione economica della famiglia. «Non abbiamo nemmeno potuto procedere - spiegano i legali - all'esecuzione del sequestro di una Ferrari Maranello di proprietà [dell'imputato]. A causa dei costi della procedura». I difensori ribadiscono: «Le eventuali ragioni umanitarie vengono dopo quelle della giustizia».
La prospettiva giudiziaria è meno pericolosa per gli imputati di reati colposi. In caso di condanna, grazie all'indulto non hanno neppur bisogno di meritarsi la «condizionale»: i tre anni di sconto «a prescindere da tutto» rendono la pena comunque virtuale. E se le vittime insistono con la richiesta di un risarcimento si rivolgano alla giustizia civile. Se ne riparlerà in un futuro anteriore. Smacco anticipato per uomini o donne che abbiano perso un braccio o la vista, per le famiglie di operai morti sul o a causa del lavoro".
(stralci tratti dall'articolo "Con il maxicondono risarcire le vittime non conviene più", "La Stampa", 4 novembre 2006)
www.lastampa.it/redazione/default.asp





INES TABUSSO