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IL MESSAGGERO
15 Luglio 2007
«Siamo un modello svizzero: tutto buchi»
Mastella: gli ispettori sono già all’opera a Catanzaro, tante proteste su quel pm
di BARBARA JERKOV

ROMA - La nota del guardasigilli recita assai chiaramente: «Sicuro che sarà dimostrata la totale estraneità del presidente Prodi, non posso non ribadire come la violazione del segreto di indagine sia comunque e sempre un grave reato perché lede i diritti fondamentali dei cittadini nei cui confronti sono previste garanzie che si rivelano troppo spesso inutili e solo formali».
E allora come può accadere, ministro Mastella, che il presidente del Consiglio apprenda dalla stampa di essere indagato?
«Questa è una delle tante lacunose incertezze cui si prestano le norme attuali».
Quindi andrebbe rivista la legge sugli avvisi di garanzia?
«In realtà le norme sarebbero anche stringenti, il problema è che non si riesce a impedire questa costante elusione del segreto istruttorio. Siamo un modello svizzero, nel senso che siamo a groviera: tutti».
Giornalisti troppo bravi, magistrati troppo chiacchieroni o cos’altro?
«C’è regolarmente una fonte che inquina e distribuisce notizie che non dovrebbero esser divulgate. Ora chi sia questa fonte, a volte si immagina ma non ve n’è mai la certezza. E la cosa grave è che ogni volta che si è partiti per censurare questi atti, non si è mai arrivati a trovare il colpevole lasciando spazio alle interpretazioni più malevole».
A proposito. Lei da ministro della Giustizia che ha pensato leggendo la notizia di Prodi indagato proprio sul sito internet di un settimanale di famiglia del leader dell’opposizione?
«Ho pensato quello che dice sempre un mio grande amico che sta venendo a farmi visita proprio ora qui a Ceppaloni, onorandomi della sua amicizia, il presidente Andreotti: a pensar male si fa peccato ma molto spesso si indovina».
Altra stranezza di questa vicenda: com’è possibile che il procuratore capo di Catanzaro non sappia quel che fa un suo sostituto, tanto più che qui si parla di mettere sotto indagine il presidente del Consiglio?
«In questo caso non è una stranezza. Alla Procura di Catanzaro è in atto un contrasto violento fra il procuratore e il sostituto in questione e una rottura che porta a queste conseguenze».
La soluzione?
«Sa, in simili casi il ministro della Giustizia deve starsene molto accorto: se intervieni, pur secondo le linee previste dalla legge, sembra che tu lo faccia per dare una mano al tuo presidente del Consiglio. In realtà rispetto a Catanzaro e a questo sostituto in particolare io ho pile di richieste di interventi da parte di parlamentari dell’opposizione, a cominciare dal senatore Pittelli».
Il coordinatore calabrese di Forza Italia?
«Proprio lui».
A questo punto che fa, manda gli ispettori del ministero?
«Ma quelli già ci sono! Gli ispettori possono solo proseguire la loro azione, magari estendendola, ma lo ripeto: sono stati inviati a Catanzaro da ben prima di questo caso specifico».
Ancora una coincidenza curiosa: la notizia di Prodi indagato esce proprio nel giorno in cui il Senato vota la riforma dell’ordinamento giudiziario. Pure qui a pensar male si fa peccato però...
«Prendo atto della coincidenza, diciamo».
Giornata complicata, quella di venerdì scorso, comunque ne è venuto a capo.
«Giornata un po’ storica, se mi permette. Diciamo la verità: benvenuto l’apporto dei senatori a vita».
E’ vero che è scattato una sorta di soccorso democristiano, come ha subito detto qualcuno?
«Effettivamente alcuni di questi padri della patria mi considerano ancora il ragazzo della famiglia dc, e questo ha contato per Andreotti in particolare. Ha contato la mia richiesta di soccorso al presidente Scalfaro, che è venuto. Ha contato l’invito al presidente Colombo che è rimasto in aula come un soldatino tutto il tempo. Non ho rapporti con la senatrice Montalcini, però la ringrazio davvero molto».
E tutte le polemiche sui senatori a vita che si dovrebbero astenere? Non la imbarazza avercela fatta grazie al loro voto?
«No. Io penso che sia importante in chi ha senso dello Stato maturare alcune convinzioni. Andreotti mica vota sempre con noi, no? Anche grazie alla convinzione maturata da questi padri della patria si è potuta chiudere una vicenda lunga e complessa, fino alla revoca, anche se in maniera un po’ arzigogolata, dello sciopero da parte della Anm».
Eppure è una riforma che scontenta tutti: scontenta gli avvocati, scontenta i giudici. Com’è possibile?
«Perché ognuno immagina lo Stato dal proprio angolo di visuale, ma le riforme vanno fatte tenendo conto dell’angolo visuale del cittadino. E il cittadino scioperi non può farne per farsi sentire».




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